Bindi: "Come addomesticare Nettuno? Andando sul 2-0"

Di lui si parla poco. Troppo poco, in rapporto ai meriti che Doriano Bindi ha acquisito in tanti anni alla guida del San Marino Baseball. Se l'antica terra della Libertà propone una squadra che è diventata una bella realtà di questo sport, se nello spazio di sei anni il club sammarinese di baseball ha vinto uno scudetto nel massimo campionato italiano (2008), una Coppa dei Campioni (2006), due Coppe Italia (2006 e 2009), raggiungendo inoltre altre due finali-scudetto (perdute, contro Bologna, nel 2005 e nel 2009), evidentemente il lavoro umile e appassionato del suo allenatore è stato efficace e importante. Ha lasciato il segno.
Da questo week end, sul diamante di Serravalle, venerdì alle 19,30 e sabato alle 21, Bindi piloterà il San Marino sulle strade di un'altra finale. A caccia del secondo scudetto.

Tuttavia, Doriano Bindi è sempre stato poco pubblicizzato. Perché? Perché è il prototipo dell'antipersonaggio. Lui non cerca la ribalta, non cerca clamore. Non concede molto di se stesso, a livello mediatico ad esempio. Non sentirete mai Doriano prodursi in esternazioni o in polemiche, non lo vedrete mai mettersi in cattedra.
Il capo allenatore del San Marino Baseball è l'immagine del buon senso. Basta conoscerlo un po' per avere – immediatamente – l'idea d'una persona che ha nella calma e nell'equilibrio due grandi doti.
Sammarinese vero. Nel senso che è nato nella Repubblica di San Marino. Ma aveva appena 6 mesi quando esigenze famigliari lo portarono lontano, dall'altra parte della luna, negli Stati Uniti dove ha vissuto per diciotto anni. E' tornato nell'amata Repubblica del Titano nel 1977. E dal 1995 allena il San Marino Baseball (promosso l'anno precedente nel campionato italiano di serie A1). Attraverso quest'intervista, vogliamo farvi conoscere meglio Doriano Bindi. Come uomo e come allenatore.

Quali certezze accompagnano il San Marino e quali i pericoli che può incontrare in questa serie con il sorprendente Nettuno?
"I pericoli ci sono sempre, soprattutto quando se lì in finale e vai a batterti per la conquista di un titolo. Anche i tuoi avversari lo vogliono, il titolo. Nel caso specifico, il Nettuno è arrivato alla finale con pieno merito ed è sorretto da forti motivazioni. Non è stato aiutato dalla fortuna o da situazioni favorevoli: ha avuto la solidità mentale per esprimere una energica rimonta, vincendo quattro partite consecutive, tre delle quali contro i campioni d'Italia 2010 del Cariparma. E dunque i nettunesi meritano grande rispetto. Sulla carta, noi siamo più forti. Lo dimostrano chiaramente i precedenti confronti: fra regular season e playoff abbiamo battuto sette volte il Nettuno in nove partite. Noi siamo i grandi favoriti, inutile nasconderlo. Però non è mai semplice vincere quando parti con i favori del pronostico. Ricordo che nel 2008 era il Nettuno a godere di maggiore considerazione, erano favoriti loro alla vigilia. Lo scudetto, alla fine, lo vincemmo noi".

Il San Marino è stato costruito per vincere. Ha dominato la stagione, con 37 partite vinte su 51. E' la squadra dei fuoricampisti (52 homers, fino ad ora). Chiaro che… non potete sbagliare. Siete "condannati" a vincerlo, questo scudetto. Significa dover giocare sotto pressione, più dei vostri avversari…
"Ma questo non mi preoccupa. Ho gente che gioca da una vita, campioni con vasta esperienza che sanno come si gestisce la pressione, come si sta in campo in queste sfide così delicate e importanti. Il Nettuno ha diversi giocatori giovani, con l'aspetto positivo dell'entusiasmo ma con limitata esperienza. Qualcuno di loro non ha mai fatto una serie finale per lo scudetto, credo che questo inciderà molto. Noi del San Marino dobbiamo lavorare appunto sulla nostra esperienza, soprattutto sulla nostra calma che è una risorsa importante di questo gruppo che alleno. Nel round robin, per due settimane su tre, abbiamo perso la prima partita di un trittico: a Nettuno e a Parma. Ma non abbiamo mai perso la nostra proverbiale tranquillità. Ho visto la mia squadra conservare sempre un'invidiabile saldezza di nervi. Senza mai farsi assalire da cattivi pensieri. Ha reagito nella maniera giusta. Ha tenuto il campo da squadra sicura. E abbamo vinto ogni serie del round robin".

