Alla scoperta di un personaggio speciale. Questa puntata dell'Angolo, "approfondimento" settimanale alle vicende della IBL First Division, la voglio dedicare a Darwin Cubillan. Artista del monte di lancio. Il "rilievo" che vince le partite. Imbattuto ancora, quando il campionato ha già superato la metà del girone di ritorno. Statisticamente addirittura a 0.00 di "Earned Run Average", i punti guadagnati sul lanciatore, dopo quasi una quarantina di inning lanciati. Padrone della collinetta. Da lassù non concede neppure le briciole agli attacchi avversari.
Semplicemente, Darwin Cubillan è il più forte pitcher dell'Italian Baseball League 2011. E il San Marino, che sul finire di gennaio stava prendendo René Cortez per poi… a marzo virare su Cubillan, si gode felicemente la scelta fatta. Cubillan, uomo della provvidenza. Soprattutto di questi tempi, con Henry Bonilla penalizzato da un infortunio che tarda a guarire e che già da qualche settimana ne sta condizionando il rendimento.
Giovedì nella Casa dei Pirati, in gara1 contro Rimini, manager Bindi ha avuto necessità di affidarsi al braccio di Darwin in apertura di quinto inning, sul punteggio di 4-2 per i Pirati romagnoli (che erano stati aggressivi su Bonilla e su Martignoni nel loro terzo assalto, con 4 punti e 4 battute valide). La partita poi è finita 5-4 per i Titani, con i battitori di Rimini che non hanno più visto palla, letteralmente inchiodati da un Cubillan che ha concesso appena un singolo in cinque riprese lanciate.
E voglio ricordare che nel precedente turno di campionato, contro Bologna, l'indisponibilità di Bonilla aveva improvvisamente creato una situazione di forte inquietudine nel club sammarinese alla vigilia della sfida con l'altra "grande" del campionato. Era la prima volta senza Bonilla. Come rimpiazzarlo? Quale strategia scegliere? Decisione delicatissima. Il San Marino in quell'occasione ha coinvolto il vecchio capitano Luca Martignoni (che fino a quel momento era stato utilizzato solo per qualche piccola apparizione) chiedendogli di reggere almeno tre inning. Da "partente" nella partita dei pitchers stranieri! Martignoni, aggrappato all'orgoglio, lui che indossa la casacca sammarinese da 12 anni ininterrotti, era riuscito – sbuffando e soffrendo – a restare sul monte per 3.1 riprese. Scendendo sul punteggio di 1 a 1. Missione compiuta. Aveva detto Cubillan, alla vigilia della partita: "Portatemi la partita al quarto inning, dopo la finisco io…". Detto e fatto. Sette strikeout in 5.2 rl, 1 sola valida concessa, vittoria del San Marino per 2 a 1.
I "numeri" della lunga carriera professionale di Darwin Cubillan ne indicano chiaramente la consistenza tecnica, il valore, la personalità. Tre stagioni in Major League, 69.2 riprese lanciate, 1 partita vinta e nessuna persa. Quattordici stagioni nelle Minors (otto in AAA), 45 partite vinte e ben 79 salvezze.
Che il San Marino avesse portato in IBL un lanciatore affidabilissimo lo si sapeva. Tuttavia, era difficile immaginare che l'impatto di Cubillan sul nostro campionato sarebbe stato così imperioso: 37 inning, 45 strikeout, solo 10 valide concesse, 5 partite vinte e 2 salvate, 0.00 di ERA. E una media-battuta lasciata agli avversari di appena 088…
Qual è il "segreto" di Darwin Cubillan? Lo chiedo proprio a lui. "Semplice: la preparazione. Lavorare bene, lavorare tanto. Per essere sempre in buona condizione fisica e mentale. Poi, è anche importante la fiducia che avverto attorno a me. La fiducia che mi ha dato tutta la squadra mi fa sentire bene e mi stimola ancora di più".
