Roberto De Franceschi è il primo rinforzo della Danesi Nettuno per la prossima stagione di IBL. Detta così sembra una semplice notizia di mercato, ma non lo è. Perchè con questo ingaggio tornano ad unirsi le strade dell'ex capitano nettunese e della squadra con cui Roby ha vinto tutto, con cui è diventato uno dei pilastri di quel Nettuno che negli anni 90 dominava la scena italiana ed europea, e con cui ha conquistato la prestigiosa maglia della nazionale. Quindi il ritorno del recordman De Franceschi rappresenta un vero e proprio ritorno al passato, lui capitano dell'ultimo scudetto. Sono ben cinque i titoli vinti con il Nettuno, a cui vanno aggiunte due coppe dei campioni,tre coppe Ceb, due Supercoppe e tre coppe Italia. Insomma non uno qualunque, ma un giocatore che nella storia del club nettunese occupa un ruolo di primo piano.
Le prima parole di Roberto De Franceschi nella prima intervista della sua seconda vita da giocatore del Nettuno sono per la sua ex squadra, un riconoscimento a chi ha creduto nelle sua professionalità: "Con il Godo ho trascorso tre anni importantissimi della mia carriera e li ritengo fondamentali per la mia crescita professionale – dice De Franceschi – con loro ho giocato per un obiettivo diverso rispetto al mio passato, dovevamo conquistare la salvezza e giocare partita dopo partita sapendo che una vittoria o una sconfitta ti poteva costare tutta una stagione. Ringrazio Godo, tutto l'ambiente, la dirigenza e tutti coloro che mi sono stati vicini".
Come si è arrivati all'accordo con il Nettuno dopo sei anni di separazione: "Tornare a giocare con il Nettuno era sempre nei miei pensieri. Durante le partite della coppa Italia parlando con lo staff tecnico del Nettuno si è accesa una speranza ed ho iniziato a pensare veramente che tornare era possibile. Finita la stagione ho parlato spesso con la dirigenza, con Franco Piras e Alberto De Carolis, ed alla fine il sogno si è avverato, mi hanno dato questa splendida opportunità che io non potevo lasciarmi sfuggire. Li ringrazio perchè non era facile far rientrare un giocatore della mia età dopo ben sei anni, hanno avuto coraggio in questa scelta, come ringrazio anche Faraone che mi ha voluto nel roster".
Dal 2003 ad oggi, sei anni dopo che giocatore ritorna a Nettuno: "Sicuramente un giocatore più maturo, giocando lontano da casa ho capito cosa significa giocare con una mentalità più chiusa, meno passionale di come si gioca a Nettuno, è subentrata una professionalità diversa. A Nettuno l'ambiente che ti circonda è casa propria, la passionalità dei tifosi ti coinvolge e quando scendi in campo questo si sente. In altre squadre vivi tutto più professionalmente perchè non hai questo tipo di coinvolgimento".
Parliamo del momento del distacco dal Nettuno, era l'inverno del 2003, un periodo difficile per la Danesi alle prese con il ricambio generazionale, cosa è successo?: "Avevo perso motivazioni, stavo attraversando un periodo particolare. C'erano tre squadre importanti che mi volevano ed io ero nell'età dello svincolo. L'offerta del Grosseto era notevole – dice De Franceschi – ed ha pesato anche il fatto che la distanza era poca tra Nettuno e Grosseto. Fino a quel punto non avevo mai pensato di andare via, anche perchè ho sempre avuto molto da questa società".
