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Il baseball, una passione da sfogliare nella memoria

"Baseball.it is back". Dopo una breve pausa, come un "day off", i giocatori sono rientrati in campo pronti per affrontare una nuova stagione. Con piacere ho colto l'invito dell'amico Filippo Fantasia per sfogliare un pò nella memoria di una passione che sembra non avere limiti. E' viva, pulsante e stabile, è proprio vero che in questo sport non esiste il ritiro. Rimaniamo appesi ad un filo di seta che ci sostiene saldamente incurante del tempo che passa. Il baseball è amore, amore è musica, musica è ritmo, il baseball è battito cardiaco. Questa sezione del nuovo sito di Baseball.it sarà dedicata un pò ai ricordi. Ricordi non visti come vicende nostalgiche ma come pura testimonianza di un periodo dove vincere aveva il significato di raggiungere un proprio obiettivo, di coronare tanti sacrifici sostenuti sul campo. Il diamante rappresenta la vita, gli spikes affondano nella terra e nel prato esterno. Questo è il nostro "playground", non ci rifugiamo malamente sui tetti, al massimo ci solleviamo da terra nell'ultimo tentativo di effettuare una presa miracolosa. Non esiste il prevaricamento, o la sconfitta, tantomeno un fantomatico "mercato" o un infame "impedimento". Le uniche parole che contano veramente sono "Play Ball". Ho appena arrotolato gli stretch sotto le ginocchia, un paio di "cazzotti a mano morta" alla sacca del guantone… uhm. Beech-Nut o Levi Garrett? o Skol? Mi alzo, la casacca è tutta abbottonata (a parte il primo bottone all'altezza del "pettorale-alto"), prendo la mia mazza, anzi "le mie mazze" e il ticchettio metallico degli spikes mi accompagna verso la panchina. "It's a beautiful day, I'm ready". Volevo cominciare questa "partita del passato", con una prima quanto preziosa testimonianza di un giocatore che ha fatto parte del "Grande Nettuno": Bruno Laurenzi. Già pubblicata sul mio blog (Beppe14.blogspot.com), desidero riproporla certo che lo stesso Bruno possa presto alimentare ulteriormente questa sezione del sito e …chissà che non abbia ulteriori dettagli da aggiungere a questa avventura indimenticabile.

