10 a IVAN GRANADOS e alla sua notte magica. Quando ha lasciato la splendida Puerto Cruz e l'isola di Tenerife per mettersi alla prova nella Italian Baseball League (decisamente più impegnativa rispetto alla pur decorosa Lega spagnola), non avrebbe mai immaginato di realizzare un'impresa come quella di venerdì scorso. Una "no hit" nei playoff, sfiorando addirittura il perfect game (soltanto due battitori avversari passati in base in nove inning: un bb e un colpito), è qualcosa di eccezionale. Performance assolutamente straordinaria se si considera che era il debutto di Granados nella post-season del massimo campionato italiano. Che si trattasse d'una serata speciale, gonfia di magìa, lo si era capito presto presto. Già dal primo inning. Quando ha inchiodato i primi tre battitori del Nettuno (Caradonna, Retrosi, Rosario) con tre strikeout. In sette lanci. Nell'inning successivo il "colpito" su Mazzanti, ma un attimo dopo Ivan è tornato padrone della scena mettendo a sedere Camilo e poi costringendo Kelli Ramos ad una battuta in doppio gioco. E così via… inning dopo inning, tra lo stupore del pubblico di San Marino e la frustrazione della squadra di Bagialemani (che comunque ha continuato a lottare aspramente). Fino a fare la "completa". Senza concedere neppure una battuta valida alla truppa nettunese. Non è stato necessario – da parte del manager sammarinese Doriano Bindi – fare ricorso a Staehley, a Palanzo o Avvento. E' bastato l'impressionante Granados di venerdì. Ha fatto tutto lui (ovviamente protetto da una difesa attenta e sicura). Una prestazione da record. Ma – con un pizzico di malizia – sorge un interrogativo: era proprio il caso di fargli fare tutti i 9 inning? Non sarebbe stato prudente risparmiarlo un po'? Siamo in avvio del round robin, il braccio di un pitcher va gestito con attenzione. Una "riflessione" che trova risposta immediata e convincente da parte di Mauro Mazzotti, il general manager della T&A San Marino. "Granados ha avuto un controllo totale della zona dello strike, al punto che ha lanciato l'intera partita senza neppure arrivare a cento lanci. Ne ha tirati 98. E poi, credo che a fine stagione – quando il braccio è perfettamente a posto e stai lanciando una no hit in una partita importante – un lanciatore lo tiri giù dal monte… con le bombe". Giusto. Quando un lanciatore sta andando alla grande, ed ha il totale controllo della situazione, non lo si toglie. Mai.
Mazzotti lo conosce bene, questo ragazzo venezuelano di venticinque anni con passaporto spagnolo. E' uno dei giocatori più interessanti della Nazionale iberica allenata proprio da Mazzotti.
9 a JAIRO RAMOS. Per il fuoricampo impressionante, da 150 metri, con il quale ha tolto dai pasticci (e da un'improvvisa paura) il San Marino al decimo inning del terzo estenuante braccio di ferro con il Nettuno. Una prodezza con la quale Ramos ha, probabilmente, salvato la stagione della squadra del Titano. E' sempre lui, Jairo. Non si smentisce. Sornione, furbo, opportunista, abile nell'autogestirsi. Gigioneggia, a volte. Forse per non dare troppo nell'occhio. E poi, alla sua età (il 21 luglio scorso ha compiuto i quarant'anni) – e con la carriera che ha alle spalle – non ha bisogno di spremersi più di tanto per dimostrare il suo valore. Conosce profondamente il "vecchio gioco", e i suoi trucchi. Il baseball per uno come Jairo non ha segreti. Sì, sì, va bene che i lanciatori avversari si concentrino intensamente su Willi Vasquez, su Carlos Duran, su Anthony Granato, e anche su Avagnina, Chapelli, Pantaleoni. Lui aspetta. E l'attimo fuggente lo afferra sempre, quando c'è da lasciare il segno e far vincere la propria squadra. Questi sono i giocatori che contano: quelli che sanno fare la cosa decisiva nel momento più importante. E sabato notte San Marino stava rischiando grosso. Lo squadrone che ha dominato la regular season era in sofferenza, ancora una volta in questo primo fastidiosissimo trittico di round robin: costretto da un orgogliosissimo Nettuno a non potere sprigionare tutto il suo potenziale. Una partita difficile, in rimonta, per un San Marino portato dai nettunesi agli extrainning. Con il pericolo di perdere la serie, eventualmente compromettendo la stagione. Momenti gonfi di inquietudine, sul 3 a 3. Pezzullo sale sulla collinetta, andando a rilevare Richetti (sul quale Pantaleoni aveva battuto valido). Gli capita Carlos Duran da affrontare. Ingaggia con lui una bella battaglia, Pezzullo ha la meglio e mette strikeout il vincitore della Tripla Corona 2010. Ma forse in quel duello (breve e tuttavia intenso) Pezzullo lascia un bel po' di energie nervose. Cosicchè, sul quarto lancio contro Jairo, la curva del pitcher del Nettuno non è abbastanza "cattiva": Ramos la inquadra bene, il suo giro di mazza è tempestoso e un missile attraversa il cielo nella notte sammarinese. Walk-off home run. Jairo è uno specialista di queste performances. E' il fuoricampo da 2 punti che permette al San Marino di vincere per 5 a 3. Fra i mille sospironi di sollievo di Bindi, di Mazzotti, di tutta la dirigenza sammarinese.
