Bagialemani: "Il caso Hayhurst impone regole uguali per tutti”

Ci sono voluti due giorni per ragionare a mente fredda. Già sabato mattina le cose sembravano per così dire “scemate”, ma la rabbia era ancora tanta per il modo in cui Dirk Hayhurst si è comportato.

Bagialemani in conferenza stampa sbottò letteralmente, e ne aveva ben donde. Oggi ci va più cauto ma quando pensa a quanto successo non fa a meno di usare termini coloriti. Figure retoriche che fanno perlomeno il paio con il “character” che è solito disegnare Hayhurst, l'alce Garfoose. Poiché di tutto si ha bisogno, tranne che di una querela transoceanica, la molliamo lì concentrandoci sui contenuti.

Sicuramente non impersona quello che uno pensa di un giocatore americano. Nettuno ha avuto grandi campioni nella sua storia provenienti dall'estero, che ancora oggi vengono ricordati con affetto. Si è comportato in una maniera inqualificabile, infischiandosene del lavoro altrui. Secondo me tutte le cose che ha detto sono delle scuse. Si è reso conto che il livello di gioco non era adatto alla sua forma attuale e che non sarebbe stato all'altezza. Altro che il materasso scomodo… Ha rischiato di compromettere il lavoro che è stato fatto dalla dirigenza del Nettuno per allestire una squadra competitiva, per via delle regole sui permessi di lavoro che ci sono in Italia”.

Anche se… “E' stata l'unica trattativa che non ho seguito io, mi spiace di questo. Ma c'entra poco. Ad Hayhurst dalla dirigenza del Nettuno è stato dato quello che aveva chiesto”. Ed infatti sabato mattina avevamo anche avuto modo di controllare contratto e scambio di mail. C'era tutto, anche una cifra tutto sommato adeguata. “Però la faccia ce la metto io se la squadra non ottiene risultati”, tende a sottolineare…

Ma Bagialemani coglie l'occasione anche per mettere sotto i riflettori una evidente disparità di trattamento nella stessa lega. Ci butta dentro la Fibs e il San Marino. Ma non chiamatelo accanimento, perché a onor del vero le argomentazioni ci sono tutte. “Chiedo alla Federazione per quanto tempo vuole continuare a favorire le formazioni 'straniere'. Noi, con la partenza di Hayhurst, abbiamo terminato i visti d'ingresso per gli stranieri non comunitari, visto che sono legati ai contratti di lavoro e sono contingentati ad un massimo di quattro. Questo per la legislazione italiana. Se fosse successo al San Marino il problema si sarebbe risolto in un batter d'occhio. Avrebbero contattato un altro straniero, perché non hanno questa legge statale. E' un'evidente disparità di trattamento nello stesso campionato, che non coinvolge solo il Nettuno ma anche le altre sei squadre che ci sono. Ed in tempi di crisi economica è un ulteriore handicap. Almeno ci dessero la possibilità di visionarli per un tempo adeguato e poi depositare il tesseramento definitivo”. Chissà se la palla viene raccolta, stavolta…

Comunque sia, il Nettuno sarà competitivo. “Ci stiamo muovendo per trovare una soluzione, anche se siamo in ogni caso ben attrezzati sul monte”.

E forse, pensando allo stato di forma, Hayhurst rischiava addirittura di compromettere molte cose. Raramente si era visto un giocatore che prima di arrivare aveva destato tutto questo interesse. Potenza dei social network, che dipingono le persone anche per quello che non sono e che bypassano un vecchio detto dello Steno Borghese che recita testuale: gli stranieri, prima di incensarli, occorre vederli. E chi ha avuto modo di vederlo all'opera Hayhurst, in un pomeriggio feriale, di certo non ne è rimasto impressionato. Anzi… Ne ha prese di legnate dai non trascendentali tedeschi del Regensburg. Chissà chi ricorda un lanciatore, tale Santino Sarrica, arrivato a Nettuno con le stimmate del predestinato e tornato a casa con le pive nel sacco, per usare un eufemismo, dopo un paio di settimane.

La verità non è unica. C'è un libro in uscita a firma dello stesso Hayhurst che ha bisogno di promozione e richiede la sua presenza in America. Visto che la sua carriera da giocatore professionista è andata, e quella di scrittore, commentatore, giornalista, opionista etc etc è agli albori.

C'è un giocatore che viene da un grave infortunio e che non era pronto. Paradossalmente, ci spiegava il pitching coach Claudio Scerrato sabato mentre osservava il warm up di D'Amico, negli States i rapporti tra atleti e squadre, coach, università, college, high school e via discorrendo sono molto più formali che da noi. Trovare un campo dove allenarsi e un ricevitore che faccia bullpen è meno facile.

C'è un giocatore che credeva di essere in una lega agevole e forse si è reso conto che il livello non è poi così “drammatico”.

Se poi c'entrava anche il collegamento wi-fi, un letto comodo, la vista del mare invece della rimessa dei bus, e tutte le altre lamentele che ha postato su Twitter quando già si stava correndo ai ripari per accontentarlo, beh, ormai è questione da dare ai posteri. Ai quali verranno raccontate le imprese di Galasso, Ventura, Randle, Sanders, Larebee e mille altri ancora… Non certo della “sòla” Hayhurst.  

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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