Riflessioni sul round robin della IBL 2011. A qualificarsi per le Italian Series di quest'anno sono state, dunque, T&A San Marino e Danesi Nettuno. Giusto. Anzi, giustissimo. Sono le due squadre che hanno maggiormente meritato. Il San Marino di manager Bindi per il cammino regolare, per la sua solidità, per i suoi homerun, per la sua sicurezza durante tutta la stagione: 37 partite vinte, 14 perse (31-11 in regular season con conseguente primo posto; 6-3 nel round robin e anche lì primo posto). Indubbiamente il team più consistente. Il Nettuno ha meritato in virtù di uno straordinario crescendo, per l'aggressività del suo baseball, per come ha saputo tenere il campo nel round robin e per quell'incredibile "carattere" che ha permesso alla banda di manager Bagialemani di recuperare, rilanciarsi e infine stupìre il baseball italiano con un clamoroso sweep inflitto al Cariparma (due vittorie a Parma!). Ci vuole qualcosa di speciale dentro, per continuare a dare battaglia e a credere nell'impresa quando tutto sembrava già finito. La rimonta dei nettunesi, da 1 vittoria e 4 sconfitte a 5 vittorie e 4 sconfitte, va considerata un autentico capolavoro.
LA CONFERMA E LA RIVELAZIONE – Il San Marino è stato costruito per vincere. La prima mossa, nell'autunno 2010, è stata quella di aggiungere ad un cast dirigenziale già robusto la professionalità e la concretezza di Mauro Mazzotti. Ingaggiato con l'incarico di general manager. L'uomo-mercato della T&A ha portato sul Titano "vecchi draghi" di vasta affidabilità e mentalità vincente come Jairo Ramos, Laidel Chapelli, Darwin Cubillan, poi il suo fedelissimo Lorenzo Avagnina e dalla Spagna il venticinquenne lanciatore comunitario Ivan Granados che fa parte della Nazione spagnola allenata proprio da Mazzotti. E' andato sul sicuro, San Marino. Privilegiando esperienza e consistenza. Anche nel ritorno (importante) di Willi Vasquez. Una campagna-acquisti lucida, sapiente, completata dagli arrivi di giovani "seconde linee" come Mattia Reginato, Peter Avvento, Christian Staehley, "prospetti" in cerca di spazio e di successo.
Un cast solido e di qualità. Immediatamente considerato – da tutti – il più forte. Manager Doriano Bindi e i suoi collaboratori hanno gestito con equilibrio questo gruppone, dosandone sapientemente le energie lungo il percorso da metà aprile fino al termine del round robin. Il San Marino, in tranquillità, ha ottenuto perfettamente ciò che doveva ottenere. Bravo. Limpida conferma di uno spessore che tutti avevamo previsto. Ma non si può aggiungere altro, perchè ora c'è il vero obiettivo di partenza da conquistare: infatti "questo" San Marino potente, completo e dal fuoricampo facile… è condannato a vincere lo scudetto. E' stato costruito in tal senso.
La Danesi Nettuno, invece, è la squadra-rivelazione dell'anno. Volata lassù, oltre ogni aspettativa. Molto oltre quelle che erano considerate, in avvio di stagione, le sue potenzialità.
Parlare dell'orgogliosa banda di Ruggero Bagialemani e dei "monelli" di Nettuno significa raccontare una favola. La favola moderna di un gruppo che in partenza sembrava destinato al quinto posto. Eh sì, il Rimini di Brandon Chaves, di Josh Phelps, di Bryant Nelson, di Max De Biase, nonché di Chiarini, Patrone, Marquez, Sikaras, Santora, Crociati, era decisamente più quotato e considerato del Nettuno (e forse non soltanto del Nettuno…). Poi, le cose sono andate diversamente. Dopo un girone d'andata caratterizzato da luci e ombre (11 partite vinte e 10 perdute), i nettunesi hanno preso coraggio e acquisito certezze. Gli equilibri in campo sono migliorati. La squadra ha espresso una più precisa identità tecnica. La "fame di successo" ha fatto il resto. Quattordici vittorie nel girone di ritorno della regular season. Il 10-9 nella Casa dei Pirati di Rimini il 16 luglio e il 2-1 contro Parma allo Steno Borghese il 21 luglio sono state le partite-chiave, quelle della svolta, quelle dell'esaltazione di un gruppo che a quel punto ha fortissimamente voluto i playoff. Ha capito di avere dei valori. Questa Danesi, recuperando il proverbiale "orgoglio nettunese", ha saputo gettare il cuore oltre l'ostacolo. Ha saputo mascherare, con il temperamento, con il monte di lancio, con la difesa e con la tattica, i limiti – evidenti – del box di battuta. Dimostratosi più "squadra" del Rimini, il Nettuno è entrato lanciatissimo nei playoff artigliando il quarto e ultimo posto utile. Sulle ali dell'euforia e della convinzione, ha osato sfidare le grandi. Lo ha fatto con la voglia ed il gusto di sentirsi grande. Tanto entusiasmo, ma anche la capacità di giocare sotto pressione nelle battaglie punto a punto. Come in occasione di quel 4-2 contro San Marino che fece impazzire il 2 agosto i 3000 dello stadio nettunese, in estasi per i lanci di Kris Wilson e di José Escalona. Un impatto forte sul round robin. Le successive quattro sconfitte di fila rischiavano di essere un duro contraccolpo e di soffocare gli slanci della baldanzosa banda di Bagialemani. No, non è stato così. La favola della Danesi è continuata. Sembrava spacciata, dopo la beffa atroce di quel 3-4 contro l'Unipol il 10 agosto e il successivo scivolone del 12 agosto a Bologna. Da quella notte la squadra di Ruggero Bagialemani non ha più perso. Producendosi in una rimonta ai confini dell'impossibile.
