Il baseball è forse lo sport più letterario che ci sia. Più del calcio, più del rugby, più di ogni altro sport, il battiecorri ha fornito alla cultura americana (e non solo…) un'infinità di storie, di strutture narrative, di metafore che hanno riempito migliaia di pagine di romanzi e racconti, moltissimi versi di poesie e canzoni, chilometri e chilometri di pellicole cinematografiche.
Sono sicuro che a molti lettori di Baseball.it verrano subito in mente romanzi come Shoeless Joe, di W. P. Kinsella (recentemente tradotto in italiano dalla casa editrice 66thand2nd), da cui Phil Robinson ha tratto nel 1989 il film Field of Dreams (L'uomo dei sogni), con Kevin Kostner nel cast. O anche The Natural (Il migliore) di Bernard Malamud, anch'esso adattato nel 1982 per il grande schermo da Barry Levinson e con Robert Redford come attore protagonista.
Altri magari avranno letto capolavori come Underworld di Don DeLillo, il romanzo che si apre con il racconto della mitica partita del 3 ottobre 1951 in cui i Giants strapparono il pennant della National League ai Dodgers grazie a un sorprendente fuoricampo di Bobby Thomson all'ultimo inning battuto nel momento esatto in cui l'Urss dall'altra parte del mondo faceva esplodere la sua prima bomba atomica dando così l'avvio alla Guerra Fredda.
Alcuni conosceranno i versi di Catfish, la canzone che Bob Dylan dedicò nel 1975 al pitcher degli Yankees James "Catfish" Hunter, il giocatore più pagato all'epoca ("Lazy stadium night, / Catfish on the mound / ‘Strike three', the umpire said, / Batter have to go back and sit down. / Catfish, million-dollar-man / Nobody can throw the ball like Catfish can").
Altri ancora avranno sentito parlare di Take Time for Paradise, il saggio in cui A. Bartlett Giamatti – filosofo, rettore della Yale University e presidente della National League- considerava il baseball come una forma di narrazione e scrittura collettiva. O più semplicemente si saranno emozionati quando hanno rintracciato dei riferimenti al nostro sport nei romanzi di Paul Auster, John Fante o Philip Roth.
Di questi e di molti altri testi ci occuperemo ne I libri del dugout, una nuova rubrica che vuole essere una finestra sul mondo del baseball raccontato, uno spazio da riempire con recensioni, analisi, riflessioni e scoperte che – lo spero – saranno appassionanti per quanti vivono il baseball anche fuori dal diamante e per coloro che dopo l'ultimo out del nono inning vogliono continuare a giocare la partita anche sulle pagine di un libro.
This post was published on 25 Maggio 2011 19:32
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