Quinto inning d'una gara dalla forte intensità emotiva, in attacco la UGF Fortitudo che si trova a rincorrere (1-2) ed appare in affanno nel contrastare l'impatto energico del lineup riminese (5 battute valide nei primi quattro turni d'attacco per gli uomini di Mazzotti, che costringono Jesus Matos ad una partita molto faticosa). La tensione si sente sulle tribune gremite del "Falchi" e la scorgi nelle espressioni dei giocatori. E' la partita più importante e delicata dell'anno: per Bologna vale la finale (e una eventuale vittoria mancata porterebbe un grosso rischio, con due partite da giocare poi in Romagna), mente Rimini (che viaggia con un inquietante 1-5 dopo sei partite di round robin) cerca disperatamente di guadagnarsi ancora un domani. Si avverte lo spirito del "dentro o fuori" in questa passionale sfida di un mercoledì sera di metà agosto a Bologna.
La squadra di casa – dunque – va in attacco per la quinta volta, si presenta male, presto due facili out firmati dai riminesi: Chiarini elimina al volo Garabito, Brower mette strikeout Infante. Però c'è Mazzuca in agguato. Ha la mazza calda, Joe, e neppure un "mestierante" come Jim Brower (9 stagioni in Major League con 32 vittorie e 5 salvezze) sa come giocarlo. Mazzuca, inesorabile, infila la terza battuta valida di fila e la cosa infastidisce evidentemente il pitcher americano della Telemarket. Il quale affronta poi Jairo Ramos con molta prudenza, non vuole rischiare e gli concede la base su ball. Dunque, due out, due uomini sulle basi. Nel box si presenta Juan Pablo Angrisano. Molto determinato. Ne nasce un "faccia a faccia" aspro. Angrisano difende con energia il piatto e porta Brower nella situazione di conto pieno. Con 3 ball e 2 strike, il pitcher della Telemarket tira una dritta in mezzo al piatto. Angrisano ruba il tempo a Brower, e gli strappa il cuore. Vede bene la pallina, l'aggredisce, la colpisce duro, la fa volare laggiù, in fondo, a 122-123 metri di distanza, mandandola ad impattare contro il secondo anello dei cartelloni pubblicitari. Fuoricampo da 3 punti. Sorpasso Fortitudo: dall'1-2 al 4-2. E il risultato non cambierà più. Rimini , tenacemente, orgogliosamente, ci riproverà ancora. Trovando però a respingerla il muro dell'interbase Juan Carlos Infante (due bellissimi doppi giochi difensivi in questa partita) e di Victor Moreno, il re dei rilievi, ancora a "0.00" di media-pgl nel girone di semifinale (10.1 riprese lanciate, 17 strikeout), ancora una volta dominante sulla collinetta.
E quando Moreno chiude la partita con il suo quarto K (ai danni di Avagnina), salvando la vittoria di Matos, esplode d'entusiasmo il "Falchi" in una gradevole notte bolognese. La Fortitudo Baseball – orgoglio sportivo della città delle Due Torri – balza in finale. Anzi, è la prima finalista. Incontrerà, per il titolo, la vincente della serie fra Parma e San Marino (situazione di 1-0 per gli emiliani, che hanno espugnato il diamante del Titano).
Le due partite di Rimini – venerdì e sabato – fra Telemarket e UGF saranno ininfluenti. Bologna (che comanda la classifica sul 5-2) può permettersi anche di perderle e di farsi raggiungere: ha il vantaggio dei confronti diretti, sia con il Cariparma, sia con la T&A San Marino. La Fortitudo, invece, non avrà dalla sua parte il "fattore campo" (ammesso che sia veramente un vantaggio…), perché a determinarlo è la classifica della regular season. La squadra biancoblù, essendosi piazzata al quarto posto, comincerà in trasferta (a Parma o a San Marino) l'Italian Series, il 27 e 28 agosto. Poi la sfida si trasferirà a Bologna per gara3, gara4 e l'eventuale gara5, rispettivamente giovedì 2 settembre, venerdì 3 settembre e sabato 4 settembre. Se saranno necessarie, decisive, l'eventuale gara6 e l'eventuale gara7 saranno in programma il 10 e 11 settembre in casa della squadra che godrà del fattore-campo.