Mucho trabajo, mucho trabajo. Darwin lo ripete spesso, questo concetto. Come un comandamento. Il buon lavoro, fa capire, è alla base di tutto. Anche perché confida che il nostro torneo non è per nulla semplice: "Quando ero in volo per l'Italia, chiamato da Mauro Mazzotti, cercavo di immaginare il livello dell'Italian League. E me lo immaginavo più basso. Mi sono accorto che, invece, è una competizione difficile dove devi sempre esprimerti al meglio se vuoi essere competitivo".
Chiaro che l'adattamento di Cubillan alla IBL è stato immediato. E non è da tutti. Significa avere tanta esperienza e usarla con intelligenza. Significa sapere quali sono le cose giuste da fare. La storia del campionato italiano è abbastanza piena di casi di giocatori arrivati qua con grandi referenze ma che hanno dovuto faticare prima di trovare una loro identità, una regolarità a livello di prestazioni. Spiega, Darwin: "Io amo la competizione. Ho sempre amato il sapore della sfida. Mi piace mettermi in gioco. Fa parte del mio modo di interpretare la vita. E allora sono molto pignolo con me stesso. Perché voglio farmi trovare sempre pronto. Non mi piace perdere. Ho girato il mondo con il baseball. Ho giocato in tanti Paesi, e in campionati diversi: questo ha accentuato in me lo spirito di adattabilità. Cercando ogni volta di aggiustarmi a quel che serviva in quel posto". "Qui ho la fortuna di giocare in una squadra forte, solida, compatta. E con tanti battitori bravi e potenti. Ne parlavamo, alcuni giorni fa, con Ivan Granados: è un bell'aiuto, per chi fa di mestiere il lanciatore, sapere di avere un attacco che ti sostiene. Un attacco che in qualunque momento può diventare esplosivo, chiudere una partita o di colpo ribaltarla. E poi, se i migliori battitori sono tuoi compagni di squadra… non te li trovi come avversari".
La palla da baseball e le sue 108 cuciture, il monte di lancio e la zona dello strike, da tempo non hanno più alcun segreto per un veterano come il trentottenne Cubillan, che di importanti esperienze ne ha vissute a tutte le latitudini. Dalla piccola Bobures (dove è nato il 15 novembre 1972), cittadina di circa mille abitanti nello stato venezuelano di Zulia, Darwin Cubillan è partito da ragazzetto con il suo entusiasmo, la sua tecnica, la voglia di emergere. E di strada ne ha fatta tanta. Aveva 20 anni, nel 1993, quando entrò nel mondo professionistico firmando come free agent un contratto con l'Organizzazione dei New York Yankees. La stagione da rookie nella Gulf Coast League, poi in viaggio per Greensboro (1994 e 1995), Tampa nella Florida State League (A+ degli Yankees), Oklahoma nel 2000 (AAA di Texas Rangers), Syracuse (AAA dei Toronto Blue Jays). E il 20 maggio del 2000 uno di quei giorni speciali nella vita, uno di quei giorni che non si dimenticano mai: il debutto in Major League, con la casacca di Toronto. Sette presenze, per 15.2 inning. Da Toronto ai Texas Rangers, sempre nel 2000, tredici presenze e 17.2 riprese lanciate. Nel 2001 è di nuovo in Canada, con Montreal Expos, 29 presenze, 26.1 inning. Tre stagioni di Triplo, a Ottawa, prima per l'Organizzazione di Montreal Expos e poi per quella di Baltimore. Con gli Orioles ritrova la strada per la MLB, nel 2004, ma solo per 10 inning. Chiude con la Major League, però nel suo futuro c'è un'altra Grande Lega. In un altro Continente. Nel 2005, e fino al 2007, Cubillan è in Giappone. Indossa la casacca degli Hanshin Tigers, nella Lega Centrale della Nippon Professional Baseball (NPB). Per importanza, la seconda Major League al mondo. Dal Giappone alla Corea. L'aspetta il baseball professionale coreano. La squadra è quella degli SK Wyverns, in South Corea. Ma lì rimane poco. Da una Grande Lega ad un'altra. Si riavvicina a casa. Stavolta è in Messico: nel 2008 gioca nei Diablos Rojos del Mexico, nel 2009 nei Guerreros de Oaxaca, nel 2010 nei Dorados de Chihuahua. Poi c'è la lega invernale, a casa sua: la Liga Venezolana de Beisbòl Professional, dove in questi anni gioca con i Leones de Caracas ed è avversario di Victor Moreno che l'inverno scorso ha fatto cose eccellenti con Los Tigres de Aragua. Il 28 novembre Cubillan ha vinto una partita contro i Caribes de Anzoategui, la squadra che poi è andata a conquistare il titolo venezuelano (battendo in finale, il 30 gennaio, le "Tigri" di Victor Moreno) e dove ha giocato Luis Alberto Maza l'interbase del Montepaschi Grosseto.
