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Povero campionato: riducono le gare, resta il doppio incontro

Parte un campionato dimesso, non tanto per le riforme decise dalla federazione, quanto per come sono state interpretate dalle società. Parte un campionato che come segnale principale ha la riduzione da tre a due partite con due scopi principali: ridurre i costi attraverso la riduzione dei roster ed eliminare l'assurdo doppio incontro del sabato che produceva quelle impresentabili partite del pomeriggio a tribune ovunque deserte. Ma alla resa dei conti scopriamo che quello che è uscito dalla porta è rientrato dalla finestra perché – calendari alla mano – vediamo che alla fine la partita abolita non è quella tremenda del sabato pomeriggio, ma quella del venerdì sera. Così che il campionato, già inevitabilmente impoverito tecnicamente dalla riduzione degli incontri, assume un carattere ancora più misero, riducendo la pomposamente denominata Italian Baseball League a un qualsiasi campionato di serie A2 o di serie B. Manca solo che vengano autorizzati il mancato utilizzo dell'illuminazione e la partita della domenica mattina e poi abbiamo fatto bingo.
Ma come si può continuare a giocare il doppio incontro, col risultato di quelle interminabili giornate passate sui campi, con gli atleti che si trascinano in ciabatte tra una partita e l'altra mangiando panini sui gradoni delle tribune e la gente che non può certo stare dieci ore al campo per vedere due partite? Una situazione del genere non si verificava nemmeno quarant'anni fa, quando il baseball forse era più povero tecnicamente ma si permetteva di giocare due partite in due giorni diversi.
Come ha pensato la federazione di autorizzare uno scempio simile, soprattutto dove la maggior parte delle squadre risiede in una sola regione? Almeno si poteva porre un limite chilometrico a questi accorpamenti. Se questo è lo spirito della riforma dei campionati, allora avevamo ragione quando proponevamo provocatoriamente di unificare IBL e A federale facendo una sola grande serie A.
Qualcuno ci sa spiegare che differenza c'è tra la IBL1 e il pastrocchio A-IBL2 se entrambi i campionati giocano il doppio incontro e lo giocano in una sola giornata? Stando così le cose si poteva tranquillamente fare un bel campionato a16 o 20 squadre su due gironi. La differenza sta nel numero degli stranieri tesserabili? Beh, visto che non ci si può permettere di dormire una notte in albergo, come si può pensare di spendere soldi per tutti quegli stranieri, oriundi e naturalizzati vari? Ne basterebbe uno come in serie A. E non crediamo nemmeno che la gente se ne accorga…
Insomma, quello che doveva essere un passo avanti verso la riconquista del pubblico e l'allargamento della geografia del baseball si sta dimostrando un mezzo flop. Col doppio incontro il pubblico di certo non aumenterà, anzi si ridurrà ulteriormente, visto che viene a saltare una delle due partite più appetibili, quelle serali. Non solo, ma l'allargamento della IBL, oltre ad aumentare le squadre in Emilia Romagna, è ancora lontanissimo dal recupero delle grandi città. Ci avevano detto che il Mastiff Arezzo era stato ammesso alla prima serie perché avrebbe giocato a Firenze, riportando ai vertici almeno un'altra città di peso. Invece abbiamo poi scoperto che è diventato la terza società diversa di Grosseto a schierarsi al via nelle ultime tre stagioni. Nulla di personale contro la Maremma, ci mancherebbe, ma perché non è stata perseguita la strada del capoluogo toscano?
In sostanza, un campionato che continua a navigare in un bacino d'utenza estremamente ristretto, mentre servirebbe più coraggio nel recupero delle grandi piazze. Visto che al mondo del baseball piace raffrontarsi spesso con malcelata invidia a quello del rugby, ci sembra utile sottolineare che il nuovo presidente della federazione ovale Gavazzi ha messo tra i punti principali del suo programma lo spostamento delle due franchigie di Celtic League a Roma e a Milano. Chissà perché?

Elia Pagnoni

Nato a Milano nel 1959, Elia Pagnoni ricopre attualmente il ruolo di vice capo redattore dello sport al quotidiano "Il Giornale", dove lavora sin dal 1986. E' stato autore di due libri sulla storia del baseball milanese.

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