Tutti i "segreti" dei lanciatori di Bologna e di San Marino

Dice la "religione" del baseball che i battitori riempiono gli stadi e i lanciatori vincono le partite. Parole sante. Una sentenza, tratta dall'esperienza americana di 160-170 anni di storia del baseball. Perché è vero che lo sport del "batti e corri" è un gioco di squadra completo, complesso, intelligente, tecnico e molto tattico, però è anche vero che esiste nel baseball un ruolo chiaramente predominante. E' il ruolo del lanciatore. Il pitcher. La partita è – sempre – nelle sue mani. Un risultato passa dal braccio, dalla testa dal cuore del lanciatore. Sì, i grandi battitori – quelli dal giro di mazza tempestoso che fanno volare la pallina oltre la recinzione – danno spettacolo, eccitano il pubblico, portano le folle nelle grandi arene del baseball mondiale e diventano gli idoli dei ragazzini. Però gli uomini-chiave, quelli che spesso decidono le partite o la conquista di un titolo, sono gli uomini che stanno sulla collinetta. Il mound. Al centro della scena. E' sempre stato così. E continuerà ad esserlo.
Non fa eccezione il nostro piccolo mondo del baseball italiano. Anche le finali-scudetto 2009, che cominciano questa sera dallo stadio "Gianni Falchi" di Bologna, saranno nelle mani dei lanciatori. Seppure la Fortitudo Bologna e il San Marino siano squadre di super-battitori: sluggers come Austin, Garabito, Vasquez, De Biase, Rovinelli e bravi colpitori come Liverziani, Angrisano, Mazzuca, Stocco, il rientrante Infante, Francesco Imperiali, Albanese, Jansen, Suardi, Sheldon, La Fera, Duran.

E allora, presentiamoli i lanciatori delle due squadre finaliste, gli interpreti d'una serie che si annuncia sul filo del rasoio del massimo equilibrio. Scopriamo le loro caratteristiche tecniche. Come lanciano. Come vengono utilizzati normalmente, quale parte possono recitare nella "rotazione" studiata dai managers.