Ma l'uomo con la valigia non si ferma ancora. Ha 38 anni, Cubillan, ma tante motivazioni ancora. E la voglia di continuare a competere. E' il gusto della competizione che lo porta a cercare altre avventure. C'è l'Europa. A marzo arriva l'offerta della T&A San Marino. Darwin Cubillan dice sì a Mazzotti e firma il contratto con il Club del Titano venti giorni prima dell'inizio del campionato. Il baseball è il suo lavoro. Il baseball è la sua vita. Il baseball gli ha dato l'opportunità di conoscere il mondo, di venire a contatto con tante persone, con altre culture.
Viaggiare significa vedere il mondo con occhi diversi. E' un modo anche per conoscersi meglio, per esplorare se stessi. "Ogni nuovo viaggio, ogni nuova esperienza – soprattutto in un Paese che non conosco – rappresentano per me come persona l'opportunità di scoprire tradizioni, usi e costumi, la mentalità di un popolo. C'è anche, alla base, un forte senso di curiosità. Come giocatore io credo nella cultura del lavoro. E la sfida che porto avanti con me stesso è proprio quella di cercare di avere successo in ogni posto dove vado".
E' davvero un personaggio speciale, Darwin Cubillan. Ha 38 anni, è in pista (da professionista) da 17, però l'entusiasmo è quello di un ragazzo. Non è venuto in Italia a far vacanza. E' qui per lavorare bene e per vincere. Ha una storia importante alle spalle, avendo giocato in Lega Maggiore in America, in Canada, in Giappone, in Corea, in Messico. Se la tira? No, tutt'altro. Gli pargli, lo conosci e quel suo essere semplice ti ispira immediata simpatia. Ne apprezzi l'umiltà. Vive questa nuova esperienza nel campionato italiano con una bella energia positiva. Fa gruppo. Si trovano bene tutti con lui, perché ha spesso il sorriso sulle labbra, gli piace scherzare, è un allegrone. Ma quando viene il giorno che tocca a lui salire sul monte, si chiude dentro una concentrazione forte e totale. "Lo faccio regolarmente prima di ogni partita. Se non mi concentrassi in maniera sufficiente e le cose non dovessero andar bene, mi sentirei in debito. Io invece voglio sempre sentirmi a posto con la mia coscienza".