La piazza di Nettuno vede sempre male chi lascia questi colori, ed oggi c'è già chi ha criticato questo ritorno, Roby stimolato da questo dice molto onestamente: "Quando presi quella decisione sono stato diverse settimane con una angoscia incredibile. In quell'inverno del 2003 non ho valutato bene dei consigli che mi sono stati dati da qualche persona, se ho commesso un errore probabilmente è stato quello di non aver parlato di più di quella situazione con la dirigenza del Nettuno. Effettivamente mi pento di questo e ne sono responsabile, dovevo parlare con loro prima di prendere una decisione drastica e magari mi avrebbero convinto a desistere dalla mia intenzione di andare via. Venivo anche dall'esclusione dal giro della nazionale – continua De Franceschi – ed io speravo di riuscire a fare un'altra Olimpiade, insomma era un periodo difficile dal punto di vista delle motivazioni, moralmente ero giù, quei consigli che mi venivano dati, ad oggi potrei dire giusti o sbagliati, non lo so, mi hanno spinto verso la scelta di Grosseto che in quel momento rappresentava un nuovo stimolo. Il primo giorno che arrivai a Grosseto e mi misero la casacca rimasi per cinque minuti senza respiro, non mi rendevo ancora conto di quello che avevo fatto. Questo però non toglie nulla a quei tre anni vissuti in maremma, con loro ho continuato a vincere e rappresenta un momento importante della mia carriera".
A chi oggi ironizza sulla tua età e non vede bene il tuo ritorno, cosa ti senti di dire: "Posso dire che torno a Nettuno con il cuore, per chiudere una carriera degna di un buon giocatore nettunese che ha sempre cercato di portare in alto i colori di questa città e l'orgoglio di essere nettunese. Ci metterò anima e cuore per far cambiare idea a chi critica, è indubbio che vado verso la fine della mia carriera, ma sto bene fisicamente, mi alleno tantissimo e sto curando i minimi particolari per arrivare all'inizio della nuova stagione in condizione ottimale. E poi nel baseball l'età conta fino ad un certo punto, anche tra i professionisti delle Major League ci sono quarantenni che fanno la differenza. A chi dice che torno a Nettuno per togliere il posto a qualche giovane, dico che con la formula del campionato a franchigia ci sarà spazio per tutti ed il manager deciderà chi far giocare".
Eri il capitano ed uno dei leader di quel Nettuno che nel 2001 vinse il suo ultimo scudetto, con che spirito ritorni oggi in un gruppo profondamente diverso da quegli anni: "Ricordo bene quella stagione, avevamo un lineup quasi tutto italiano con solo due stranieri in campo, abbiamo fatto un campionato strepitoso – prosegue De Franceschi – io ero il quarto in battuta, tra D'auria che batteva terzo e Casolari dopo di me. Oggi ritorno per mettermi al servizio di Faraone, di capitan Masin che rispetto moltissimo, siamo molto amici e sono molto felice di potergli dare una mano all'interno dello spogliatoio. Ho un ottimo rapporto anche con i più giovani, mi hanno sempre mostrato il loro affetto anche durante gli anni che giocavo lontano da Nettuno, e che ora alla notizia del mio ritorno sono stati felici. Rientro con molta umiltà, pur non negando che voglio giocare, darò il massimo, mi sto allenando già da due mesi insieme agli altri. Farò il massimo per guadagnarmi il mio spazio nella squadra titolare, e comunque farmi trovare sempre pronto ogni volta che il manager riterrà opportuno farmi giocare".
Hai parlato di stimoli e motivazioni, a Nettuno la motivazione ha un solo nome, da sempre… scudetto, a 44 anni ritorni a giocare per il massimo obiettivo: "Il clima play-off mi manca molto, ho fatto parte dell'ultimo scudetto vinto a Nettuno e sarebbe fantastico riuscire a rivivere quei momenti. Lo scudetto manca a Nettuno da troppo tempo. Penso a questo da quando ho raggiunto l'accordo con i dirigenti, anche perchè potrebbe essere l'ultimo della mia carriera o chissà magari gli ultimi due, perchè certo mi piacerebbe ritornare anche a giocare la coppa dei campioni".
La sfida di De Franceschi è iniziata, dopo vent'anni di Nettuno e sei tra Grosseto e Godo, a 44 anni il ritorno a casa, per essere ancora protagonista, con i suoi record, con il suo carattere e la voglia di essere ancora un nettunese nel Nettuno, con la voglia di tornare a vincere con la sua città, con la sua squadra di sempre.
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