Cominciamo dalla gara di stasera. E dai due "partenti" di questa gara1. La supersfida. Faccia a faccia Jesus Matos e Horacio Estrada. Due fenomeni di tecnica, per il livello del campionato italiano. Un duello tutto da vedere, da capire nelle sue sfaccettature, da apprezzare, da gustare. Una delizia per intenditori, per i cultori del baseball, per coloro che ad un festival di battute valide preferiscono sublimi giocate difensive e le performances di grandi pitchers.
JESUS MATOS, dominicano trentacinquenne, lanciatore destro, è alla sua sesta stagione italiana. E questo dice tutto sul valore, sulla consistenza dell'uomo di San Pedro de Macoris. Se la Fortitudo, anno dopo anno, lo ha sempre riconfermato vuol dire che l'affidabilità di Matos è una certezza. E' stato fondamentale per lo scudetto bolognese del 2005, proprio contro San Marino, la magica domenica dei 15 strikeout. Ma ora siamo nel 2009 e un po' di cose sono cambiate. Matos è sempre forte ma… meno dominante rispetto ai suoi primi anni italiani (nel 2004 realizzò 150 strikeout in regular season, nel 2005 venne considerato l'MVP delle finali). La Fortitudo è ancora una signora squadra, però il San Marino in questi anni ha acquisito esperienza importante abituandosi a giocare ad alto livello (una Coppa dei Campioni vinta nel 2006, lo scudetto conquistato l'anno scorso battendo in sette gare il Nettuno). E questo San Marino sembra avere le armi, le risorse per contrastare efficacemente Matos. Appena due settimane fa il lineup dei Titani costrinse il lanciatore dominicano della Fortitudo ad una serata umiliante: non era mai capitato di vedere Matos scendere malinconicamente dal monte dopo aver subìto 10 battute valide e 6 punti (5 guadagnati) in appena cinque inning! Non è da Matos. Conoscendolo, so che Jesus è uomo orgoglioso. E vorrà riscattare con un prestazione enorme quella partitaccia. Sarà "carico", sicuramente. Però, attenzione, non dovrà essere eccessivamente carico perché la cosa potrebbe diventare controproducente. Se salirà sul monte con furore, accompagnato dall'idea di vendicarsi e di voler spaccare il mondo, sbaglierà l'interpretazione della partita. E farà il gioco di De Biase Vasquez, Imperiali, Rovinelli e compagni. Matos dovrà usare la "testa", dovrà variare i lanci, giocare sui fili e non pretendere di sparare la dritta in mezzo al piatto quando non è strettamente necessario (errore che talvolta compie, ma contro il S.Marino non puoi permettertelo). Dovrà imporre quel "controllo" che lo ha fatto diventare protagonista, da sei stagioni, nel campionato italiano. E per "controllo" non intendo soltanto la precisione (pezzo forte di Jesus) ma anche tenere il monte con personalità e intelligenza, con solidità mentale e senza lasciarsi innervosire. L'uomo di San Pedro de Macoris ha in particolare un lancio che lo ha fatto diventare famoso da noi: lo slider. Lui, nelle serate migliori, la esegue in maniera magistrale. E' quel lancio che viene definito un incrocio tra la fastball e la curva: ha quasi la velocità della fastball, ma con una rotazione che imprime alla pallina un effetto tale da portarla a "rompere" improvvisamente a circa una quindicina di centimetri dal piatto di casabase. Gi altri lanci nel repertorio di Jesus sono la dritta (ha sempre sparato la fastball sopra le 90 miglia, quest'anno è lievemente sotto…), la curva, e il cambio che tira da due angolazioni.
HORACIO ESTRADA, venezuelano di San Joaquin, 33 anni, mancino, è sul piano dell'efficaca il miglior pitcher delle ultime due stagioni. Fondamentale per lo scudetto vinto un anno fa dalla squadra dell'antica Repubblica, ed eccellente il rendimento nell'attuale stagione. Particolarmente da apprezzare la sua regolarità, come indicano le statistiche: 1.96 di media-pgl in regular season (9 partite vinte), 1.06 la sua "ERA" nel girone di semifinale (2 partite vinte su 3 lanciate). Ha la classe di un pitcher che ha giocato a buoni livelli in Major League. Possiede una curva che è efficace in qualsiasi zona, una buona palla dritta, il cambio. Non ha grande velocità, tuttavia l'enorme pregio di Horacio è il saper variare i tipi di lanci e le location. Da mancino, è molto abile nell'effettuare i pick-off in prima e pertanto tiene "inchiodati" i corridori. Veramente difficile rubare contro di lui. Altro grande pregio del venezuelano della squadra di manager Bindi è la calma che dimostra sul monte, dove dà la sensazione di avere tutto sotto controllo. Sempre. Un atteggiamento che trasmette tranquillità ai compagni di squadra.

Se grandi personaggi sono Matos ed Estrada, altamente competitivi sono i loro rilievi. Guarda caso, sono i due rilievi che hanno concluso con 0.00 di ERA (nessun punto guadagnato su di loro) la fase del round robin. VICTOR MORENO, venezuelano di Puerto Cabello, 30 anni, è lanciatore di grande classe che vanta due partecipazioni al World Classic con la Nazionale del suo Paese. Grande colpo della Fortitudo, e in particolare del direttore sportivo Cristian Mura, l'avere ingaggiato questo affidabilissimo rilievo (una parentesi anche nel Triplo A in Messico) in sostituzione di Eddy Rodriguez. Moreno ha una sicurezza disarmante sul mound. E lo strikeout facile, in virtù soprattutto di una curva dominante. Concede sempre pochissimo agli avversari nei suoi 2-3 inning da rilievo. Buona anche la dritta da 88 miglia e lo slider. Ha la capacità di tirare in tutti gli angoli del piatto. LUIS RAMIREZ, il "fucile" della T&A San Marino, è rilievo dalle caratteristiche dfferenti: questo venezuelano classe 1982 vive di velocità. Spara proiettili a 92 miglia, per un paio di inning non ti fa veder palla, poi è evidente che – lavorando principalmente di palle dritte veloci – dopo un certo numero di lanci tende ad avere una flessione. Se viene messo sotto pressione, può perdere un poco di controllo.

