I "momenti-chiave" di San Marino-Nettuno, gara1

Quest'anno per le Italian Series vogliamo proporre ai lettori di Baseball.it il "momento chiave" di ogni partita. Ma la gara d'apertura della serie, ieri sera allo stadio sammarinese di Serravalle, è stata talmente intensa, lunga, estenuante, pazza con i suoi mille sussulti, i capovolgimenti, gli stravolgimenti , che non è possibile scegliere un solo episodio determinante. Ce ne sono stati diversi, a caratterizzare una delle più strane partite di finale-scudetto che si ricordi. E' successo un po' di tutto, come lo svilupparsi del punteggio inning dopo inning può fare chiaramente capire: dal 7-0 San Marino al 3°, e 9-3 al 4°, al clamoroso recupero dei nettunesi con l'incredibile aggancio sul 9-9 e addirittura il sorpasso 10-9 al 6°, una nuova situazione di parità al 7° sul 10-10, poi i 2 punti del Nettuno nel suo dodicesimo attacco mentre i Titani non sono andati oltre una segnatura, e dunque è finita 12-11 per la banda di Bagialemani. Una squadra che non smette più di stupire: veniva da quattro vittorie consecutive nel round robin, dopo essere partita con un successo e quattro sconfitte. Ed ora ha cominciato la serie-scudetto così, firmando – in trasferta – un'altra ruggente rimonta che sembrava al confine dell'impossibile quando dopo soli tre inning si trovava in ritardo 0-7…

Il primo "momento chiave" è stato l'imperioso fuoricampo da 3 punti di Olmo Rosario, in un quinto inning affrontato dal Nettuno con un altro spirito, in maniera più graffiante. Prima, infatti, per quattro riprese il gruppo di manager Bagialemani era rimasto prigioniero dei lanci di Thiago Da Silva, il quale aveva concesso appena due singolini. Al 5° la valida di Renato Imperiali (preziosissimo, Renatone: ha chiuso la partita con 4 su 6 nel box) e poi – con due out – il magistrale bunt a sorpresa di Ennio Retrosi che Pantaleoni non è riuscito difendere e s'è trasformata in una valida interna. Due episodi indicativi, ad annunciare che la Danesi era ancora viva e che aveva voglia di lottare e che sullo 0-7 la serata poteva essere ancora lunga, lunga e tanto sussultoria… Il grande lampo di Olmo Rosario è stato come un maremoto di energia. Ha trasmesso coraggio, vitalità, certezze al mondo di Nettuno (alla squadra e soprattutto al popolo nettunese sulla gradinata, straordinario per passione, calore, colore e massima correttezza).

Secondo momento-chiave. Quando Doriano Bindi ha tolto Thiago Da Silva. E' vero che tre battute valide subite in un inning (tra le quali un homer) è un fatto anomalo, sicuramente inusuale per un forte lanciatore come Thiago, pertanto l'allenatore del San Marino non ha voluto rischiare. Potevano essere segnali di un cedimento. Fra l'altro, come ha sottolineato Bindi in conferenza stampa, Da Silva aveva già effettuato una ottantina di lanci. E poiché dovrà tornare sul monte da "partente" l'1 settembre nella partita degli ASI, e poiché c'era come rilievo il signor Cubillan con tutta la sua classe, la sua esperienza, ecco che Bindi è stato indotto dal ragionamento a togliere Da Silva. Sulla carta, una scelta logica. In realtà, s'è trasformata nella scelta più infelice della maledetta notte del San Marino. Chi l'avrebbe immaginato un Darwin Cubillan così disastroso? Solitamente è un "professore", il più affidabile e vincente dei rilievi. Stavolta l'ex-majorleaguer ha tradito. Una sciagura il suo ingresso in partita. Mai visto un Cubillan così improponibile, scontrollato: 3 valide, 2 basi su ball, un lancio pazzo (e c'è la sua complicità nella "palla mancata" da parte del suo catcher), 1 colpito, 6 punti subìti e tutti guadagnati su di lui. Tragico, per il San Marino. Non è mai stato in gara con la testa. Incapace di trovare concentrazione e controllo. Pareva non avesse feeling con Simone Albanese, come indicano il lancio pazzo, la palla mancata e le due consecutive rubate di Olmo Rosario. Col senno di poi, visto come sono andate le cose, sarebbe stato meglio tenere Da Silva sul monte per un altro inning ancora.