Nettuno, la città del baseball, ha scoperto in ragazzi come Mirco Caradonna, Vinicio Sparagna, Renato Imperiali, Ennio Retrosi "nuovi eroi" assieme ai quali esaltarsi e sognare. Poi, il momento magico di Fernando Gutierrez lo spagnolo che sembrava camminare ai margini, nell'anonimato. All'improvviso quel grande lampo d'orgoglio, al Falchi, nella sua primissima partita da "partente". A riaccendere la luce davanti agli occhi dei nettunesi. E le battute di Juan Camilo, di Sparagna e di Rosario, hanno trasmesso nuovo coraggio e ancora tanti pensieri positivi. Quei pensieri positivi che hanno sorretto il Nettuno in una partita memorabile, quel 4-3 al decimo inning, partendo da una situazione di 0-3, contro il Cariparma il 17 agosto. Ancora il sempre più sorprendente Fernando Gutierrez sugli scudi, quell'incredibile notte, rilievo vincente nell'extrainning deciso dai singoli di Paolino Ambrosino e di Ennio Retrosi. Davanti a 3500 spettatori. E lì, in quella crudele sconfitta, il Cariparma (già in flessione nel box di battuta) ha lasciato tante energie nervose. Dopo quel ko, i giocatori di Gerali hanno dimostrato di non esserci più con la testa. E le due gare al "Cavalli" hanno firmato il trionfo nettunese e il clamoroso ingresso nella finale-scudetto d'una squadra che nessuno aveva pensato potesse arrivare fin lì. Nessuno in Italia. Tranne il suo allenatore, Ruggero Bagialemani.
IL CAPOLAVORO DI RUGGERO – Sì, potete discuterlo e criticarlo fin che volete per le proteste, le discussioni con gli arbitri, per qualche sceneggiata al di fuori dalle righe, per le squalifiche. Sono cose che fanno parte del suo carattere passionale, del suo modo di vivere istintivamente e visceralmente le partite. Fotografano – sotto un certo aspetto – la fierezza tutta nettunese di chi da una vita si porta dietro il soprannome di "er pantera". Discutetelo pure. Però nessuno può permettersi di mettere in dubbio le capacità di Ruggero Bagialemani.
Chi segue il baseball da… un po' di tempo, sa benissimo chi è. E' stato un "grandissimo", quand'era giocatore: uno dei più bravi di tutti i tempi, recordman di presenze in nazionale (195), una carriera da interbase-terza base tutta a Nettuno e per il Nettuno, dal 1978 al 1999, con 1338 battute valide, 863 punti battuti a casa, 1491 potouts, 2644 assistenze. Io penso che Ruggero meriterebbe di entrare nella Hall of Fame della FIBS.
Da allenatore è personaggio passionale, un istrione, un abile motivatore, ti coinvolge, ti trasmette la sua carica. E' diverso dagli altri managers. Non gli piace la routine. Ama improvvisare (nel senso positivo) e dunque sorprendere. E' per un baseball "vivo". Ha il coraggio, come nessun altro, di lanciare i giovani: lui prende dei diciassettenni, dei diciottenni, dei diciannovenni e li fa giocare. Li butta in mischia. Senza paura. Nella massima serie. Ovviamente, se sono prospetti interessanti. Ci lavora sopra. Li responsabilizza. Li fa maturare in fretta. Sotto questo aspetto, un allenatore così è un "patrimonio" per il Nettuno BC e per il baseball italiano.
