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Giuseppe Mazzanti ricorda Monia Cardinali

C'è stata grande partecipazione della città di Nettuno all'ultimo saluto a Monia Cardinali. Una folla commossa, stretta intorno alla famiglia ed agli amici più cari della sfortunata 27enne, non una ragazza qualunque, una "figlia" di questa città nel vero senso della parola, perché Monia aveva in se l'anima vera di Nettuno, la passione per il suo sport preferito, il baseball.

Monia lo pratica sin da piccola, lei dolce ragazzina in una squadra che ha poi sfornato i campioni di oggi. Già, campioni, come lo era Lei, una campionessa del softball, apprezzata in tutta Italia. A Nuoro Monia incantava, tanto da diventare il miglior interbase della serie A1. Campioni, come lo è suo cugino Giuseppe, per tutti Peppe Mazzanti, che con lei giocava in quella squadra di ragazzini.

Sono cresciuti praticamente insieme:"Non eravamo semplici cugini, siamo cresciuti insieme – dice ancora commosso Giuseppe Mazzanti – per me Monia era una sorella. Abbiamo condiviso tutto, abbiamo iniziato insieme a giocare a baseball nei Blue Stars, e condividevamo le nostre vite non solo nel baseball. Anche quando si andava a giocare a pallone lei era sempre con me". Il ricordo di Giuseppe:"Sempre sorridente, anche se attraversava dei momenti tristi Monia cercava sempre di nascondere tutto, per non far pesare le cose sugli altri. Caratterialmente era più forte di me – dice Giuseppe Mazzanti – e sempre con il sorriso sulle labbra". Momenti difficili, come nel 2006, quando Monia sul campo si guadagnava il Guanto d'Oro come miglior interbase della serie A1, un riconoscimento tolto ingiustamente a Monia pochi giorni prima della consegna:"In Italia ci sono poche giocatrici come lo era Monia, nel 2006 a Nuoro meritava quel Guanto d'Oro".

"La consegna del premio doveva avvenire a Parma – continua Giuseppe Mazzanti – guarda caso una settimana prima della consegna fu cambiato il regolamento ed il premio andò ad una giocatrice di Parma, fecero un grandissimo torto a Monia, perché lei sapeva che era la migliore di tutte". Dopo quel fattaccio Monia lasciò la massima serie per tornare a giocare nella sua Nettuno, dove aveva iniziato e dove trovava un gruppo di giovanissime giocatrici che vedevano in Monia un esempio da seguire.

Dicevamo dei campioni, di quella squadra ragazzi di cui Monia faceva parte, insieme a Giuseppe, insieme a Marco Costantini, a Mauro Salciccia… ma quando Monia andava in pedana di lancio:"Era paragonata a lanciatori come Salciccia – dice lo zio Amedeo Mazzanti – all'epoca ero dirigente di quella squadra ragazzi formata da giocatori del Nettuno e del San Giacomo, e Monia tirava veramente forte ed era controllata, veramente portata per il baseball. Ricordo un aneddotto – continua Amedeo Mazzanti – eravamo ad un torneo a Livorno, alla riunione tecnica un dirigente del Livorno ci disse che avevano in squadra una ragazzina molto forte. Io e Maurizio Sbandi, che allenava quella squadra con Monia, dicemmo che eravamo pronti a giocarci anche la nostra casa sulla superiorità di Monia. Quel dirigente dopo averla vista lanciare tornò da noi e ci disse che per fortuna non aveva scommesso perché quel giorno avrebbe perso la sua casa, questa è Monia e purtroppo ormai ci sono solo ricordi".

Ricordi, come quello che ha la giovane sorella di Monia, Valentina:"L'ultimo ricordo che ho di lei è che era serena, allegra, secondo me aveva raggiunto la sua felicità. Siamo state un giorno intero insieme, dopo che eravamo state lontane per un po' a causa del mio lavoro, ed avevo rivisto una Monia diversa, allegra e spensierata – continua Valentina Cardinali – e fu bello vederla così". La sua grande passione per lo sport, per la competizione, per il baseball ed il softball: "Era la sua vita, nel suo sangue c'era il baseball, per lei era tutto". Nel gruppo "Ciao Monia…" creato su Facebook c'è una frase che è stata lasciata per Monia che dice: "Nessuno muore mai veramennte… il ricordo di Te ci terrà compagnia per sempre!… Non più in nove in campo… ma in dieci… Ciao Campionessa!"

Giovanni Colantuono

Nato a Nettuno nell'aprile del 1969, Giovanni Colantuono vive nella cittadina del litorale tirrenico insieme alla moglie Clara e ai suoi due figli: Christian, il più grande, gioca nelle giovanili del Nettuno, mentre Sabrina, la più piccola, è appassionata di danza ma segue anche lei assiduamente le partite in diamante. Da sempre appassionato di baseball, inizia la sua carriera giornalistica nell'emittenza televisiva privata. E' stato curatore e conduttore di "Casabase", un settimanale dedicato al massimo campionato di baseball andato in onda tra il 1991 ed il 1995, periodo in cui collabora anche con il settimanale locale "Il Granchio" ed il quotidiano "Il Tempo". Con la testata romana ha collaborato per diversi anni essendone anche inviato alla Coppa dei Campioni nel 1991 a Parigi e nel 1992 a Rotterdam. Per GTV, emittente locale della provincia di Roma, ha curato e condotto numerosi programmi sportivi come "Il Nostro Sport" che trattava di discipline come rugby, pallanuoto, volley e pallacanestro, "Dimensione Sport Giovani" che si occupava dei settori giovanili delle numerose società sportive della provincia di Roma. E' stato inoltre radiocronista di Idea Radio Nettuno con cui ha raccontato gli scudetti vinti dal Nettuno negli anni '90. Il giornalismo è sempre stata la sua grande passione che ha appagato con le numerose collaborazioni con testate nazionali e locali, ritagliando spazi di tempo dal suo lavoro in una multinazionale americana. Autore di due film dedicati a due importanti successi: "Parigi, il Nettuno sul trono d'Europa" dedicato alla conquista della terza Coppa dei Campioni del Nettuno e "Italia campione d'Europa a Nettuno" dedicato alla vittoria degli Europei della Nazionale di Silvano Ambrosioni nel '91 allo Steno Borghese di Nettuno. Hobby preferiti la lettura ed... i videogiochi sul baseball, naturalmente. Dal 2008 è addetto stampa del Nettuno BC: "Curare l'ufficio stampa di una società così gloriosa è per me motivo di grande onore, soprattutto perchè per un nettunese - ricorda Colantuono - il Nettuno BC è una cosa che ti scorre nelle vene".

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