Era l'autunno del 2005, esattamente ottobre, quando Godo diede inizio ai festeggiamenti per celebrare una cavalcata indimenticabile, quella della promozione in A1. I Knights sono in IBL da ormai sei stagioni, una volta sono finiti ultimi (2010), quattro volte al settimo posto ed una volta al quinto posto, sfiorando addirittura i play-off (24-24 il record), in concomitanza con il debutto assoluto ai massimi livelli.
Oggi, i Godo Knights, targati De Angelis, non vogliono parlare e guardare al proprio passato, bensì al futuro che li attende. I Cavalieri di Daniele Fuzzi, coadiuvato dai coach Matteo Casadei, Daniel Orselli e Omar Valdes, puntano ad una buona partenza, ma anche ad un più rassicurante percorso durante la regular season, grazie al ritrovato entusiasmo con diversi volti nuovie e privilegiando la "linea verde". Numerosi i rookie ad alto potenziale "rischio di debutto": Riccardo Bucci, Alberto Castagna, Lorenzo Silvestri, Luca Servidei, Alessio Angelucci, Erick Epifano, Javier Perez Colas, Simone Cammi e Lorenzo Riccio. Cavalieri si nasce, non si diventa…
Tre quarti del reparto stranieri, eccetto Danilo Sanchez, è stato cambiato con l'arrivo di Miguel Pinango (ventinovenne lanciatore venezuelano proveniente dal campionato panamense con Bocas del Toro), Juan Gonzalez (ex-interbase dell'HCAW Bussum) e Jose Mejias (closer venezuelano).
Tra gli arrivi vanno segnalati anche Ruderly Manuel (dallo Sparta Feyenoord), Sammy De Los Santos (Yakima singlo A), Paolo Tanesini (Rimini), Michele Gerali (Parma), Massimiliano Geri (Castenaso), Michele Coppi (Collecchio), Alberto Castagna (Verona) e Niccolò Loardi (Piacenza), che giungerà in estate dopo l'esperienza nel campionato americano NCAA con Barton Community College di Great Bend.
Salutano Godo diversi giocatori, da Pietro Briggi, Marco Mondo, Diego Benetti, Giovanni Bottaro, Filippo De Boni, Rocco Tebaldi, fino a Rodney Rodriguez (approdato a San Marino), Peter Nyari, Terrence Mc Clain e Edgar Arismendi. Confermati invece Marinez, Del Bianco, Cabalisti e Schwartz, mentre per quanto riguarda i prestiti Persichina (al Rimini) e Gelli (all'Imola).
Anche Godo, come tutte le altre società, ha dovuto fronteggiare la difficile congiuntura economica del paese. Per cercare di salvaguardare anche la sua posizione rispetto all'attuale stato di salute del nostro baseball. "Credo che si debba cambiare atteggiamento, non si può non vedere lo stato di crisi economica che inevitabilmente investe il mondo dello sport – dice a Baseball.it il GM del Godo Vincenzo "Gigi" Mignola – ma anche le società non possono continuare ad arroccarsi su posizioni così distanti tra loro. Ad esempio, se i club di A Federale continuano a pensare che la IBL sia un erba cattiva da estirpare, il movimento soffrirà di questa divisione, si può anche pensare di non fare più la IBL, ma questo non rilancerà la serie A. Dall'altro lato vedo il fronte dei club IBL poco interessati alla crescita del prodotto, del numero dei praticanti (e quindi dei tifosi) e scarsamente interessata ad una regolamentazione vera del campionato con regole chiare e non interpretabili. I casi che sono emersi in questa off-season hanno mostrato come i grandi club spesso facciano solamente i propri interessi, per poi litigare nel momento in cui le cose non funzionano. Noi siamo per il sed lex dura lex e, lo ribadiamo, per la costituzione di una lega che garantisca uguali diritti e doveri per tutti. Non ultimo la soluzione degli squilibri economici e fiscali di qualsiasi ordine e grado. Forse in questo caso la Federazione, in sede CONI, dovrebbe fare qualcosa di più. Chiedere una riforma della fiscalità per lo sport, altrimenti è evidente la difficoltà e la distanza rispetto alle "opportunità" che ha ad esempio il San Marino. E lo dico senza spirito di polemica ma, come anche per i visti, vi è una condizione di vantaggio difficilmente negabile. Non vedo, come molti fanno, questa causalità diretta fra investimenti in IBL1 e crisi delle società per dire in serie B. La Federazione non può salvare le squadre che falliscono con finanziamenti diretti, anche perchè non è il suo scopo. Può aiutare e stimolare i territori, ma l'intervento diretto che molti paventano significherebbe un'esplosione di costi ancora maggiore e una deresponsabilizzazione delle società. Purtroppo, per troppo tempo, le società sono state tenute come giocattoli o con contabilità creative e non si riesce a capire che il mondo sta cambiando, e che i campionati con retrocessioni e promozioni fanno spendere più soldi, portandoti ad investire maggiormente sugli stranieri perchè hai bisogno di risultati subito e non puoi aspettare di far crescere i ragazzi che hai in casa. Piacenza, per esempio, credo lo abbia capito in tempo, come prima avevamo fatto noi. Bisogna adattarsi al nuovo contesto sociale e economico altrimenti si muore. Si può fare un mix delle due situazioni, ad esempio, prospettando che le franchigie di IBL possano avere squadre di franchigia in ognuno dei campionati federali, con le stesse che non possono essere ne promosse ne retrocesse. A noi, per esempio, mancherebbe solo una serie A. Devo anche dire che le ultime uscite televisive, con gavettoni, parolacce, fumatori nei dug-out, manager espulsi o squalificati ma in campo, non abbia dato la migliore visibilità del nostro sport in diretta sul digitale terrestre."
E secondo lei quali iniziative concrete occorrerebbe mettere in campo per il rilancio?
"Innanzitutto diminuire il numero degli atleti non italiani, rilanciando di fatto il parco giocatori italiani. Seconda situazione, spingere come federazione affinché gli atleti stranieri nati in italia possano giocare alla pari degli italiani ("jus soli" e non "jus sanguinis"). Obbligare i club che fanno franchigia a schierare almeno due giocatori per gara, provenienti dalla franchigie stesse ma che abbiano disputato almeno il campionato precedente con la società in franchigia. Sono favorevole ai 3 visti più un taglio ed ero favorevole ad adottarlo da subito2.
Modello franchigie: ma sta funzionando realmente o crede sia necessaria una rivisitazione addirittura un'eliminazione? E perchè?
"Per ciò che riguarda la nostra esperienza il modello franchigie funziona. Personalmente ad ogni giovane che mettiamo in campo io sorrido e sono felice di dare un opportunità così grande a ragazzi che cullano il sogno di "provarci". Noi abbiamo scelto di uscire dal nostro range "romagnolo" proprio per scoprire "nuovi e giovani talenti", e credo che ci siamo riusciti. Il caso Varin però ci ha fatto vedere che forse serve una regolamentazione che tuteli maggiormente le franchigie anche dal punto di vista dei tesseramenti".
Qualche altra idea o proposta che meriti di essere sottoposta all'attenzione del movimento?
"Farei disputare la Coppa Italia alle squadre di IBL2 con l'aggiunta di due elementi provenienti dalla IBL1 senza oriundi, comunitari e stranieri. Riduzione degli stranieri ma con la possibilità di tenerli fermi per 3 anni come per gli oriundi a tutela dell'investimento delle società piccole che, come Godo, spesso scovano giocatori e li perdono l'anno successivo senza essere ripagate in maniera equa".
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