Campioni con tanti anni di baseball alle spalle come Jairo Ramos, Chapelli, Granato, Cubillan, Bonilla, Vasquez, Duran, hanno le loro abitudini, le loro esigenze, ciascuno con una forte personalità. Come si gestisce un gruppo cosi?
"Io sono un allenatore che non mette pressione sui giocatori. Questa è tutta gente che si comporta in maniera professionale, che sa cosa deve fare. Io rispetto la loro esperienza, la loro personalità. Lascio anche abbastanza libero il loro istinto. Non voglio impormi troppo, sono uomini che sanno capire da soli le cose più giuste. Le imposizioni, con certi giocatori, rischierebbero di diventare controproducenti".

Si è parlato tanto del grande lineup del San Marino, dell'enorme potenzialità in battuta di questa squadra (507 battute valide in questi mesi, da aprile a sabato scorso) e della sua capacità di produrre fuoricampo. E' stato anche messo in risalto il valore di suoi lanciatori come Darwin Cubillan, Thiago Da Silva, Henry Bonilla e, recentemente, le notevoli prestazioni di Ivan Granados. E se n'è apprezzata la solidità difensiva (977 di percentuale in regular season, 953 nel round robin). Ma c'è un aspetto del San Marino che è stato poco reclamizzato e che vorresti fosse maggiormente sottolineato?
"Sì, il carattere di questo gruppo. E la mentalità vincente. Sono risorse fondamentali per emergere. La IBL è un campionato competitivo. Non c'è mai niente di scontato, di semplice. Puoi avere anche tanti giocatori di talento, ma determinati risultati li ottieni soltanto se il talento individuale è al servizio della squadra. Il San Marino è un gruppo compatto. Ci vuole carattere, ci vuole personalità per essere capaci di fare certe rimonte e ribaltare partite come talvolta abbiamo fatto noi".

Eppure, anche questa "corazzata" del Titano avrà un difettuccio…
"I rilievi. Sì, i nostri rilievi non sempre hanno espresso quel rendimento che ci aspettavamo. Sa chiaro: non sono andati male, non sarebbe neanche corretto muovere delle critiche. Mi riferisco a quel po' che ci manca per essere una squadra perfetta. Diciamo che il bullpen, a parte logicamente Cubillan, è stato il punto meno forte. Fino ad ora…".

Come pensate di addomesticare l'attuale stato di esaltazione del Nettuno? E' un gruppo con tanti giovani che fanno dell'entusiasmo la loro forza. E' un gruppo entrato clamorosamente in finale-scudetto attraverso un crescendo straordinario nel round robin, con quattro vittorie consecutive dal 13 al 20 di agosto…
"E' normale che in questo momento ci sia grande euforia nell'ambiente della Danesi Nettuno. E una fortissima carica. Hanno sorpreso tutti. Nessuno immaginava che sarebbero arrivati fin qui. Come addomesticarli? Vincendo subito le prime due partite, in casa nostra. Dando perentoriamente un segnale forte. Se ci portiamo sul 2 a 0, imponendo immediatamente la nostra concretezza, penso che il Nettuno possa perdere un po' di certezze. Dimostriamogli già in partenza che il San Marino è più forte".

E tanto per andare sul sicuro, affiderai la pallina di gara1 a Thiago Da Silva?
"Ci stiamo pensando, ma probabilmente sarà così. Bonilla è in fase di recupero, anzi sta recuperando molto bene, però non dimentichiamo che l'infortunio lo ha tenuto fermo per un mese. Penso che lui sarà veramente pronto per essere il partente nella prossima partita riservata ai pitchers stranieri, cioè gara4. Arriverà anche il suo momento, di sicuro. Per gara1 chiaro che Da Silva ci dà sicurezza. Sta bene, è in forma. E se Thiago riesce a condurre la partita fino al sesto-settimo inning, dopo… per chiuderla ho Cubillan".

Insomma, Doriano Bindi va sul sicuro. Comincia con i suoi lanciatori più affidabili in questo momento (ma anche Granados è in gran forma). Può permettersi di schierare utilizzare l'italiano Da Silva in gara1, sapendo che Thiago avrà sei giorni di "recupero" prima di tornare sul monte per la "sua" partita – quella degli Asi – il primo settembre a Nettuno.

This post was published on 25 Agosto 2011 18:38

Maurizio Roveri

Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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