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Manager dell'anno… permette una parola?

Diavolo di un Pantera… Che fosse stato votato manager dell'anno gliel'abbiamo dovuto comunicare noi. Diceva (diceva…) di non saperne nulla. Forse è vero, visto che era appena tornato dalle vacanze. Poi, per telefono, ci fa notare come d'altro canto "lo so già che sono il migliore, che bisogno c'era di fare la votazione?", dandoci appuntamento tra una cavolata e l'altra al sabato mattina.

Sabato mattina, appunto, in piazza a Nettuno. Tempo incerto, vento di scirocco a gogo, un caldo innaturale per essere il 3 dicembre e tutto il resto in una Nettuno che, per dirla tutta, è il paradiso di chi adora il mare d'inverno e quegli odori tipici di una spiaggia deserta. Incontriamo allora Ruggero Bagialemani,  il manager dell'anno vestito di tutto punto, abbronzato come può solo essere chi è appena stato alle Seychelles e con l'immancabile sigaro in mano. Eccolo allora, il responsabile del progetto del Nettuno, quello che ha convinto anche il grossetano De Santis a farne parte. Per fortuna che è sabato mattina e l'ennesima tegola su un altro progetto, quello della As Roma, si è materializzata la domenica pomeriggio all'Artemio Franchi di Firenze con una delle solite, sconcertanti prove dei giallorossi di Louis Enrique. Conoscendo la sua accesa fede laziale, ce lo avrebbe sicuramente fatto notare.

Il tempo di farci spazio tra amici e conoscenti, che erano a dire il vero molto ansiosi di sentirlo parlare (non senza qualche riferimento goliardico), e gli piazziamo il microfono sotto il naso.

"Un premio che divido con tutta la squadra. Che mi gratifica ma che non era cercato. In carriera ho avuto molti premi e molti riconoscimenti personali, ma se arriva al termine di una stagione come questa è giusto che sia condiviso con tutti i protagonisti dell'annata del Nettuno".

Ma te l'aspettavi? Dì la verità…

"Sinceramente no. O meglio, di solito riconoscimenti di questo tipo vanno sempre ai manager che hanno conquistato lo scudetto, e nel caso di Bindi anche la Coppa dei Campioni. Se non altro gli appassionati italiani hanno riconosciuto il grande lavoro che è stato fatto durante quest'anno nel Nettuno".

Quindi meritato…

"Credo di sì. Alleno dal 2002, se si eccettua un anno di stop e un anno al Grosseto, in prestito per così dire. In otto anni in panchina sono arrivato quattro volte in finale. Ahimé, perdendole tutte e tre di queste alla settima partita. Infatti, se quest'anno per caso ci ritorniamo, spero proprio di chiudere in quattro partite e non tornare a giocare quel terno al lotto".

Serve nuova fiamma sul sigaro, che si sta spegnendo, e intanto si rivive un po' quell'anno a Grosseto, anche riaffacciandosi al recente ingaggio di Riccardo De Santis.

"Non lo abbiamo preso a prezzo di saldo, questo va detto, ma a prezzo pieno. Sono contento che abbia fatto la scelta di venire con me, anche avendomi avuto solamente un anno come manager. Ha potuto conoscere la persona, come lavoro. Io penso che abbiamo fatto l'acquisto dell'anno".

Ma cosa si prova ad andare nella squadra rivale, dopo che si è stato una bandiera nell'altra?

"E' stata una scelta, nel mio caso, combattuta e difficile, e che ho condiviso con un'altra persona. In quel momento ho analizzato bene quello che potevo fare. Ma poi alla fine è una cosa diversa tra giocatore e allenatore. Perché quando giochi vai in campo e puoi dimostrare quello che vali, quando alleni è più difficile. Alla fine mi rendo conto che di là non sono mai stato veramente accettato".

A distanza di qualche mese, ci sono delle cose che cambieresti di questa stagione? Soprattutto nelle finali…

"No, perché ad un certo punto le scelte sono state obbligate. Ci siamo trovati senza Rosario e Richetti. Credo che proprio con Richetti avremmo vinto alla sesta, ma poi alla fine quando è sceso Masin eravamo sul 5 a 2. L'abbiamo persa in battuta, e ci tengo molto a ricordare che contro Tiago Da Silva proprio Rosario ha battuto un fuoricampo da tre punti nelle finali. Siamo stati privati anche di questo".

Proprio Rosario ci ricorda anche cosa ci aveva detto Bagialemani solo qualche giorno prima, quando parlottando di mercato aveva precisato un punto. "La mia intenzione è quella di riconfermare Rosario, perché so che è un bravo ragazzo e so che quello che ha fatto non è stato intenzionale. La sua squalifica scade a marzo. Ma purtroppo rischierebbe anche di essere malvisto. Di certo ci sarà un interbase straniero, conferma o meno di Rosario. Per il resto stiamo vedendo e sondando il mercato".

E, di nuovo al presente, proviamo a riscucirgli qualcosa. "Sicuramente prenderemo un altro bomber sul mercato straniero, e punteremo su Sparagna. Si alternerà dietro al piatto, ma senza snaturare il suo ruolo di esterno che gli ha consentito anche di rendere in battuta. Mentre siamo usciti dalla trattativa per Angrisano. Con la dirigenza abbiamo ritenuto che vista la crisi attuale non è giusto investire troppo su questo giocatore. Non dimentichiamo che è di passaporto italiano ma vive in Argentina, e avendo la famiglia lì potrebbe anche decidere di non tornare più facendoci perdere il nostro investimento".

Insomma, per il 2012?

"Spiegherò ai ragazzi che il bello deve ancora venire, che non hanno ancora vinto niente, che il difficile non è arrivare ma mantenersi. Io li voglio ringraziare perché quest'anno sono stati dediti alla causa e siamo andati vicini alla vittoria, portando a casa la Coppa Italia e qualificandosi per la Coppa dei Campioni. Ma c'è ancora molto da lavorare. Li ringrazio, così come ringrazio la società ed il nostro meraviglioso pubblico. Nettuno sotto questo punto di vista è una garanzia, anche quando abbiamo giocato contro il Grosseto le finali durante la settimana e non nel weekend lo stadio era pieno. Il baseball in Italia è Nettuno".

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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