Il Nettuno ha clamorosamente prodotto – nel suo sesto attacco – un big inning da 6 punti. E tutto è cambiato di colpo.
Nell'attacco in cui giocatori di Bagialemani hanno tolto l'inerzia al San Marino, ho visto la battuta più bella di cinque intense ore di gioco. Autore Ennio Retrosi, che ha sorpreso Cubillan con una battuta potente, profonda, la pallina caduta al limite della riga – a destra – e andata a scomparire laggiù nell'angolino dei sogni perduti. E' stato un doppio da 3 punti battuti a casa!

Qui vorrei esprimere un concetto fondamentale, che spiega questa sconfitta del San Marino: una lezione della quale il gruppo di Bindi dovrà far tesoro. Nessuna squadra che affronti questo Nettuno dalle sette vite può permettersi di farlo entrare in stato di esaltazione. Il San Marino ha commesso quest'errore e ora se ne pente. Sul 7-0 avrebbe dovuto insistere e cercare di "uccidere" la partita. Non ci è riuscito o non l'ha voluto fare. Ha lasciato che il Nettuno trovasse ritmo. E quando il Nettuno comincia a correre e mette la palla in gioco, mettendo pressione sul lanciatore e sulla difesa, è capace d'una intensità straordinaria. Chi vuol battere questo Nettuno, così pieno di entusiasmo e di slanci, deve tenerlo costantemente sotto controllo. Se lo lasci sopravvivere, se gli consenti di prendere euforia, potresti conoscere delle sgradite sorpresine…

Altro momento-chiave. Al settimo inning. Il decimo punto nettunese, propiziato da Paolino Ambrosino il quale ha fintato il bunt ingannando la difesa sammarinese che ha abboccato ed è "entrata": Ambrosino allora ha confezionato un singolo verso l'esterno sinistro, che ha fatto volare a casabase Sparagna.

Momenti-chiave, ancora: quando il San Marino ha aperto sia il nono attacco sia il decimo con un doppio. Ghiotta opportunità. Non sono arrivati punti.
Nella nona ripresa va sottolineata una prodezza del seconda base nettunese Mirco Caradonna, che con un gioco di prestigio ha praticamente annullato una valida a Francesco Imperiali. Se quella palla cadeva, probabile che Chapelli sarebbe riuscito ad arrivare a punto. E San Marino avrebbe vinto la partita.
Invece si è andati agli extrainning.

Undicesimo attacco del San Marino: corridori in prima e seconda, situazione di 1 solo out, Gutierrez entra a rilevare un grande Escalona che – dopo quasi cinque riprese lanciate benissimo – aveva finito la benzina. Ebbene, lo spagnolo è stato intelligente scegliendo di passare in base il sempre pericoloso Granato e preferendo giocarsi un Pantaleoni poco incisivo ieri sera (0 su 6). Scelta giusta.

Infine, due personaggi-chiave: Pezzullo e soprattutto un eccellente José Escalona. Per entrambi zero di pgl. Bravi a spegnere l'incendio, dopo i 7 punti concessi (5 "guadagnati") da un contratto Kris Wilson in 2.1 rl e i 2 punti subìti da Leal.

Wilson stranamente insicuro. E' uscito presto di scena. Ma non tutto il male viene per nuocere. L‘ingresso di lanciatori "non stranieri" ha permesso l'utilizzazione nel box di battuta di Juan Camilo. E l'attacco ne ha enormemente beneficiato sul piano della sicurezza.

Maurizio Roveri

Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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