8 a SAMBUCCI e a BERTAGNON. La loro intensità, la loro determinazione sono la "fotografia" del baseball aggressivo del Cariparma. Una banda che ha energia, fisicità, temperamento, solidità mentale. Una banda di "contattisti" che tengono costantemente sotto pressione i lanciatori. Fino a metterli in affanno e a sfinirli. Quella di manager Gerali è la squadra con il lineup più continuo. Dove battono tutti. E dove Riccardo Bertagnon – ottavo uomo dell'ordine di battuta – ha la forza di decidere una partita con un "solo homer" al decimo inning. Oltre a proporsi nei playoff con un 333 di media-battuta che è notevole se consideriamo che Bertagnon ha già alle spalle (o meglio, sulle gambe) 44 partite da catcher in questa stagione.
Manager Gerali riconferma nei playoff Alex Sambucci nella posizione numero 4 dell'ordine di battuta. Ottenendone risposte estremamente positive. A dimostrazione che si tratta di una felice intuizione. Sambucci, coinvolto e responsabilizzato nel ruolo di cleanup, l'ho visto motivatissimo. E sorretto da una forte carica. La sua mazza ha… preso fuoco nel primo trittico del round robin e – per due volte – ha bruciato Bologna. Sette battute valide (con 1 doppio) in 12 turni. Sambucci, con uno strepitoso 583 di average, esce dalla prima settimana del girone di semifinale come miglior battitore dei playoff. Davanti al fortitudino Juan Carlos Infante, l'unico battitore della Fortitudo veramente intenso e regolare.
7 a BURLEA e a DA SILVA. Il gigante rumeno del Cariparma è sempre più convincente. Questa era – per lui – la stagione della verità. Il Club di Rinaldi e Fochi aveva investito su Burlea tre anni fa. Prospetto interessante. Un 2009 di timido assaggio, un 2010 da 5 partite vinte e 6 perse, dunque senza quel salto di qualità che a Parma si aspettavano. Hanno provato a dargli ancora fiducia. E quest'anno la svolta, il boom: 9 partite vinte e 3 perse in regular season in 13 gare da "partente", 63 strikeout, 2.00 di ERA. Impatto con il round robin firmando una partita molto sicura a Bologna: 7.2 riprese lanciate, 2 strikeout, 2 basi su ball, 5 valide concesse, nessun punto subìto. Lasciando poi il mound a Justin Cicatello, risultato statisticamente il "vincente" in virtù dell'homer di Bertagnon.
Thiago Da Silva ha fatto gli "straordinari" in un San Marino che ogni settimana – dalla terza settimana di giugno – deve studiare e inventarsi una strategia per coprire il buco dell'indisponibilità del suo primo pitcher straniero, Henry Bonilla. In avvo di round rbin manager Bindi ha scelta di utilizzare Da Silva come partente in gara1 a Nettuno e come "rilievo lungo" (dopo i tre inning dfi Martignoni) nella partita del sabato notte. Ed è stato davvero un rilievo lungo, in una gara andata agli extrainning. Complessivamente Da Silva ha lanciato 11.1 riprese nel giro di quattro giorni. Con 1 partit vinta e un ottimo 0.79 di ERA.
5 alla FORTITUDO BOLOGNA. Per la gestione poco logica, poco comprensibile di un lanciatore di interesse nazionale come Matteo D'Angelo. Sia chiaro: non vuole essere un'accusa nei confronti della Società bolognese, che di meriti ne ha acquisiti tanti in questi anni. Ma è una riflessione che mi sento di fare. Ho la sensazione che D'Angelo sia trattato in Fortitudo come fosse l'ultima ruota del carro o quasi. E non soltanto dallo staff tecnico… E la cosa mi pare strana, considerando che il cartellino di Matteo (di proprietà della Fortitudo) ha un valore che si aggira sui 30 mila euro.
