"Non è vero ma… ci credo". Rispondono così, a precisa domanda, i superstiziosi quando gli viene chiesto il motivo di tanti riti e scongiuri. A Nettuno in questi giorni la domanda ricorrente è: esistono veramente le maledizioni? Chiedetelo ai tifosi dei Boston Red Sox, che nel 2004 (ma dopo 86 anni di sofferenze) riuscirono a rompere la famosa "Babe Ruth Curse" vincendo il Pennant contro gli odiati Yankees e completando lo sweep contro i Cardinals nelle World Series. Oppure, divagando sul calcio, a quelli della AS Roma che hanno visto la propria squadra perdere sul proprio campo le uniche due finali europee giocate, contro il Liverpool nel 1984 ai rigori (Coppa dei Campioni) e contro l'Inter in Coppa Uefa nel 1991, quando pur vincendo 1 a 0 i giallorossi non riuscirono a ribaltare il 2 a 0 dell'andata.
Forse, pensandoci bene, quella del Nettuno con le garasette delle finali scudetto è una vera maledizione. E dire che non era iniziata proprio male la storia, visto che nel 1990 e nel 1993 (ma in quest'ultima la serie era al meglio di 5 incontri) la formazione tirrenica riuscì a vincere il tricolore spuntandola alla partita decisiva, in entrambi i casi contro il Rimini. Da lì in poi però arrivarono solamente cocenti delusioni.
Si comincia nel 1997. La Danesi in campionato perse solamente 8 delle 54 partite di regular season, staccando il Parma di otto lunghezze. Avviata verso la conferma del titolo già conquistato in Emilia nel '96, faticò invece molto più del dovuto contro un coriaceo Caserta in semifinale, e fu un segnale. Per il quarto anno consecutivo sarebbero state proprio Nettuno e Parma a giocarsi la finale. La serie iniziò a Parma con i ducali che riuscirono a vincerne due su tre. Le restanti quattro erano programmate in riva al Tirreno, e con due sofferti successi la formazione di Faraone riuscì a ribaltare la serie. Si arrivò alla domenica pomeriggio, con ben due match point in tasca ed il pubblico già pronto a fare festa. Nonostante Masin sul monte ed un discreto vantaggio maturato nelle prime riprese, il Parma ribaltò la situazione e vinse 12 a 7 la sesta. La sera il Nettuno subì otto punti alla prima ripresa cedendo per 15 a 3.
Eccoci allora nelle serie scudetto del 1999. Il Nettuno secondo in regular season dietro un Rimini stellare (40-8) liquidò il Grosseto in semifinale, e fornì proprio ai romagnoli la rivincita dell'anno precedente quando, per la prima volta dopo moltissimi anni, la formazione tirrenica era riuscita a festeggiare un titolo sul proprio campo. Favoritissima dal pronostico, la squadra allora allenata da Mazzotti vinse le prime due partite, perdendo però le tre giocate a Nettuno, quando i padroni di casa riuscirono ad esprimere un baseball semplice, aggressivo e soprattutto senza errori. Si tornò dunque allo Stadio dei Pirati. Garasei fu senza storia, 9 a 0 per il Rimini. Ecco allora la settima, nella quale il Nettuno si trovò sotto per 6 a 1. Un'incredibile rimonta portò la Danesi avanti per 8 a 7. Al nono con un corridore in prima base e due fuori, e sul conto di due strike (dunque ad un solo lancio dalla vittoria) arrivò il singolo di Crociati, poi due basi ball contestatissime (le riprese televisive non lasciarono dubbi in tal senso) e un singolo interno di Campaniello. Mentre Rimini festeggiava, alcuni componenti del Nettuno finirono per aggredire l'arbitro di casa Franceschetti. Aggressione che fu la causa della famosa squalifica di tre anni che concluse la carriera da giocatore di Bagialemani. Polemiche o meno, si perse anche in quell'occasione.
Il "Pantera", nel frattempo diventato allenatore nel 2002, riuscì a riportare la squadra in finale nel 2007 dopo quella persa contro il Rimini al primo anno in panchina. Quarta in regular season senza mai brillare, la Danesi se la vide contro il Parma in semifinale. Sotto per 3 partite a 2 e con la serie in Emilia, il Nettuno riuscì nell'impresa di ribaltare garasei dopo che si era trovata sotto per 5 a 1, e poi vincere la settima per 11 a 6. Una vittoria in garasette? Sì, ma era una semifinale. Perché nella finale contro il Grosseto, in vantaggio per 3 partite a 2, perse allo Iannella sia la sesta che la settima partita di una serie caldissima in tutti i sensi.
L'anno successivo, il 2008, dopo un inizio tutt'altro che positivo il Nettuno inanellò una serie di 23 vittorie in 29 partite, arrivando in stato di grazia al round robin di semifinale. Nel primo anno della nuova formula il Nettuno vinse due volte contro il Grosseto, due volte contro il San Marino e contro il Bologna in casa conquistò il diritto di giocarsi la finale contro il San Marino. Dopo essersi divisi la posta nelle prime due partite a Nettuno, a Serravalle la Danesi perse per un punto garaquattro e garacinque. Con l'acqua alla gola si vinse la sesta per 4 a 3, ma ancora una volta alla settima non bastò una commovente rimonta al nono (dal 7 a 2 al 7 a 5) per vedersi sfuggire per la quarta volta il titolo alla gara decisiva.
E, ma questa è cronaca recente, anche nel 2011 non è andata meglio, perdendo alla settima a San Marino dopo che si era andati in vantaggio per 3 a 2. Cinque garasette di finale giocate dal 1997 ad oggi e cinque sconfitte. Non ci sono solamente motivazioni legate alla cabala, okay. In partite simili la tenuta nervosa conta quanto la qualità tecnica e si gioca sul filo della singola giocata. Ma cinque sconfitte sulle ultime cinque garasette sono pur sempre una statistica. I tifosi del Nettuno sono dunque liberi di fare tutti gli scongiuri del mondo, anche perché numeri alla mano se non è una maledizione questa…
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