La sbornia da finali e successi è passata, ora la Crocetta comincia a preparare la nuova stagione. Una promozione in serie A federale, uno scudetto nella categoria Cadetti, una finale persa con i Ragazzi (che lo scudetto lo portarono a casa nel 2008), un secondo posto con gli Allievi (in finale lo scorso anno); il difficile è ripetersi ma a San Pancrazio non si pensa a vincere tre scudetti il prossimo anno bensì al lavoro da fare per continuare sulla strada intrapresa consapevoli della bontà di quanto fatto fin qui «Dici bene. Ci sono tre cose fondamentali a mio avviso: la prima risorsa di una società sono le persone, poi ci vogliono le strutture, noi ad esempio abbiamo costruito il PalaFarma per dare la possibilità ai ragazzi di giocare dodici mesi all'anno, quindi coerenza nell'ambito dei programmi che a volte vuol dire fare scelte magari non condivise da qualcuno. Questi sono i punti coi quali sono stati costruiti questi risultati; noi abbiamo fatto annate in cui eravamo considerati un dopolavoro, ma con la costanza e la voglia siamo arrivati fin qui. Dobbiamo continuare sulla strada che stiamo percorrendo» ci racconta uno dei deus ex machina della società, Christian Ronchini.
Parlando di settore giovanile, il discorso scivola inevitabilmente su quello storico scudetto del Paternò nella cat. Ragazzi che ha scatenato alcune polemiche (ben sette atleti provenivano dalla base USA) «E' un po' strano in effetti, ma se parti e sai quali sono le regole non ti puoi arrabbiare alla fine. Chiaro che quando tu lavori in un certo modo coi tuoi giovani, arrivi in finale e perdi perché ti confronti con giocatori di una scuola ove il baseball è sport nazionale un po' brucia: è come se noi trasferissimo una giovanile del Parma calcio negli USA. E' un'anomalia a mio avviso: credo che la Federazione così come pone dei vincoli agli alti livelli, tipo gli Asi, dovrebbe farlo anche a scendere».
Dopo un passato glorioso fatto di derby nella serie maggiore col Parma, la Crocetta era sprofondata nell'anonimato, la squadra softball restò in vita perché acquisita (2004) dal gruppo Oltretorrente, ed il percorso per arrivare ai fasti di quest'anno è stato relativamente lungo e non si può dire faticoso, per certi versi, assodato che quando c'è l'amore per uno sport e la voglia di tornare protagonisti, le fatiche si sentono meno «Soprattutto è il frutto del lavoro d'insieme di persone che amano il baseball e al quale dedicano tutto il loro tempo libero e a volte anche qualcosa in più, dalle cose meno visibili alla formazione dei giocatori. Un esempio su tutti di questo lavoro è Melegari: un giocatore che lanciava in serie C a Langhirano e che grazie ad un lavoro veramente importante da parte del nostro pitching coach Picelli è stato uno degli artefici più importanti della promozione in serie A con dieci partite vinte».
Ora le promozioni sono finite, c'è una Franchigia Parma che ha mosso i primi passi per cui il futuro cosa potrà riservare? «Il futuro è quello di creare un trampolino di lancio per i giovani, di fare campionati di serie A dignitosi che diventi il loro obiettivo per poi farli giocare ai livelli più alti possibile che si chiami anche Ibl o un salto oltreoceano». Anche se un giovane che milita nella squadra "satellite" del Parma baseball questo obiettivo lo può mirare più direttamente «Questo è vero ma è altrettanto vero – puntualizza Ronchini – che se uno fa bene in serie A e ha le potenzialità per giocare ad un livello superiore possa farlo, ma deve essere veramente un tasso tecnico superiore perché, ad esempio, giocare in Ibl2 contro squadre come il Paternò di quest'anno, con tutto il rispetto, non gli serve a molto». A proposito di franchigia, il passo è stato importante; ora c'è uno status quo, in futuro … «Mah, noi siamo aperti a tutte le cose. L'importante è avere l'obiettivo di far crescere i giovani concretamente ovvero con progetti a lungo termine, con strutture, con uomini; siamo appena agli inizi per cui la macchina pian piano si muoverà. Se poi mi chiedi se in futuro non si possa vedere una Crocetta in Ibl2 non lo so, dipende da tante cose».
Tra gli allenatori o comunque coloro che danno una mano vi sono anche, "acquisiti" da poco, ex giocatori come Marco Aimi o Fabrizio Adorni, pluriscudettato con Parma, il cui figlio gioca appunto nelle giovanili; anche questo è un segnale importante.
Il nome Kids, scelto per il settore giovanile, non è casuale dato che, come si direbbe in Economia, il core business sono proprio loro, i giovani «Se torneremo in serie B amen, ma il nostro focus è quello di far crescere i giovani e di trasferire annate il più possibile omogenee in modo da poter dare continuità alla società».
E a proposito di kids ce n'è uno, ormai un po' più che kid, che è sulla bocca di tutti: Lorenzo Gradali, artefice dello scudetto Cadetti (lanciatore vincente della finale con fuoricampo da tre annesso). Su di lui si sprecano le lodi e c'è chi scommette che possa avere un futuro ancor più luminoso di quello di papà Danilo «Suo padre è mio carissimo amico ed anche se gli voglio bene penso che potenzialmente Lorenzo possa fare una carriera uguale se non superiore alla sua. Le potenzialità le ha non solo fisicamente: sta sul campo tantissimo, è concentrato, ha costanza, ascolta tutti, mentalmente è forte. E' anche in Accademia per cui tra qui e là può crescere veramente tanto». Quindi Parma può ritrovarsi con un nuovo Stefano Manzini? «Direi di sì; potenzialmente lo può diventare. Alla sua età ne ho visti pochi buttare fuori la pallina da quel campo; con la mentalità che ha sono convinto ce la farà».
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