Non capita certo tutti i giorni di incontrare "vis a vis" un campione di baseball da quasi 22 milioni di dollari a stagione. Eppure è successo, in un posto battuto ogni giorno da migliaia di persone, come può essere uno "Starbucks" della Grande Mela.
Una piccola storia che merita di essere raccontata. Vissuta personalmente da Concetto Rigaglia, 35enne presidente della squadra di baseball di Giarre, cittadina alle porte di Catania, che fa parte della franchigia siciliana. Per il 2009 si è concesso una pausa salutando i suoi Scorpions e trasferendosi in America per studiare l'inglese, anche se nel 2010 tornerà ancora protagonista sui diamanti siciliani. E proprio negli Stati Uniti che pochi giorni fa Rigaglia ha incontrato in uno dei tanti Starbucks della città, per la precisione quello situato nell'East Side di Manhattan, una leggenda del baseball non solo americano ma mondiale. Una stella, conosciuta da tutti, anche prima della sua valida numero 2.721 in carriera che gli ha permesso di raggiungere un altro mostro sacro come Lou Gehrig. Come si reagire se ci si trova di fronte a Derek Jeter?
Concetto Rigaglia, cresciuto a "pane e baseball", descrive ancora emozionato il suo incontro con l'interbase dei New York Yankees. "Stavo facevo i compiti per casa, proprio in questa nota caffetteria – racconta Rigaglia a BASEBALL.IT – e vedo due energumeni in fila alla cassa. Uno dei due mi sembrava effettivamente un viso noto. Così mi sono deciso. Prendo coraggio, mi alzo dal mio posto, vado da lui e gli chiedo se fosse Derek Jeter. Alla sua risposta affermativa, chiedo se dopo aver preso il suo caffè fosse stato disposto a fare due chiacchiere ed una foto. No problem, accetta subito di buon grado. Mentre continua la fila che lo separa dal suo caffè, mi parla e mi chiede come mai lo conoscessi. In Italia gioco a baseball, rispondo. Stupito, comprende come noi italiani ammiriamo il baseball americano e proprio per questo avevo potuto riconoscerlo. Chiacchieriamo, facciamo una foto insieme tornando indietro di vent'anni come un bambino: gli ho anche chiesto di farmi un autografo, che custodisco gelosamente, come uno dei miei cimeli più preziosi. Jeter si è poi andato accomodato nei tavoli fuori dallo Starbucks, a gustare il suo caffè. La gente lo salutava senza importunarlo. Una cosa simpatica da raccontare è che Jeter ed il suo amico avevano lasciato la macchina in una zona dove non era consentito parcheggiare. Il poliziotto di turno stava per scrivere la multa ma il suo amico, che si trovava con lui in caffetteria, si alza di corsa e va a parlargli. Quando torna da Jeter, rimasto seduto, gli dice: mi devi 49 dollari, è la cifra risparmiata dal totale della multa. I due amici ridono e vanno via. Un'incontro indimenticabile col grande Jeter. Completamente disponibile, è stato avvicinato da me e da altri due appassionati di baseball. Ho poi scoperto che è facile incontrarlo lì, perché la caffetteria è vicino casa sua e spesso lo si può trovare anche in qualche ristorante o pizzeria della zona. A ripensarci oggi mi sento ancora emozionato. Stiamo parlando di Jeter, paragonandolo ad famoso campione del calcio, tra le vecchie glorie, sarebbe un Maradona o un Pelè. Se invece vogliamo parlare di giovani campioni mi sentirei di accostarlo ad un Kakà, un Ibrahimovic o un Ronaldinho, un grandissimo insomma".
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