Bruno Laurenzi ha compiuto 60 anni. Non saprei davvero come fare per descriverlo bene perchè Bruno ha giocato in un periodo dove io mi stavo affacciando al baseball in Serie Nazionale, nel 1975. Avevo esattamente 16 anni e 8 mesi quando affrontai per la prima volta il grande Nettuno di quei tempi allo stadio Kennedy di Milano.
Ma avevo dei ricordi di qualche anno prima, quando ad un torneo a Codogno il Nettuno partecipò presentando in campo un interbase di colore, una novità in quel periodo. Si chiamava Earl Hayes e catturò l'attenzione degli appassionati che arrivarono numerosi da tutta la provincia di Milano e Piacenza. Passato questo primo impatto, ci si accorse del gigantesco ricevitore quale era Bruno Laurenzi, perchè dal modo con cui si muoveva sembrava fosse padrone del campo, sapeva cosa fare in ogni situazione di gioco dimostrando confidenza e naturalezza anche nei gesti più semplici come quello di ricevere i lanci di riscaldamento del suoi pitcher.
Ero tredicenne e quando lo vedevo dirigersi nel box di battuta, così imponente, sicuro, con il suo caschetto (senza para-orecchi), la cui visiera proiettava l'ombra che arrivava fino agli occhi rendendoli quasi invisibili… beh, il suo era l'aspetto di una figura eroica e misteriosa alla quale tutti noi ragazzini del tempo ci affezionavamo. Quando girava la mazza era un qualcosa, un qualcosa che faceva sgranare gli occhi e ci lasciava a bocca aperta al punto da dire: "Se la colpiva la mandava sulla strada di Castiglione!".
Credo che l'impatto di Bruno nel nostro baseball sia stato molto importante, perchè ha portato in Italia tutta la sua esperienza maturata negli States facendoci vedere come questo sport racchiuda in sé tutto il fascino e il mistero che gli appartiene. Nessuna manifestazione di giubilo dopo un homer per Bruno, ma solo quel cadenzato giro delle basi contro il tempo che passa, sorretto dal sole che riflette i suoi raggi su quel caschetto senza para-orecchi.
Tanti Auguri Bruno!
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