Domani sera, in gara2 sempre al "Falchi" bolognese, i lanciatori partenti saranno Ribeiro per la Fortitudo e Da Silva per San Marino. YULMAN RIBEIRO, felice investimento realizzato l'inverno scorso dal Club bolognese (il venezuelano con passaporto portoghese ha appena 23 anni, e interessanti margini di miglioramento), è lanciatore di buon controllo e apprezzabile varietà di lanci. Non tira forte, ma neanche piano. Non è uomo da strikeout (anche se comunque gli strikeout arrivano…), ma è principalmente un lanciatore che fa battere male. Quello è il suo primo obiettivo e abbastanza spesso ci riesce, disponendo di una vasta gamma di lanci nel suo repertorio: sinker, forkball, slider, dritta. TIAGO DA SILVA è il fenomeno del momento, un ragazzo di 24 anni che giocava interbase in serie A2 e che lo staff tecnico di San Marino ha coinvolto, responsabilizzato e valorizzato come lanciatore. Tiago è un fenomeno perché, alla sua seconda stagione nella massima serie e da pitcher, è diventato il "numero uno" in assoluto dell'Italian Baseball League. Miglior media PGL della regular season. Impressionante la sua resistenza fisica, e anche mentale: lancia tantissimo (esempio, 148 lanci nella partita completa dell'11 luglio vinta contro Nettuno) senza accusare alcun calo d'intensità. Sempre concentratissimo, intenso, determinato. Sfrutta al meglio la sua fisicità e la freschezza del braccio. Ma anche sa usare con efficacia una tecnica notevole che gli consente di proporre tutti i tipi di lancio e da diverse angolazioni del braccio. Per questo è imprevedibile, nonché fastidioso per via di quel caricamento particolare (con l'hesitation) "alla giapponese". Tiago soprattutto è diabolico nella esecuzione di quel "cambio di velocità" che spiazza i battitori, li mette fuori tempo. Se i battitori cercano di indovinare il lancio che potrebbe arrivare, sono già out. Contro un lanciatore "particolare" e imprevedibile come Da Silva, chi è nel box non può aspettare. Se vuole sperare di avere successo, il battitore deve essere aggressivo. Per provare ad anticipare Da Silva e non permettergli di attuare le sue strategie. In caso contrario, il battitore fa il gioco di Tiago. Il "cambio" che Da Silva propone è, soprattutto, veleno per i battitori mancini.

I "partenti" di gara3 (lunedì 17 agosto sul diamante sammarinese d Serravalle) saranno Luca Martignoni per i Titani e Fabio Betto per i biancoblù bolognesi di manager Marco Nanni. Due veterani, che si affidano al mestiere, al controllo, alle curve, agli effetti.
LUCA MARTIGNONI, mancino, 34 anni, sta permettendo al San Marino (solitamente molto consistente in gara1 e in gara2) di essere competitivo anche nella partita dei lanciatori di scuola italiana. Decorosissimo il campionato di questo pitcher, poco veloce e senza il lancio da strikeout, tuttavia fastidioso con quelle pallette che escono sull'angolo esterno e sanno ingannare i battitori. Curve, screwball, cambio sono i lanci di Martignoni.Tira piano ma beffa quei battitori che, facendosi ingannare dalla sua scarsa velocità, pensano di "smontarlo" in tempi brevi aggredendone i lanci e girando vorticosamente la mazza. No, Martignoni va affrontato con pazienza. Aspettando il lancio giusto da battere, o costringendolo alla base su ball. FABIO BETTO, quasi trentasettenne, sta producendo per regolarità e positività, uno dei campionati migliori della sua lunga carriera. E' l'immagine dell'intelligenza. Proprio con l'intelligenza, e anche con tanto spirito di sacrificio, ha saputo riciclarsi e inventarsi una seconda carriera dopo il grave infortunio di alcuni anni fa e conseguente delicatissima operazione alla spalla. Betto ha perso buona parte della velocità che aveva da giovane, però è riuscito a riemergere e a tornare protagonista in virtù di un notevole senso tattico. Ha modificato il suo stile di lancio. Ora fa efficacemente uso degli effetti, sapendo mescolare con abilità curve, slider, dritta e cambio. Un capolavoro, un autentico capolavoro di intelligenza, la partita lanciata il 5 agosto da Betto a Rimini: quella dei 129 lanci (eccezionale per lui), quella da considerare come la partita-chiave che ha fatto volare la Fortitudo Bologna in finale. Brillante, in salute e sicuro, ecco il Betto di questi tempi.

