Esattamente tre anni fa. Una telefonata intorno alla mezzanotte: una notizia tremenda, di quelle che ti gelano il sangue nelle vene. Ti lasciano inebetito, non sai cosa fare, non ci credi. Un incidente, una moto, un ragazzo, un amico che non c'è più. Robert Fontana se ne andava così nella notte vigliacca del 19 maggio 2006. Tre anni fa, tre anni in cui Robert ci è mancato molto, ma tre anni in cui è entrato in mille ricordi, in mille discorsi. Su quello che era, su quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
Robert se n'è andato in quella notte, dopo aver giocato una delle sue mille partite, inseguendo irrequieto su e giù per l'Italia, o anche solo per la via Emilia, un posto in squadra, una squadra dove far vedere quanto valesse. Era tornato a Bologna quell'anno, era stato tentato da altre soluzioni, alla fine aveva scelto la città che gli aveva regalato lo scudetto, che l'aveva lanciato in nazionale. Purtroppo anche la città che gli è stata fatale.
Robert se n'è andato in quella notte, ma resta sempre qui con noi. Milano e Bologna, le città a cui aveva legato la vita e la carriera, non l'hanno mai dimenticato: due anni fa queste due squadre si affrontarono in una nobile amichevole per ricordarlo. E fu un indimenticabile successo di partecipazione di tanti amici che avevano giocato con lui. Ma Robert non è solo di Milano e di Bologna, è di Parma, di Caserta, di Paternò, di Godo, di Torino, di Senago, di Codogno, di tutte le città in cui ha giocato (giramondo come suo padre Angelo, un altro grande del baseball che se n'è andato troppo presto), ma anche di quelle che l'hanno conosciuto come avversario, leale, rispettoso, sempre col sorriso sulle labbra. Forse anche per questo Robert manca non solo a noi che l'abbiamo conosciuto da vicino, ma a tutto il baseball italiano.
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