IBL, ALTRE OPINIONI E CURIOSITA' – Massimiliano Masin, detto "Catozza", nel giorno del suo quarantatreesimo compleanno ha firmato la vittoria numero 119 in carriera. Ed è stata una vittoria importante, realizzata con la forza dell'orgoglio e del sacrificio, buttando il cuore oltre l'ostacolo e oltre la fatica. Una vittoria che ha permesso al Nettuno di vincere anche gara3 (oltre a quella della serata precedente) contro i campioni d'Europa di Bologna, collocando così la banda tirrenica da sola al quarto posto della classifica (e dunque, in questo momento, dentro ai playoff). Per Masin è la terza partita vinta di fila! Per ritrovare Masin 3 volte vittorioso in una stagione bisogna risalire al 2005. Ma l'attuale stagione non è ancora finita. Anzi, forse è proprio ora che viene il bello…
Ruggero Bagialemani, dopo la beffa di gara1 persa agli extrainning, ha fatto degli aggiustamenti tattici spostando Olmo Rosario interbase, Renato Imperiali in seconda base, Juan Camilo in prima, Mirco Caradonna dh oppure esterno sinistro con Enzo Sanna dh (molto incisivo in gara3). Aggiustamenti indovinati da parte del manager nettunese e che, probabilmente, hanno sorpreso una Fortitudo distratta, deconcentrata, svogliatella nelle partite del venerdì e del sabato, giocate decisamente male dai bolognesi. La formazione biancoblù in questo trittico ha prodotto la miseria di 13 battute valide. Ma l'indecenza è rappresentata dai 10 errori difensivi. Se Bologna non si sveglia in fretta, rischia di perdere il secondo posto per mano del Cariparma. Fra tante stonature bolognesi, una nota lieta è rappresentata dal ritorno sul monte della Fortitudo di Matteo D'Angelo: 2.1 inning limpidi, di buona pulizia tecnica, alla sua maniera, 1 K, nessuna base su ball (e la cosa non fa notizia, parlando di D'Angelo…), 2 valide concesse, nessun punto. Bene anche Mark Langone. Un disastro invece Morreale e Barbaresi, come l'imbarazzante Julio Ramirez nel box di battuta (1 su 11 nel trittico di Nettuno) che sta viaggiando con appena 12 RBI in 33 partite e ben 29 strikeout subìti!
Il Montepaschi Grosseto ha giocato (e vinto) le tre partite in trasferta a Verona, contro i Knights, usando nella posizione di catcher due ragazzi italiani: David Sonnacchi (23 anni) e Niccolò Biscontri (appena 19 anni).
Merita l'oscar dell'utilità Daniel Bittar (Grosseto) che ha giocato esterno centro, interbase, seconda base. In due partite del trittico al "Gavagnin" si è alternato in due posizioni difensive. Laddove c'è bisogno, è pronto Bittar. Il quale ha anche prodotto 8 battute valide, con 2 doppi. Grande lavoro per Mattia Bucchi, seconda base dei De Angelis Knights. Il ventiquattrenne di Godo in 3 gare ha firmato 22 eliminazioni, fra potout e assistenze.
Rimini è in stato confusionale. Lo è in campo, con l'1 su 26 collezionato nel box dai tre… bombers (De Biase, Phelps, Nelson Bryant). E lo è nella gestione tecnica, che è riuscita… nell'impresa di sbagliare la compilazione dell'ordine di battuta. E così lo staff tecnico di Rimini è stato costretto a far uscire di partita al secondo inning il battitore designato Joshua Phelps indicato a referto come prima base ma… che aveva già fatto un turno come dh (mentre De Biase, sulla carta dh, s'era sistemato a difesa della prima base).
Dilettantoni!
TOP TEN DELLA QUARTA DI RITORNO – I dieci migliori, per rendimento (offensivo e difensivo), dello scorso week end nella IBL First Division:
Lanciatore: Darwin Cubillan (San Marino)
Catcher: Kelli Ramos (Nettuno)
Prima base: Robert Perez (Novara)
Seconda base: Mattia Bucchi (Godo-Verona)
Terza base: Luca Scalera (Parma)
Interbase: Brandon Chaves (Rimini)
Esterno sinistro: Johnny Carvajal (Grosseto)
Esterno centro: Laidel Chapelli (San Marino), a pari merito con Daniel Bittar (Grosseto)
Esterno destro: Rodney Medina (Parma)
Battitore designato: Orlando Munoz (Parma)
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