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Red Sox contro Cardinals, una finale che sa di classico

Ci siamo. Di nuovo. Questa volta a scontrarsi nella finalissima sono le due squadre con il miglior record della MLB. Un fatto meno frequente di quel che si creda: l'ultima volta è successo nel 1999, quando gli Yankees si scontrarono contro i Braves.
Questa volta a giocarsi il tutto per tutto sono Red Sox e Cardinals. Due squadre quadrate, costruite bene con un gruppo di campioni cresciuti in casa, un aggiunta di free agent di grande esperienza e qualche giovane davvero promettente. Payroll importanti, ma meno corposi di quelli di tante squadre che hanno sperato di arrivare in finale e hanno visto le proprie ambizioni infrangersi contro la bravura di queste due antichissime realtà del ‘batti e corri' a stelle e strisce.
Archiviati, non senza fatica i volenterosi Pirates e i costosissimi Dodgers, i Cardinals arrivano in finale forti di un gruppo che sa essere squadra davvero. Nessun super campione, ma tanti ottimi giocatori. Alcuni hanno brillato più degli altri, come il giovane lanciatore Wacha, nominato MVP delle Championship Series della National League, o l'esterno destro Beltran, per la prima volta approdato alle World Series dopo una carriera a dir poco eccellente. Tutti i giocatori di Saint Louis, però, hanno contribuito a raggiungere l'agognata super finale con giocate encomiabili, come l'interbase Kozma – autore di diverse belle prese – o il giovane closer Rosenthal – capace di lanciare la pallina a ben 100 miglia orarie.
I Red Sox, invece, in finale ci sono arrivati a suon di grandi slam. Gli eterni Ortiz e Victorino hanno aiutato a mandare in vacanza anzitempo i Tigers, che pure sulla carta avevano forse qualcosina in più della squadra di Boston. Prima di loro, a prendere il bus verso casa sono stati i Rays di Tampa Bay, che contro ogni pronostico anche quest'anno sono stati la sorpresa del campionato. Boston ha trionfato puntando sul gruppo, e Napoli, Gomes e Pedroia hanno immediatamente risposto all'appello.
E ora ci si gioca il tutto per tutto al meglio delle sette partite. Difficile dire chi sia il favorito. Entrambe le squadre sono equilibrate, senza grandi punti deboli e guidate da manager relativamente giovani e pieni di voglia di vincere, Mike Matheny e John Farrell. A noi amanti del baseball americano non resta che sederci in poltrona per goderci l'ultimo atto di questo campionato bilanciato e senza grandi sorprese.
Chissà che gli imprevisti non arrivino proprio in finale visto che sia i Red Sox che i Cardinals giocano indossando divise di colore rosso. Sarebbe buffo che la vittoria venisse assegnata magari per un errore di confusione di qualche giocatore. Questa sì che sarebbe una novità, mai vista prima.

Devor de Pascalis

Devor de Pascalis è scrittore e sceneggiatore di cinema e TV. Nato a Roma nel 1976, si innamora perdutamente del baseball nell'inverno nel 1986 quando la mamma americana lo porta a trovare lo zio di Brooklyn, grande tifoso dei Dodgers (quelli di Pee Wee Reese e Roy Campanella, per intenderci). Tornato in Italia impara le regole del gioco grazie al Nintendo e a Bases Loaded 2, segue la MLB trafugando copie di USA Today dall'ambasciata americana, si invaghisce della protagonista dell'anime "Pat la ragazza del Baseball" e si mette a giocare nella Roma come "centro panchina". Sviluppa negli anni una passione malsana per le statistiche, che ritiene il personale rimedio al logorio della vita moderna, e tifa da sempre New York Mets perché non gli è mai piaciuto vincere facile. Ancora oggi ricopre con un certo successo il ruolo di "centro panchina" nella squadra amatoriale di softball del Green Hill.

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