Istintivo, sì. Ma al tempo stesso Ruggero è anche buon tattico. Lo si vede da come muove gli uomini sulle basi, dalla dinamicità del suo baseball, dal gioco corto. E per come sfrutta al meglio le non tante battute valide di un line up da 205 di average. E soprattutto la mano dell'allenatore si nota nella organizzazione della difesa. In particolare, dopo recenti aggiustamenti (gli spostamenti di Caradonna in seconda base, Olmo Rosario shortstop, Renato Imperiali in prima), Bagialemani ha ottenuto dal "diamante" un eccellente equilibrio. Al punto che nel round robin il Nettuno ha spresso la miglior percentuale difensiva fra le quattro semifinaliste: un 981 davvero notevole. Indubbiamente una dote importante di "er pantera" è la capacità di fare necessità virtù.
E dunque, questa squadra del Nettuno non è soltanto temperamento, spirito da battaglia, entusiasmo, esaltazione. Il Nettuno è anche gioco sulle basi (vedi, basi rubate, "batti e corri"), è organizzazione difensiva (appena 9 punti concessi nelle ultime 4 partite, tutte vinte), è l'abilità di guadagnarsi basi su ball (40 nelle 9 gare del round robin, 194 in regular season). Il Nettuno è anche, ovviamente, una buona gestione del monte di lancio: 0.00 di ERA per Gutierrez nel round robin, 1.42 per un Escalona attualmente molto efficace, 1,74 per il sempre affidabile Wilson, 2.38 per Remigio Leal 48 anni e tanta classe, 3.00 per un Carlos Richetti in fase di vigoroso rilancio.
A proposito di lanciatori. Questa del Nettuno e del suo clamoroso balzo in finale-scudetto è anche la favola di Massimiliano Masin, detto "Catozza". Un giocatore che ha una storia importante con la casacca del Nettuno addosso, cominciata ventitre anni fa. Una storia che – partita appunto sul finire degli anni '80 – abbraccia gli anni '90 e il primo decennio del nuovo millennio. Attraverso 349 partite e 1599 inning lanciati, dal 1988 al 2010, e cinque scudetti, tre Coppe dei Campioni, due Coppe Italia, tre Coppe Ceb, due Supercoppe europee. E un record personale di 14-4 nel campionato 1990. Ma nell'inverno scorso non era certo che "Catozza" Masin rientrasse ancora nei piani del Nettuno Baseball Club. Sembrava al tramonto, la sua carriera. Appena 17 riprese lanciate nel 2010, una partita vinta e due perdute, 7.27 di media PGL. Invece è rimasto. Nel roster della Danesi anche per la stagione 2011, la sua ventiquattresima con la squadra nettunese. Una prima parte passata, molto, nel dugout. Sì e no un paio di inning in tutto il girone d'andata. Poi, i problemi fisici di Carlos Richetti. Situazione delicatissima. E manager Bagialemani chiede al suo veterano di tornare in battaglia. Masin si fa trovare pronto. Di colpo cinque inning (5.2 per la precisione) tutti d'un fiato per un sofferto successo contro i Knights (13-11) a Verona. Masin riassapora anche il gusto di vincere una partita. Il 25 giugno a Grosseto – in assenza di Richetti – Masin sale sul monte addirittura da "partente": 6 inning, e mette la firma su una partita dominata dal Nettuno (12-2) e chiusa su monte da Andreozzi. Ci prende gusto, "Catozza".Torna a sentirsi protagonista, a 42 anni. E batte anche la Fortitudo Unipol, con altri 6 inning da partente, il 9 luglio Nettuno, nella partita in cui riappare timidamente (0.1 rl) Richetti. Si arriva a metà luglio, al successo-chiave di tutto il campionato del Nettuno: quello realizzato a Rimini, il 10-9 con Masin partente per 4 inning, Pezzullo rilievo da 5 riprese e un orgoglioso Richetti vincente nell'extrainning. Altre 5 riprese da partente per Masin il 23 luglio, lancia bene, però il Nettuno cede al Cariparma. Chiude la regular season con 3 inning da partente a Novara, dove a vincere è un Richetti in grande recupero. Masin rientra nei ranghi, umilmente. Solo 5.1 rl nel round robin. Ma se, in situazione d'emergenza, ci sarà ancora bisogno di lui – nell'Italian Series – il suo contributo non mancherà. Fra un paio di settimane "Catozza" farà i 43 anni. Vuol farsi un regalo.