"I Mondiali in Nicaragua rappresentarono non solo un evento sportivo ma soprattutto, una manifestazione di carattere sociale e di solidarietà dove il Baseball ha portato una luce di speranza negli occhi di una popolazione che in quel periodo era dilaniata da interne sommosse (i sandinisti contro il potere del presidente Somoza) oltre che da povertà e miseria. I fatti successivi al Mondiale, pongono questa manifestazione come pezzo importante per completare il puzzle di quel periodo storico. Una buona occasione per farne parte!! Ho ricevuto per email una preziosa testimonianza da parte di un giocatore della Nazionale, un grande campione un atleta che ha contribuito con la sua presenza a tanti successi della sua squadra. E' Bruno Laurenzi di Nettuno. Imponente ricevitore e figura carismatica questo silenzioso e determinato atleta ha collezionato piu' di 90 Homer e 500 RBI, di cui 43 erano vincenti! Confermando classe e grande spirito di sacrificio Bruno è un esempio perchè per lui non è mai stato importante "apparire" ma "esserci". Lo slugger di Nettuno mi racconta un aneddoto di quella trasferta che dilata e aumenta la grandezza… di un altro grande campione:Roberto Clemente(nella foto con Bruno)…come dire.."Dio li fa e li accoppia!!"… Ecco la testimonianza di Bruno: Un giorno in giro per la capitale Managua, sono entrato in un negozio per comprare una camicia tipica del posto. La proprietaria mi ha risposto che erano finite perché mezz'ora prima era passato Roberto Clemente e le aveva comprate tutte. Riuscii ugualmente a farmene dare una. Quello è stato l'anno del grande terremoto in Nicaragua.Venti giorni dopo la nostra partenza successe la fine del mondo.Tra i primi alberghi a cadere ci fu proprio quello dove alloggiavo con la Nazionale. In seguito lessi sui giornali che Roberto Clemente con un aereo personale e pieno di viveri era diretto verso il luogo della tragedia per portare soccorso alla popolazione Nicaraguense ma fu vittima di un tragico incidente: il suo aereo cadde per un'avaria al motore, e nel drammatico impatto col terreno Clemente, all'età di 38 anni, perse la vita…. ed entrò nella leggenda, non solo come giocatore (lo era già) ma come custode e messaggero di una forte carica umanitaria, una carica che lo ha portato a misurarsi con i piu' grandi giocatori americani di baseball, una carica che trova le sue fondamenta nell'amore per la sua terra e la sua gente,(va ricordato che Clemente era portoricano, ma il suo impegno umanitario era esteso a tutta la popolazione latino-americana). Un amore le cui vette sono accessibili solo a uomini speciali come Roberto Clemente che nonostante i pericoli della situazione… verrebbe da dire che si è consegnato proprio al suo destino. Infatti secondo le cronache del tempo,il Nicaragua dopo il terremoto, era sotto legge marziale. Erano anni di profondi contrasti sociali che opponevano le forze del presidente Anastacio Somoza contro quelle di Cèsar Sandino il quale riceveva supporto militare da Cuba e Unione Sovietica. Israele inviò una nave carica di armi in aiuto al pres. Somoza, ma il carico venne intercettato e il pres. americano Jimmy Carter ordinò alla nave di rientrare in Israele… uff, un vero "Risiko!"…e non è finita! Il terremoto ha letteralmente "piegato le gambe" ad una popolazione che viveva in drammatiche condizioni di povertà aggiungendo la tremenda piaga dello "sciacallaggio"..(ecco il motivo della legge marziale)… 3 aerei carichi di viveri e aiuti per la popolazione(cibo, medicinali…) vennero intercettati dagli ufficiali del pres.Somoza, e non giunsero mai a destinazione. Fu cosi' che Roberto Clemente decise di assicurarsi personalmente di far arrivare il prezioso carico alla gente bisognosa. Nonostante gli fu sconsigliato di compiere un'azione cosi' avventata e piena di rischi,Clemente si imbarco' sul quel fatale volo numero 4 per non far piu' ritorno e lasciandoci la memoria di un uomo, di un giocatore….delle meraviglie! Clemente era un giocatore completo, 4 titoli di media battuta e 12 volte Gold Glove! Ma c'è un record particolare che solo Clemente detiene in tutta la storia del baseball: il giorno 25 del mese di luglio dell'anno 1956, i Pittsburgh Pirates vinsero contro i Cubs 9-8 grazie all'unico e storico"WALK-OFF INSIDE-THE-PARK-GRAND SLAM"….da non credere! Il campo era il Forbes Field, famoso al tempo perchè la zona dell'esterno centrale copriva una distanza di oltre 140 metri da casa base".

Un grazie a Bruno Laurenzi per la sua preziosa testimonianza e Paolo Noro, lo speaker ufficiale, la voce della squadra in campo da oltre un ventennio, per avermi fatto avere la foto "leggendaria"dei 2 campioni.

Il Blog di Beppe Carelli

Beppe Carelli

Beppe Carelli, nato a Pescara nel 1958, è stato indotto nella Hall of Fame del baseball italiano nel 2008. Ha debuttato in Serie A nel 1975 col Milano e, dopo un intervallo nel Codogno, si è trasferito a Rimini dove ha giocato per ben 18 anni, dal '77 al '94. Ha vinto sei scudetti con i Pirati risultando leader stagionale come media battuta per due volte, fuoricampo (nel 1981 e nel 1993) e come punti battuti a casa. Vanta 116 presenze in Nazionale avendo partecipato a 12 manifestazioni internazionali con due titoli europei e all'Olimpiade di Los Angeles nel 1984. Iniziò la carriera come lanciatore per trasformarsi in esterno e sfruttare appieno la sua potenza di bomber. Nel Mondiale dell'86 in Olanda ottenne una straordinaria media battuta, .478, davanti ai cubani Pacheco e Linares e primeggiò nei punti battuti a casa. Nel 1972 è campione di Europa under 18, nella stessa categoria è il miglior battitore nell'Europeo giocato a Rimini nel 1975. Nel massimo campionato ha ottenuto 1.151 valide, 220 fuoricampo e 926 punti battuti a casa in 873 partite giocate. Collabora con Baseball.it come opinionista per la rubrica "Visto da...".

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