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Italia ed Olanda: la "carica dei 27.000"

Archiviato con il "double-header" Italia-Antille Olandesi e Stati Uniti-Australia il secondo turno del Mondiale 2009, il primo a coinvolgere un intero continente, la cara vecchia Europa, corre l'obbligo di un primo bilancio. Dopo 86 partite disputate in 6 paesi diversi su un totale di 20 diamanti in altrettante città, facciamo il punto della situazione "spettatori": un aspetto, questo, fondamentale poiché rappresenta il termometro del successo comunicazionale e mediatico di un evento, o almeno quello più tangibile, visto che andrebbe anche aggiunta il feedback dei media e, in un futuro, la crescita del numero di tesserati federali (vedasi ad esempio l'effetto trainante della partecipazione dell'Italrugby al "Sei Nazioni").
Analizzando gli score ufficiali si scopre, ad esempio, che la nazionale italiana ha totalizzato nelle 7 partite disputate sui nostri diamanti (Firenze, Bologna, Parma, Novara, Reggio Emilia, Torino e Vicenza) una presenza di pubblico complessiva pari a 6.789 unità per una media a partita di quasi 1.000 spettatori (969,9 per l'esattezza). La partita più seguita è stata Italia-Taiwan con 1.800 presenze disputata domenica 13 settembre a Firenze. Interessante è notare che piazze storiche del baseball italiano come Firenze, Novara e Torino hanno totalizzato da sole 3.800 spettatori, a dimostrazione del fatto che la passione per questo sport non è affatto sopita e che forse occorrerebbe puntare su queste realtà. Gli azzurri sono invece stati "traditi" da Bologna (500), Reggio Emilia (817) e Vicenza (150), anche se in quest'ultimo caso si è giocato alle 17 di lunedì pomeriggio a cose già fatte. Bene Parma con 1.522 presenti per il match con l'Australia.
Andando verso nord, andando a far visita ai "cugini" olandesi, si scopre che il Mondiale è stato un successo: vuoi per la logistica prescelta (poche grandi città dove concentrare tutti gli incontri), vuoi per l'effetto Classic, vuoi il fatto che gli orange hanno impressionato con ben 6 vittorie e una sola sconfitta subita contro i maestri cubani. Fatto sta che in 7 partite disputate la nazionale dei Paesi Bassi ha raccolto intorno a sè ben 20.683 spettatori: quasi tre volte quelli italiani. Una media di poco meno di 3.000 presenze a partita (2.954,7). Una cornice di pubblico ragguardevole, con il suo massimo nella sfida contro Cuba (4.000) e Corea (3.500), che ha registrato il suo minimo, si fa per dire, contro la Gran Bretagna: "soli" 2.225 tifosi.
Meglio dell'Italia hanno fatto anche la Svezia e la Spagna con una media spettatori rispettivamente di 1.540 e 1.116 presenze a partita nei propri gironi nazionali. Poco più di 480 tifosi hanno invece seguito le gesta della nazionale croata a Zagabria nelle tre sfide in programma, un risultato comunque positivo per la Federazione della ex-repubblica jugoslava.
Ma ad impressionare davvero ci ha pensato la Germania che, anche grazie ad un'organizzazione pressoché perfetta sia da un punto di vista logistico che promozionale, ha raccolto intorno alla sua nazionale ben 21.800 spettatori ovvero oltre 7.000 presenze a partita, stabilendo il record di presenze assolute per singola partita in questo Mondiale sino ad ora: Stati Uniti-Germania ha visto ben 9.600 spettatori sulle tribune dalla stupenda Armin-Wolf Arena di Ratisbona.

ITALIA (Firenze, Bologna, Parma, Novara, Reggio Emilia, Torino, Vicenza)
Italia-Cina Taipei 1800
Messico-Italia 500
Australia-Italia 1.522
Italia-Giappone 1.000
Canada-Italia 817
Italia-Stati Uniti 1.000
Italia-Antille Olandesi 150
TOTALE: 6.789 (intero girone, 7 partite)
Media per gara: 969,9

OLANDA (Amsterdam, Rotterdam e Harleem)
Olanda-Corea 3.500
Olanda-Portorico 2.041
Spagna-Olanda 2.500
Olanda-Venezuela 3.117
Gran Bretagna-Olanda 2.225
Nicaragua-Olanda 3.000
Olanda-Cuba 4.000
TOTALE: 20.683 (intero girone, 7 partite)
Media per gara: 2.954,7

Marco Micheli

Nato nel 1980, metà trentino e metà vicentino (ma veronese d'adozione), vive e lavora a Milano dove si occupa della comunicazione nel Sud-Europa per Boston Consulting Group (BCG), la multinazionale della consulenza aziendale. Grande appassionato di tutto ciò che è USA, dallo sport ai "dunkin' donuts", dai grattacieli della East Cost alle spiagge assolate della West. Marco scopre il baseball all´età di 10 anni quando, complice un regalo della madre insegnante, inizia a calpestare lo storico diamante della Polisportiva Praissola sotto la guida del "mitico" Bissa. Gli anni dell´università lo allontanano dalla terra rossa, prima a Feltre e poi a Milano. Ma è con il conseguimento della laurea in Relazioni Pubbliche allo IULM di Milano e il conseguente viaggio-premio a Boston che si ritrova e decide di curare la comunicazione dei Dynos Verona. Due anni favolosi, densi di soddisfazioni e ricordi indimenticabili, impegnato nella promozione del sodalizio scaligero sulla stampa locale e sportiva. Per Baseball.it scrive del "batti e corri" giocato nella sua terra, il Nord-Est, ma non disdegna di "intrufolarsi" anche in questioni a carattere nazionale e internazionale.

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