ABBONATA ALLE FINALI – La Fortitudo Bologna è nuovamente in finale. Come un anno fa. Seconda finale consecutiva per lo scudetto, la quinta negli ultimi otto campionati (titoli vinti nel 2003, nel 2005, nel 2009). Impressionante regolarità ad alto livello.
Qui s'inserisce una considerazione. Se la performance del 2009 (seppure esaltante) poteva – ad un certo punto della stagione scorsa – essere intuita e immaginata, questa qualificazione alla finale-scudetto 2010 ha il sapore dell'impresa. E impresa resterà, qualunque sarà l'esito dell'Italian Series. Manager Marco Nanni e il suo staff, i giocatori e la dirigenza della Fortitudo hanno firmato un capolavoro. Sì, perché questa UGF non è più la squadra dei Liverziani, Austin, Frignani, Pantaleoni. Non è la squadra esplosiva dei 51 fuoricampo della stagione scorsa. La nuova Fortitudo, un po' per scelta e un po' per necessità per via di un budget decisamente limitato, ha cambiato linea. Decidendo di investire sui giovani (da coltivare, da spettare, da far crescere con pazienza e con il lavoro). E' squadra nella quale sono stati inseriti interessanti prospetti: ragazzi di talento, ma con esperienza molto limitata (e si sa quanto sia importante, nel baseball, l'esperienza). Va sottolineato che la Fortitudo di quest'anno gioca con uno straniero in meno rispetto agli altri club. Infatti -per motivi economici – la dirigenza s'è trovata costretta a rinunciare ad utilizzare il quarto "visto" extracomunitario. Va detto anche che Eddie Garabito, l'unico straniero della squadra in "position player", è stato pesantemente condizionato nella prima parte della stagione da una fastidiosissima tallonite, presumibilmente a causa di ciò non è mai riuscito fino ad ora a raggiungere in attacco il ritmo e il rendimento del 2009.
Onestamente era inimmaginabile pensare che questa Fortitudo del "nuovo corso" potesse arrivare fino alla serie finale per lo scudetto. Alla vigilia del campionato il potenziale del Nettuno, del San Marino, del Rimini era considerato decisamente più consistente. E l'ordine di battuta di Parma più forte. Allora, come ha fatto Bologna ad arrivare così lontano anche quest'anno? La forza del gruppo, innanzitutto. Il piacere di stare insieme, di aiutarsi. La compattezza dello spogliatoio. E poi la mentalità. L'organizzazione. Un lavoro professionale. E un "signor" monte di lancio: 2.66 di ERA in regular season; 3.64 nel round robin fino alla settimana scorsa e solo 2 punti concessi nel delicatissimo e difficile match di ieri sera. E a proposito di finali: la Fortitudo è anche fra le quattro finaliste della Coppa dei Campioni, fine settembre, Barcellona.
MAZZOTTI E RIMINI, DIVORZIO? – Non ha giocato male, Rimini al Falchi. Non aveva giocato male neppure in altre partite di questo suo sfortunatissimo e infelice round robin (1-6 dopo sette gare). Ma… quando c'è da "stringere", quando c'è da concretizzare, quando occorre resistere, quando occorre dimostrare solidità, il gruppo dei Pirati si smarrisce. Possiede un potenziale che non è certo inferiore a quello della Fortitudo, ma non ha la stessa compattezza di squadra dei bolognesi. Rimini era un team compatto (difesa e monte di lancio sono stati a lungo la sua forza, come ad esempio nel girone di qualificazione di Coppa dei Campioni a Rotterdam dove dominò), poi qualcosa s'è inceppato nel meccanismo del gruppo romagnolo. Si sarebbero deteriorati i rapporti fra manager Mazzotti e il pitching coach Catanoso. Di sicuro, da qualche tempo il rendimento del monte di lancio ha accusato una chiara flessione. Si dice che dopo due anni (con due eliminazioni nel round robin) sia praticamente terminato qua il "secondo periodo" di Mazzotti a Rimini.
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