Nel dubbio, loro te la buttano fuori. Di prepotenza. Loro sono i "Titano Bombers", vale a dire la banda di battitori più tempestosa della Italian Baseball League. Quando vogliono, possono "massacrare" chiunque. Volano in finale-scudetto. Artigliano la sola vittoria che mancava per avere la qualificazione matematica e lo fanno nella maniera più imperiosa, più suggestiva. Con 5 fuoricampo! Dentro una partita da 15 valide e 12 punti. Una dimostrazione impressionante di forza, di consistenza, di certezze.
Cinque homerun in una partita. Performance straordinaria. Quattro "solo homers", cioè tuti da 1 punto: Anthony Granato immediatamente, in avvio di gara, sul secondo lancio di Cillo, poi Jairo Ramos al 3° inning, Carlos Duran al 5°, ancora l'inesorabile e implacabile Jairo Ramos al 7°. E chiusura in grande stile con i fuochi d'artificio preparati da Francesco Imperiali: il suo fuoricampo nell'ottavo assalto sammarinese è da 3 punti. Un tourbillon spaventoso di palline scaraventate fuori dallo stadio di Serravalle, giù verso la Riviera.
Questo San Marino confeziona homerun con una naturalezza disarmante. Sono già 52, quelli realizzati prima della serie finale per lo scudetto. Cinquantadue. Scavalcato proprio il Bologna, che nel 2009 ne produsse 51 ma in totale stagionale (comprese cioè le cinque gare di finale). L'immagine che il San Marino offre – in questa sua strepitosa stagione 2011 – è quella d'una squadra che può fare tutto ciò che vuole.
Ieri sera in un attimo era già sul 2-0. Tanto per far capire chi è. San Marino ha cominciato la sua prestazione offensiva con un fuoricampo e un doppio. Poi, ha lasciato vivere la Fortitudo. Non voleva farle del male. Cosicchè… ha subìto un big-inning da 5 punti per uno sbandamento di un Ivan Granados non propriamente concentrato e andato in stato confusionale nella terza ripresa. Sotto nel punteggio (2-5 al 3° inning e successivamente 5-6 dopo il sesto attacco di Bologna), il San Marino ha fatto la faccia truce ed ha aumentato l'intensità. Disintegrando una Fortitudo che – alla distanza – non ha retto l'urto ed ha anche commesso grossi errori difensivi. Presa a bastonate, la formazione di Nanni è stata spinta all'inferno.
Per due terzi di gara i Titani di manager Doriano Bindi non hanno messo il muso avanti, recuperando il 2-5 e agganciando Bologna sul 5-5, per poi tornare dietro di un punto. Come volessero tenere la partita in bilico… (con un orecchio, forse, chissà, ad ascoltare le informazioni che arrivavano da Parma…).
Ma dare una mano alla Fortitudo attuale – non in salute, ammaccata, con poca adrenalina – diventerebbe difficile anche volendo.
Cosicchè, quando il San Marino ha spinto un po' di più… la squadra felsinea – già in affanno – è stata spazzata via. Il rilievo effettuato da Nick Pugliese, salito sul monte di lancio al settimo inning, è stato da incubo. Totale sofferenza. Pugliese non è in condizione, si vede chiaramente. Viene da un infortunio che gli ha tolto ritmo e certezze. Ha affrontato sette battitori: ha subìto un "solo homer" da Jairo Ramos, ha concesso un singolo a Vasquez, un singolo ad Avagnina e la base su ball a Imperiali. Poi, a distruggerlo e a… mettere definitivamente in ginocchio la Fortitudo è arrivato un erroraccio del terza base Joe Mazzuca su una battuta di Simone Albanese. Forse Mazzuca è stato ingannato da un rimbalzo della pallina, non se l'aspettava o non era pronto, sta di fatto che Albanese sarebbe stato il terzo out il terzo out senza l'infelice intervento di Mazzuca. E invece è entrato il punto del sorpasso sammarinese (7-6). Poco dopo, anche l'8-6, quando a basi piene è stato concesso il passaggio gratis in prima a Granato: punto automatico di Avagnina (che era arrivato in terza per l'errore di Mazzuca, il cui errore dunque ha provocato 2 punti). All'ottavo inning il crollo psicologico di Bologna, con Yulman Ribeiro legnato e"massacrato": singoli di Duran, dell'impietoso Jairo Ramos, di Avagnina e il fuoricampo da 3 punti di Francesco Imperiali. San Marino in Paradiso. San Marino in finale.
