La Roma al Fenway Park di Boston contro il Liverpool e prima ancora al Wrigley Field di Chicago, la leggendaria casa dei Cubs, per sfidare i polacchi dello Zaglebie Lublino; il Milan contro il Real addirittura allo Yankees Stadium, e così via: il mese di agosto ha visto il grande calcio europeo all'assalto del pianeta America. Lo sport più popolare in tutto il mondo all'assalto dell'unica nazione che lo tiene ancora in un angolo, schiacciato dai quattro grandi sport della cultura e della tradizione nordamericana. Eppure il calcio non si arrende, vuole andare a conquistare spazi di mercato tra i tifosi di questo stato-continente perché il merchandising negli Usa può valere milioni di business. E così, da anni, vediamo le squadre più prestigiose d'Europa fare il pieno di pubblico negli stadi americani, adattandosi a giocare anche su terreni non proprio ideali per il soccer, come i diamanti dello Yankee Stadium o degli altri grandi stadi del baseball.
Una grande operazione di marketing e di propaganda, tutto il contrario di quello che fanno le Major league del baseball, sempre rintanate nel loro castello dorato, arroccate a difesa delle quattro mura del loro campionato, come se il resto del mondo non esistesse, se non per saccheggiare i vivai venezuelani e dominicani o prendersi qualche fenomeno dall'Estremo oriente.
Ma che cosa stanno facendo le Major league per promuovere il baseball nel mondo? Che cosa stanno facendo per esportare i loro brand? Da anni si parla di un intervento massiccio in Europa, alla conquista di un mercato che potrebbe dare molto a Yankees, Dodgers e compagnia, eppure ancora non si vede nulla. Le Major league, che sono le principali responsabili dell'esclusione del baseball dalle olimpiadi (tanto, dicono, il vero baseball si gioca da loro e che cosa volete che gliene importi di mischiarsi con arcieri, spadaccini e giavellottisti?) , non hanno mai mosso un dito per promuovere il baseball in Europa. Questa è la grande differenza che c'è veramente tra il baseball e il calcio.
Per il resto del mondo, che a Chicago o a Detroit si facciano 40 o 50mila spettatori a partita per un anno intero non può interessare veramente nulla. Sarebbe molto più curioso e interessante, invece, se una partita tra due grandi delle Major facesse ventimila spettatori in una città europea. Eppure il baseball Usa non si muove. Si dice, con un luogo comune, che gli americani non fanno nulla se non hanno un ritorno economico: ma per cosa credete che si spostino in America il Real e il Chelsea, l'Inter e il Milan?
Da anni ci stanno propinando la barzelletta dello stadio di Roma. Sarà pur vero che costruire qualcosa in Italia è un'impresa complicatissima, ma siamo certi che se le Major si muovessero in modo convincente con il Comune di Roma o con quello di Milano, qualcosa si potrebbe fare. O, male che vada, che cerchino di adattarsi a giocare all'Olimpico o in un altro grande stadio italiano di calcio, come i calciatori si adattano alle misure strambe degli stadi da baseball negli Usa. In fondo il nostro baseball è nato sui campi da calcio (l'Arena, il Tardini, il Flaminio), potrebbe anche ritornarci per un giorno. Qualcuno pensa che una partita dei Red Sox, degli Yankees, dei Dodgers o di qualsiasi altra franchigia non richiamerebbe almeno venti-trentamila spettatori in qualsiasi parte del vecchio continente? Se non altro per i milioni di americani e di latinoamericani che vivono dalle nostre parti…
Invece nulla, non un tentativo concreto, nessuna voglia di esportare il prodotto in Europa. Nessuna voglia di sfondare sul palcoscenico olimpico (come pure hanno fatto Nba ed Nhl, il basket e l'hockey dei grandi professionisti). Ma se le Major non si schiodano, questo sport continuerà ad essere grande soltanto nelle solite poche isole felici.
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