L'addio di Emiliano Ginanneschi

Ha chiuso la sua straordinaria carriera con l'ultimo inning in campionato contro il San Marino il 18 luglio scorso, vittoria per il Montepaschi Grosseto per 4-3. E lo ha fatto con l'ennesima salvezza, la quinta stagionale, la 56ª in 19 anni di serie A, che lo pone al terzo posto di tutti i tempi nella speciale graduatoria dietro a Ilo Bartolucci (63) e Cabalisti (61) e davanti a Milano (51, finale in corso compresa).

Emiliano Ginanneschi ha lasciato il baseball giocato ancora prima della Coppa Italia, dove ha dato una mano solo come pitching coach. Due scudetti (da protagonista), quello del 1989 vinto senza mai scendere in campo (era un giovane aggregato alla storica squadra di Vic Luciani e Richard Olsen), una Coppa dei Campioni, la prima della storia maremmana, sollevata al cielo con i galloni di capitano. Mancherà "Gino" a tutti i tifosi del Grosseto che, nonostante la sua immagine un po' schiva, lo hanno sempre amato.

Qual è la prima immagine della tua lunga storia con la casacca del Grosseto che ti viene in mente chiudendo gli occhi?

"Non ho dubbi, l'ultima battuta di Schiavetti in garasette della finale scudetto del 2007 contro il Nettuno: avevo visto subito, dopo che aveva toccato la palla, che sarebbe finita nel guanto di Nunez e che quindi saremmo diventati Campioni d'Italia per la quarta volta".

Ti ricordi che tipo di lancio era?

"Certo: un sinker a due dita".

Smettendo di giocare rimane qualche rimpianto?

"Considerando la qualità dei compagni che ho avuto, forse quello di aver vinto poco".

A questo punto un tuo parere su una diatriba che ti ha accompagnato per anni e che ha diviso tifosi e opinione pubblica grossetana: meglio come partente o come rilievo?

"Da giocatore maturo, meglio rilievo; 10,15 anni fa meglio come partente. Come rilievo poi mi vedevo bene come closer nelle partite strette, anche tre rilievi in un weekend come mi fece fare Medina nel 2004 quando arrivai a 11 salvezze (record tuttora imbattuto, visto che Bartolucci nel 2005 si è fermato a 10, ndr) . Non ero un lanciatore da mettere in situazioni troppo facili, non trovavo la giusta concentrazione".

Una domanda sul passato: qual è stato il battitore più difficile da affrontare?

"Due nomi su tutti: Gambuti e Matteucci, due a cui non sapevo proprio cosa tirare per non fargli colpire la palla".

Il futuro? Hai fatto una breve esperienza in Coppa Italia come pitching coach, ti piacerebbe avere questo ruolo in società?

"Certamente, ma per adesso è solo un mio pensiero non avendone ancora mai parlato con la società".

Fabrizio Masini

Fabrizio Masini è nato a Grosseto, ma ha vissuto a Milano per oltre ormai 25 anni. Ha seguito il baseball come hobby per Il Tirreno e Radio Rbc Grosseto (prima radiocronaca nel 1978, per alcuni anni in coppia con il figlio Federico). I primi articoli risalgono al 1971. Ha seguito i 4 Mondiali in Italia, vari Europei (dal vivo gli ultimi due vinti a Parigi e soprattutto a Stoccarda nell'estate 2010), il World Baseball Classic del 2006 in Florida e tutti i campionati per oltre 40 anni. Ha commentato gli avvenimenti più importanti avvenuti in Italia per la Rai, TMC, Radio Rai e due tv private grossetane anche con Everardo Dalla Noce e Giancarlo Mangini. Fabrizio Masini è scomparso prematuramente a Milano il 29 ottobre 2012.

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