Lui è rientrato in Italia, al termine del quarto anno di scuola (e di baseball) alla Winthrop University. E' rientrato a metà giugno per fare due mesi di stage in un'azienda: esperienza che gli serve per preparare la laurea in International Business Administration (a proposito: Matteo è stato indicato fra i 10 migliori studenti della Big South Conference. Vale a dire: un ragazzo italiano è più bravo, più rigoroso negli studi di 250-300 ragazzi americani fra quelli che giocano a baseball in quella Conference che comprende 12 Università). Dovrà rientrare a Winthrop il 22 agosto. Quando è tornato in Italia, il 15 giugno, si dichiarò immediatamente disponibile per la Fortitudo. "Va bene, vieni ad allenarti, poi vediamo…", all'incirca gli hanno detto così. Insomma, ho l'impressione che Matteo D'Angelo non sia stato accolto con grande entusiasmo. Anzi, mi pare che ci sia stata una certa freddezza. Strano, trattandosi di un pitcher che ha partecipato con la maglia azzurra della nazionale maggiore a 2 Mondiali (era proprio Matteo il pitcher partente, quel magico giorno del novembre 2007, quando l'Italia clamorosamente sconfisse per 6-2 gli Stati Uniti imbottiti di professionisti) e un Europeo. Io penso che altri Club avrebbero fatto salti di gioia, o quasi, sapendo di poter utilizzare per più di due mesi un lanciatore della Nazionale! D'Angelo è stato mandato sul monte dalla Fortitudo Unipol il 9 luglio, in trasferta, a Nettuno, in una partita difficile, persa da Barth Morreale "partente" (5 punti subìti, anche se 1 solo pgl, in 3.2 riprese). Quella sera D'Angelo – usato come primo rilievo – in 2.1 rl non subì alcun punto. Zero di ERA. Successivamente, nel trittico del 15 e 16 luglio a Bologna contro Grosseto, è stato tenuto a scaldare il dugout mentre altri 8 lanciatori sono scesi in campo. Lo si è rivisto sulla collinetta la sera del 23 luglio, al Falchi contro i Knights: 2 inning, 2 punti subìti ma sarebbe stato lui il vincente d'una partita che invece, all'ultimissimo inning, l'Unipol perse a causa della chiusura infelice affidata a Langone. Nel trittico contro Rimini, dove si sarebbe anche potuto dare spazio a chi giocava di meno, 1 solo inning per D'Angelo in gara3 (partita vinta 9-0), nessun punto concesso. In totale 5.1 inning in un mese e mezzo. Allenandosi tutti i giorni, dopo sette-otto ore di lavoro nell'azienda modenese dove fa lo stage. La disponibilità non è mai mancata. Matteo ci tiene a giocare, anche per meritare la convocazione in azzurro in vista dei Mondiali di Panama (la Nazionale si preparerà in Florida, che dal South Carolina – dove si troverà Matteo – si raggiunge in un attimo o quasi).
Gara3 del round robin tra Unipol e Cariparma. Viene detto a Matteo di prepararsi a fare il closer. Già non è semplice entrare psicologicamente in questa dimensione quando si è stati abituati in questi anni a fare il partente o il primo rilievo, ma almeno andava messo nella condizione di cominciare lui quello che doveva essere il "suo" inning. Normalmente un closer inizia l'inning. Stavolta no, ancora Morreale in apertura della nona ripresa. A subìre un singolo di Dallospedale. Così, D'Angelo è stato fatto entrare quando già c'era un corridore in base. E il turno forte del Cariparma (Medina, Sambucci, Munoz) ad aspettarlo. E' vero, è andato male. Tre battitori, tre valide (con un doppio). Ma forse è anche naturale: quando un lanciatore sale sul monte per appena cinque inning nello spazio di un mese e mezzo, è poi difficile avere il ritmo-partita…
4 a ROSARIO. In un Nettuno che fa soffrire le pene dell'inferno al San Marino, spicca (in negativo) lo sconcertante 0 su 10 di Olmo Rosario. Ma… gliel'hanno spiegato che sono cominciati i playoff? L'anno scorso lui giocava in Sicilia e a questo punto della stagione era già in vacanza… Non ha avuto neanche la lucidità e la concentrazione per capire un segnale di "squeeze play" nel decimo assalto nettunese di gara3, con due corridori sulle basi e 1 out. Poi, ha pensato bene di battere in doppio gioco! Vi lascio immaginare l'incazzatura di Ruggero Bagialemani.
Domandina: cos'avrebbe fatto il Nettuno (che comunque una partita – in casa – l'ha vinta) se Olmo Rosario nelle due gare di San Marino si fosse espresso anche "soltanto" al 50{947471b319fcfc17ee58fe31e0e3b187459371bac22f8f456d2c94c4a7f47895} del proprio potenziale? Discorso che coinvolge anche Juan Camilo, appena 1 su 7 e neppure un RBI. Ma non dovrebbero essere gli stranieri a fare la differenza?
3 al BENZINAIO. Chi? Sì, il benzinaio di Serravalle. Un po' più in giù dallo stadio del baseball di San Marino. Sta vivendo nel terrore – ogni volta che la T&A gioca in casa – che una pallina battuta da Jairo piombi nella notte a sfasciargli il distributore.
2 alle DESIGNAZIONI ARBITRALI. Ma a Nettuno arbitra sempre Roberto Giachi? Sarà anche bravo (forse sì, forse no, a me pare più no che sì…), però sto constatando che ha già diretto 8 volte il Nettuno in questa stagione. E sette volte allo "Steno Borghese". Un po' strano. Anche Fabrin e De Notta hanno diretto più di altri il Nettuno. E' vero che in IBL ci sono diversi arbitri nettunesi e ai quali pertanto non è concesso di arbitrare a Nettuno, però… mi vien da pensare che il CNA abbia scarsa fantasia nelle designazioni. Se di fantasia si tratta.
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