Ulrich Snijders, il protagonista che non t'aspetti. L'atletico ragazzone antillano, schierato da catcher da Doriano Bindi in gara 2 delle Italian Series, picchia duro su un lancio (?) di Peppe Norrito al settimo inning e fa volare Riccardo Suardi a casabase per il punto che sblocca un lungo equilibrio. E che sposta a favore del San Marino l'inerzia di un'altra gara dal punteggio stretto, permettendo alla banda del Titano di afferrare coraggio e certezze. San Marino poi firmerà nel suo successivo attacco il punto del 3-1 (tutto di marca nettunese: singolo di Albanese al suo primo turno nel box di battuta e punto di Francesco Imperiali), destinato ad essere il risultato finale. E con questo successo la squadra della piccola antica Repubblica riporta in parità la serie dopo le prime due sfide con Bologna, andate in scena allo stadio "Gianni Falchi". Decisiva la prodezza di Snijders, giovane prodotto (classe 1986) del baseball delle Antille Olandesi, tre anni passati a fare esperienza in Minor League (senza mai andare oltre il Singolo A) per l'Organizzazione dei Milwaukee Brewers, e firmato a stagione già cominciata dal San Marino in sostituzione di Kirindongo.
Settimo attacco dei campioni d'Italia. Era appena terminata la prestazione pulita, apprezzabile di un decorosissimo Yulman Ribeiro (6 riprese lanciate, 6 strikeout, 2 basi su ball, 5 battute valide concesse), al quale – con una scelta tattica rivelatasi infelice da parte dello staff tecnico della Fortitudo – era stata fatta cominciare la settima ripresa. Eppure, chiari segnali di affaticamento erano già stati manifestati dal ventitreenne pitcher comunitario (venezuelano con passaporto portoghese) che giocava l'anno scorso in Spagna nel Viladecans. La logica suggeriva di far terminare a Ribeiro, con il sesto inning, la sua buona partita. Il punteggio era sull'1 a 1.
In apertura del settimo assalto sammarinese Ribeiro, già a corto di carburante, concede base su ball a Rovinelli e singolo a Suardi. Il cambio del pitcher (quello che doveva essere fatto prima…) diventava a questo punto inevitabile.
Il problema (per la Fortitudo) è che in una situazione delicatissima di zero out e 2 corridori sulle basi, a salire su monte di lancio veniva mandato Giuseppe Norrito. Vale a dire: il meno indicato in simile situazione, essendo quest'oriundo notoriamente emotivo. Si potevano fare altre scelte. Ad esempio Fabio Milano come "pompiere" per spegnere quest'inizio di incendio, per poi eventualmente affidare la palla a Ularetti o a D'Angelo nell'inning successivo. Oppure si sarebbe potuto inserire Norrito, ma in apertura della settima ripresa. Inserirlo durante, e in una situazione di due uomini in base e nessun eliminato, è come suicidarsi.
Norrito si presenta sbagliando un pickoff in seconda. Gli va fatta bene perché Eddy Garabito, l'esterno centro di Bologna, ha un fucile al posto del braccio e spara un gran tiro verso il diamante, una rapidissima assistenza in terza a Pantaleoni per l'out – contestato dai sammarinesi – di Albanese (entrato come pinch-runner per Rovinelli). Ed ecco nel box Snijders. Il ragazzo antillano ha un gran fisico, è potente e può far male quando ci prende, ma (per ora) non si può propriamente definire un battitore affidabile. Nel round robin – il girone di semifinale – ha viaggiato con 071 di media-battuta: 1 valida in 14 turni. S
Ma stavolta l'antillano sente che è la sua serata. Contro Ribeiro non aveva avuto fortuna: 2 strikeout subìti, però s'era anche prodotto in una imperiosa legnata con la palla volata fuori in territorio faul. E quello era stato un segnale. Norrito gli tira una delle sue pallette insipide e Ulrich, l'antillone, colpisce forte. Profondo. Laggiù, nell'angolo sinistro. Gran doppio. Per la segnatura di Suardi. Sorpasso del San Marino, che s'era trovato ad inseguire già al primo inning per il "solo homer" di Claudio Liverziani ed aveva pareggiato nel suo terzo assalto con un singolo di La Fera e doppio del solito Willi Vasquez.