Fortitudo in ginocchio. Delusa. Senza forze. Con il morale sotto i tacchi. Probabilmente per sei inning s'era anche illusa. La realtà è che – in questo momento di difficoltà e poco fortunato – il gruppo di Nanni fa quel che può. E non è tanto. Ha un lineup debole, da 7 valide. E la difesa non può sempre sopportare il peso di tutto: in gara1 era riuscita a limitare i danni (con 3 "doppi giochi" e altre belle cose), stavolta è franata commettendo 4 errori. Addirittura 3 di Infante, un fatto che ha dell'incredibile, proprio Juan Carlos che normalmente è il miglior difensore dell'Unipol.
A proposito di errori: il tiro per terra di Infante al quarto inning sarebbe probabilmente stato raccolto in allungamento (e dunque "corretto") da Daniele Malengo. Come già avvenuto altre volte nel corso della stagione. Ma… stavolta Malengo non c'era. Stranamente per sette inning è rimasto nel dugout, lui che è il miglior prima base della squadra nonchè uno dei pochissimi battitori affidabili della Fortitudo in questo round robin! Misteri del baseball…
Un altro mistero è il "buco nero" nel quale s'è cacciato Edgard Clemente. L'ex-majorleaguer era stato ingaggiato per fare la differenza, ma nella fase più importante del campionato sta battendo con un "fantastico" 152 di average. E con una percentuale-slugging (273) che è inferiore alla media-battuta di 10 giocatori del San Marino! Un Clemente così meriterebbe l'oscar dell'inconsistenza. Sta riuscendo a rivalutare un poco (ma solo un pochetto…) Julio Ramirez. Che non è un leader neppure lui, né un trascinatore, ma – almeno – si sta applicando con una certa continuità in queste settimane.
La Fortitudo Unipol, dopo un così doloroso ko, è da considerare fuori dalla finale? Molto probabile, anzi quasi sicuro. Ma c'è un "quasi" a tenere in vita qualche speranziella fortitudina. Potrebbe ancora farcela. Come?
Allora, primo punto: bisogna ovviamente che la squadra di Marco Nanni vinca stasera la terza sfida contro San Marino. Possibile. Si presume che Bindi, manager dei Titani, decida di utilizzare un certo numero di seconde linee (soprattutto sul monte di lancio) per risparmiare i suoi big in proiezione delle Italian Series. Secondo punto: deve verificarsi una vittoria del Cariparma, in gara3 contro Nettuno.
Bene: se vengono rispettati questi due punti Bologna, Nettuno e Parma concludono il round robin a pari merito in classifica:4-5.
Situazione di parità anche nella classifica avulsa (vittorie e sconfitte nei confronti diretti fra queste tre squadre).
Dovesse verificarsi tutto ciò, il regolamento prevede che – a passare il turno – sia la squadra con il minor numero di punti subìti.
In questo momento la Fortitudo è a quota 26 punti subìti (avendo già affrontato i trittici con Cariparma e Nettuno); il Nettuno (prima di gara3) è a 18 punti subìti; il Cariparma 21.
E' evidente che più il punteggio della partita di stasera al "Cavalli" sarà alto, più aumenteranno le chances di Bologna. E' la sola condizione perché la Fortitudo possa entrare in finale. Però, è difficile: considerando che gara1 (a Nettuno) è stata vinta dalla Danesi per 4 a 3 e che la partita di ieri sera a Parma la formazione nettunese se l'è fatta sua con il punteggio – anch'esso basso – di 5 a 2.
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