E' già tempo di riscatto per l'Italia di manager Mazzieri, scivolata fin dal debutto in questo Mondiale, soffocata a Firenze dentro la ragnatela difensiva dei cinesini di Taiwan (5-2 per i "musi gialli" con magistrali prestazioni del pitcher partente Lin Yen Feng e del seconda base "aspirapolvere" Kuo Ming Jen, azzurri poco produttivi in attacco ma anche senza fortuna).
Il riscatto va cercato, con rabbia, stasera allo stadio "Gianni Falchi" di Bologna contro il Messico. Inizio ore 20, se la situazione meteo e le condizioni del campo consentiranno lo svolgimento della partita.
Il destino degli azzurri sarà, in buona parte, nelle mani di Marco Grifantini, scelto da Mazzieri come "partente" stasera sulla collinetta del Falchi per questa delicatissima sfida.
Californiano, con chiare radici italiane, Grifantini sta per compiere i 24 anni (fra tre giorni, il 17 settembre). Ha fatto una scelta di vita, nel 2009, lasciando l'America per inseguire il successo nel campionato di baseball italiano. E la sua prima stagione nella IBL è stata decisamente apprezzabile, Marco ha prodotto buone cose con la casacca del Cariparma. Al punto da meritarsi la maglia azzurra della Nazionale.
Dalla "University of California-Davis" al Campionato Mondiale, un balzo vertiginoso di emozioni.
La storia di Marco ha delle similitudini con Rick il personaggio del romanzo "Playing for Pizza", best seller di John Grisham, scritto nel 2007 e ambientato a Parma. Nel suo libro di due anni fa il popolarissimo scrittore statunitense inventa la storia di un giocatore di football americano, il quarterback Rick Dockery, che lascia l'America e cerca fortuna in Italia. Si stabilisce a Parma, giocando per i Parma Panthers. E sarà proprio Dockery, nel romanzo, a guidare i Panthers al Superbowl italiano.
Prendendo spunto dal titolo del libro di Grisham, in America hanno definito "Pitching for Pasta" l'avventura del giovane Marco Grifantini in Italia (è banale e scontato, ma nel mondo noi italiani siamo conosciuti soprattutto per la pizza e la pasta). Cambia lo sport: dal football americano al baseball, dal quarterback di Grisham che cambia il mondo dei Panthers al lanciatore che raccoglie applausi allo stadio Europeo "Nino Cavalli". Ma la città è la stessa, c'è Parma con la sua passione sportiva a fare da colonna sonora.
Quella di Grifantini, però, è una storia vera. La storia di un ragazzo che cerca di sfondare lontano dall'America, inseguendo quella buona sorte che gli voltò le spalle in apertura della stagione NCAA 2008 quando – dopo appena 18 inning lanciati e una partita vinta – fu costretto a fermarsi. Brutto guaio al gomito. Ad imporgli un lungo stop la cosiddetta Tommy John surgery. Un contrattempo che fece allontanare da Marco gli occhi, le attenzioni degli scout che lavorano per la Major League. Una disdetta!
Marco Grifantini con il suo Cariparma non è arrivato in finale come Rick, il quarterback personaggio del romanzo di Grisham, che fece il Superbowl. Tuttavia Marco ha confezionato sicuramente una stagione positiva: 5 partite vinte e 3 perse in regular season, con 2.45 di "era" e un batting average di 194; 1 vittoria e 1 sconfitta nel round robin (il girone di semifinale) con 5.28 di "era" e un batting average di 304.
Stasera Grifantini incrocia i velenosi battitori messicani, vecchi mestieranti, gente carica d'esperienza, uomini quasi tutti oltre i 300 di media battuta nel Triplo A messicano. A leggere i "numeri" dei vari Edgar Quintero (378 di batting average quest'anno con la casacca di Monterrey, 149 valide in 104 gare, 59 battute extrabase con 21 homers, 77 rbi, 640 i slugging, 1093 OPS), Mario Valenzuela (382 di media battuta nel 2009 con Mexico City Reds), Carlos Valencia, Christian Presichi, Oscar Robles (un tipo che vanta 163 presenze in Major League con i Los Angeles Dodgers dal 2005 al 2007) c'è da farsi venire il mal di testa.
Però Grifantini ha un bel ricordo dello stadio del baseball di Bologna. Proprio al "Falchi" l'italoamericano del Cariparma ha confezionato una delle sue più belle partite della stagione, sul finire di maggio quando in sette inning concesse ai futuri campioni d'Italia soltanto 2 battute valide, e 3 basi su ball. Mettendo strikeout 11 battitori della squadra di Marco Nanni. Quella volta, contro la Fortitudo, Grifantini fu assolutamente dominante. Lui e il suo rilievo, il rumeno Burlea (al debutto in Italia) "combinarono" una shutout. Lasciando a zero punti lo squadrone bolognese.
"Le statistiche dei messicani? No, meglio non guardarle, me le sono studiate tutta la notte, fino alle 5 del mattino, non riuscivo a dormire …". Così ci confida Marco Mazzieri, il timoniere della nostra Nazionale. Eh sì, a leggere certe cifre c'è da impressionarsi. In realtà, anche il Messico è vulnerabile, è battibile e lo dimostra il ko accusato contro il Giappone.
E' evidente il disappunto di Mazzieri per il debutto infelice della sua Italia, sul diamante di Firenze. Tuttavia qualche indicazione positiva incoraggia l'allenatore degli azzurri. "I lanciatori che ho utilizzato hanno tutti fatto il loro dovere. In attacco, è vero, abbiamo prodotto pochino: abbiamo avuto poche possibilità di mettere insieme qualcosa e … nel momento in cui stavamo riuscendo a costruirci qualcosa la battuta di Carlos Infante purtroppo è andata a finire proprio in bocca al seconda base. Peccato, perché era ua bella battuta. Fosse passata un metro più in là, ora saremmo qui a commentare probabilmente un'altra partita: con un uomo in prima e in terza, e 1 out, ci saremmo portati sul 3-4. Due corridori sulle basi, un solo eliminato, era l'ottavo inning, insomma poteva davvero diventare un'altra storia".
"E' andata così, pazienza. Ora pensiamo con immutata fiducia alla sfida con il Messico".
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