SAN MARINO, LA CORAZZATA – Può fare punti in qualunque momento. Può buttarla fuori quando vuole, ma sa anche – disciplinatamente – giocare per la battuta di contatto, per il singolino giusto, per un "sacrificio", per fare avanzare un "corridore". Il San Marino è squadra che produce un baseball logico. Fatto di sostanza. Figlio dell'esperienza. E si sa che nel baseball – sport intelligente e complesso – l'esperienza ha un "peso" considerevole. E' fondamentale, a certi livelli. Gente come Jairo Ramos e Laidel Chapelli (classe 1971 entrambi), come Darwin Cubillan, Henry Bonilla e Luca Martignoni giocano da una vita. Ma anche Giovanni Pantaleoni, Anthony Granato, Carlos Duran, Willi Vasquez hanno un bel po' di baseball alle spalle…
San Marino è terrificante nel box di battuta. I numeri – alla vigilia delle finali scudetto – parlano di 52 fuoricampo (45 nella 42 gare di regular season, 7 nelle 9 partite del round robin), più 99 doppi e 9 tripli. Per un totale di 108 battute extrabase in 51 partite.
Curiosità: c'è un avvincente derby venezuelano fra sammarinesi per determinare il miglior fuoricampista della stagione. In questo momento, dopo regular season e round robin, Jairo Ramos e Carlos Duran sono al comando – appaiati – con 9 jonron. Segue a quota 8 Willy Vasquez.
Ben sette giocatori dei "Titano Bombers" hanno battuto oltre 300 di average nel round robin: Jairo Ramos e Francesco Imperiali 357, Laidel Chapelli 351, Anthony Granato 333, Mattia Reginato 333, Giovanni Pantaleoni 306. Inoltre, Riccardo Suardi 500 (però con poche apparizioni).
L'INCREDIBILE JAIRO – Sornione, smaliziato, opportunista. Conosce tutti i trucchi del mestiere, Jairo Ramos. Venezuelano naturalizzato italiano. Un mancinaccio perfido per tutti i lanciatori, con la sua furbizia e quel giro di mazza che continua ad essere impressionante. Passano gli anni (e Jairo ne ha compiuti 40 un mese fa) ma l'occhio sulla palla, l'intuito, i riflessi, il tempismo, la frustata dei polsi, l'arco perfetto del suo swing, sono sempre quelli del grande battitore: non hanno perso nulla della loro efficacia, della loro magìa. L'uomo di La Guaira (Venezuela), una carriera professionale cominciata nel 1991 con i Medicine Hat squadra affiliata alla franchigia dei Blue Jays, è in Italia dal 1999. Una vita in Maremma, sempre con statistiche offensive ragguardevolissime. Poi, Bologna l'anno scorso e San Marino quest'anno. Decisamente una stagione speciale, questa, per Jairo: proprio allo Steno Borghese di Nettuno, dove è andato in scena per la primissima volta l'All Star Game italiano, il battitore della T&A San Marino ha vinto l'Home Run Derby. E quel 714 di percentule slugging fatto registrare nel round robin di questa post-season è fra i più alti della sua lunga carriera italiana. Arrivò anche a 800 nelle semifinali 2000 (ma… in una serie di tre sole partite), più significativi il 789 delle semifinali 2007, il 744 del campionato di serie A1 1988 (giocò 18 partite) e il 773 sempre di quell'anno nelle cinque gare di semifinale.
MANCINI E SWITCH – A parte la potenza e la concretezza, il line up del San Marino propone evidenti difficoltà alle squadre avversarie per l'alternanza di battitori destri, mancini e battitori switch (ambidestri). Guardiamolo, quest'ordine di battuta: Granato switch, Pantaleoni destro, Duran mancino, Jairo mancino, Vasquez switch, Chapelli destro, Avagnina mancino, Francesco Imperiali destro, Albanese destro. Il Nettuno non ha questo vantaggio: nel suo line up c'è un solo mancino (Camilo), più Kelli Ramos che è switch hitter.
LE STRATEGIE – E se Bindi cominciasse l'Italian Series con Da Silva? Facendo poi chiudere la partita di venerdì a Cubillan? Può permetterselo, perché gara3 andrà in scena dopo sei giorni e dunque non dovrebbe esserci alcun problema di recupero per il braccio forte di Thiago Da Silva. In questa maniera il manager del San Marino darebbe ulteriore tempo all'appena recuperato Bonilla di ritrovare condizione e ritmo per il debutto in gara4.
Bagialemani in gara2 potrebbe giocarsi Richetti, che ora appare molto carico sulle ali dell'esaltazione per la grande partita vinta sabato a Parma (con Masin buon rilievo). In questa maniera il manager nettunese potrebbe utilizzare Escalona come closer di Wilson venerdì in gara1 e successivamente come partente in gara3 l'1 settembre.
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