Stavolta dunque è la squadra del Titano a vincere in rimonta. Come aveva fatto la Fortitudo venerdì notte in gara1.
Se Ulrich Snijders è stato protagonista a sorpresa, Tiago Da Silva è stato l'uomo-chiave di questa seconda sfida delle finali scudetto.
Da Silva, la stella che t'aspetti. Lui, il ragazzo italobrasiliano che lancia con una tecnica alla giapponese, non delude mai. Ancora una volta autore di una prestazione di grande concretezza sul monte di lancio. La solita forte applicazione mentale. E una sicurezza disarmante per un ragazzo che ha da poco compiuto i 24 anni e che è alla sua seconda stagione da lanciatore nella massima serie (prima di arrivare sul Titano, quand'era in A2, giocava interbase ed era anche un battitore incisivo). Personaggio nato per essere protagonista. Per essere un vincente.
Tiago impone la propria personalità. Subisce in avvio il fuoricampo imperioso di Liverziani (la palla schizza fuori a destra, volando addirittura oltre gli alberi che circondano lo stadio del baseball bolognese). Però non si disunisce. La Fortitudo lo grazia al secondo inning: errore difensivo su Angrisano, che arriva salvo in seconda base e va in terza su un singolo interno di Mazzuca. Due corridori sulle base e zero out. Ebbene, il team di Nanni riesce nella… performance di rimanere a mani vuote (o a bocca asciutta, come preferite). Nell'occasione è proprio bravo Da Silva mettendosi in evidenza come difensore (si vede la sua tecnica da interbase) con due assistenze 1-6 per le eliminazioni in seconda base di Mazzuca e successivamente di Frignani.
Scampato il pericolo, Da Silva prende ritmo e cresce, inning dopo inning. Propone una prestazione di grande intelligenza. Non forza, limita la velocità e gli strikeout, privilegiando precisione e pulizia tecnica. E' concentratissimo. Si produce in una notevole varietà di lanci e di effetti, tirando addirittura da tre angolazioni diverse. Soprattutto, la palla ce esce dalle sue dita si muove. Si muove tanto. E su queste velenose traiettorie il lineup della Fortitudo va spesso in bianco e colpisce l'aria.
Tiago da Silva sta sul monte per 6.2 riprese. Effettuando 99 lanci. Confeziona 5 strikeout e concede agli avversari soltanto 4 valide e una base su ball. Diligentissimo e consistente. Ua prestazione da finale-scudetto.
Sul primo singolo che Tiago subisce nel settimo inning, Doriano Bindi non ha esitazioni a togliere il suo "girello" (anche se già ci sono due eliminati). Mancano appena due inning e un out. E allora il manager del San Marino si affida al suo valido closer Mauro Schiavoni. L'italoargentino è bravissimo. Un attimo di disagio sull'ottavo attacco di Bologna (singolo di Garabito, base su ball per Liverziani), però esce fuori con sicurezza dalle insidie e chiude alla grande.
Molto bene, dunque, entrambi i pitcher del San Marino. Peraltro ottimamente protetti da una difesa che ha avuto nell'interbase Seth La Fera un autentico pilastro, un muro contro il quale si sono infranti diversi assalti di Bologna.
La Fortitudo non è stata convincente per come ha interpretato tatticamente la partita. Per 4 volte ha lasciato sulle basi uomini in posizione-punto. Non ha saputo essere concreta. Soprattutto nella prima parte della gara, è apparsa poco aggressiva sulle basi: avrebbe dovuto muovere di più il gioco.
Tuttavia, la vittoria del San Marino non fa una grinza. Più limpida, più determinata, la formazione del Titano. Che ha messo a segno 8 valide (contro 5).
Un segnale confortante per Marco Nanni, manager bolognese, viene dalla prestazione molto sicura del diciannovenne Alessandro Ularetti. Il ragazzo ha fatto decisamente meglio del mediocre Norrito, e merita di essere maggiormente coinvolto e responsabilizzato.
Si riparte lunedì con gara3, dal diamante sammarinese di San Marino. In una situazione di parità. Si sfideranno i lanciatori di scuola italiana. I partenti: Martignoni per i Titani, Betto per Bologna.
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