GLI ALTRI – Sia in gara2, sia in gara3 sono utilizzabili come rilievi Norrito, Ularetti, Milano e, forse, D'Angelo per Bologna; Lucena, Orta, Schiavoni e Tonellato per San Marino.
GIUSEPPE NORRITO sarebbe in realtà un "partente", ma per esigenze della Fortitudo si adatta a fare da rilievo perché è pitcher con buone doti di recupero e può lanciare qualche inning ogni volta in partite ravvicinate. Il compito del ventisettenne italoamericano è dunque quello di traghettatore, dal partente al closer. A volte riesce nella sua missione, altre volte invece fa naufragio. Incostante. Potrebbe essere un lanciatore decoroso e affidabile, ma deve sconfiggere l'emotività. ALESSANDRO ULARETTI, il rookie che viene da Latina, ha 19 anni ed è ancora acerbino. Possiede una bella palla dritta, sta lavorando per ampliare il repertorio. E anche per migliorare il controllo. Se coinvolto e se sentirà fiducia, potrà essere utile in questa serie finale. Comunque, il futuro è suo. FABIO MILANO, 32 anni, mancino, è il closer per antonomasia della Fortitudo. Ovviamente, data la sua specializzazione, lncia una fastball bella tosta. Ma si fa apprezzare anche il "cambio": lancio nel quale Fabio dovrebbe avere maggior fiducia perché, quando gli riesce bene, è dominante. MATTEO D'ANGELO, se recupera e se sarà al 100{a532ea87065a226235aa5e2ec0f60c65de6c3e3f1fcc40dde38c3952df1a8e71}, diventa l'uomo in più per la Fortitudo. E potrebbe spostare gli equilibri. Il talento ventenne che ha scelto dall'anno scorso l'America e la Winthrop University, ha conosciuto un'ottima stagione. Utilizzato da "partente" ha vinto 8 partite perdendone soltanto 3 e contribuendo in maniera importante a portare la sua Università nei playoff. E' stato lui, il ragazzo italiano nativo di Latina, il miglior lanciatore della Winthrop. Finita la stagione del college, Matteo stava giocando la Summer League. Problemi muscolari addominali lo hanno fermato, consigliandone il rientro prima del tempo in Italia. Sta curandosi per cercare di essere a disposizione di Marco Nanni. E' passato quasi un mese dall'infortunio e martedì scorso in allenamento ha fatto, con prudenza, il primo bullpen. Oggi ne farà un altro, più indicativo: e lì si verificherà se Matteo è recuperato, se sta bene, se potrà dare una mano, se può lanciare senza correre il rischio di una "ricaduta" (non dimentichiamoci che D'Angelo ha una carriera americana davanti a sé). Possibile un suo debutto lunedì.
WILLIAM LUCENA, 27 anni, da quando è a San Marino, non è ancora riuscito a vestirsi di luce. Era l'uomo-mercato nell'inverno 2007. Dapprima problemi fisici, poi psicologici: sta di fatto che il protagonista di buone stagioni a Modena (quando lanciava tantissimo) è diventato un lanciatore abbastanza anonimo, fa il rilievo corto, ha perso ritmo e forse anche fiducia. PEDRO ORTA, 26 anni, neo papà: nei giorni scorsi è nata la sua primogenita, Giuliana Isabella. Una motivazione in più per far bene in queste finali-scudetto. Orta ha velocità e un interessante slider, è un ragazzo che potenzialmente potrebbe essere più redditizio. Viene usato dal San Marino (con il contagocce) dopo Lucena, come secondo rilievo in "gara3". MAURO SCHIAVONI. Importante il suo arrivo a San Marino, in maggio, al posto di Crudale. Il ragazzo italoargentino, 23 anni da compiere fra dodici giorni, approdò in Italia, a Codogno, che era ancora minorenne. Dalla A2 alla maglia azzurra in occasione dei Mondiali juniores del 2004. Ha debuttato in serie A1 con la casacca di Parma nel 2006, giocando in più ruoli: lanciatore, esterno e terza base. Nel febbraio 2007 ha firmato un contratto professionistico con l'Organizzazione dei Cincinnati Reds. Bravo il San Marino ad assicurarsene le prestazioni: Mauro Sebastian Schiavoni (1.08 di media pgl nel round robin, con un eccellente 172 di opposing batting average) è il closer da 90 miglia che proprio serviva a manager Bindi. MATTEO TONELLATO è il mistero del San Marino. Una interessante regular season nel 2008 (tirando 63 inning), poi la crisi d'identità. Finendo ai margini. Ma ha 21 anni e il Club del Titano aspetta, con fiducia, il risveglio e un salto di qualità.

Maurizio Roveri

Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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