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I Boston Red Sox trionfano alle World Series 2013

E' finita. Ci abbiamo messo 8 mesi circa ma alla fine sappiamo il nome della squadra più forte del 2013: Boston Red Sox. A quanto pare, i pur bravissimi Cardinals nulla hanno potuto contro i "barboni" del Massachusetts. Pedroia, Ortiz, Victorino, Lackey e compagnia hanno liquidato la pratica Saint Louis con una partita di anticipo rispetto alle sette previste.
Su gara-6, infatti, c'è poco da dire. Wacha, la "matricola-eroe" dei playoff, è stato battuto fin dall'inizio e in meno di quattro inning il giovane talento era già a farsi la doccia. Lynn il suo rilievo, non ha aiutato la situazione concedendo due valide e una base su ball senza registrare nemmeno un eliminato. A poco son serviti i successivi inning ben lanciati dal bullpen dei Cardinals: ormai il danno era bello che fatto. Specie perché dall'altra parte Lackey, il partente dei Sox, si dimostrava all'altezza della situazione concendendo solo un punto in quasi sette riprese. Punteggio netto dunque inevitabile: 6-1 per Boston.
Big Papi – soprannome calzantissimo dello slugger Ortiz – si porta a casa il premio come MVP della finale con una prestazione che dire eccellente è davvero poco. Media battta iperbolica di .688, OBP ancor più devastante di .760 e un aggregato OPS che ricorda il nefasto cambio euro lira a 1.948. Cifre che non solo gli garantiscono il premio come miglior giocatore, ma che soprattutto gli permettono di portarsi a casa il terzo trofeo da quando gioca a Boston. Ed è davvero un risultato che ha dell'incredibile se consideriamo che, dopo aver ceduto Babe Ruth agli Yankees nel 1920, i Sox non hanno vinto una Word Series per ben 80 anni.
Poi, però, nel 2003 è arrivato Papi e le cose sono cambiate in fretta. Se c'è stato in questi anni un antidoto alla maledizione del Bambino è stato proprio questo omone di Santo Domingo che ha portato a Boston le vittorie del 2004, 2007 e ora anche quella del 2013. Ben tre in un lasso di tempo di dieci anni. Dopo 80 e più di digiuno sportivo. E i commentatori già si accapigliano per decidere quale sia il team del millennio, se gli Yankees, i Cardinals, o proprio Boston. La discussione è evidentemente alquanto veniale, ma qualcosa bisogna pur scrivere per riempire le colonne dei giornali sportivi, giusto?
Di conclamato c'è solo che oggi a festeggiare c'è un'intera città la quale, tutto sommato, merita di godersi questo momento in pace. Boston ha atteso a lungo di ritornare al vertice e ora, che è in cima al mondo – del baseball perlomeno – ha tutto il diritto di guardare gli altri dall'alto in basso. Specie se può farlo stando sulle spalle possenti di Big Papi, se non proprio su quelle altrettanto prestanti del grande e leggendario Babe Ruth.

Devor de Pascalis

Devor de Pascalis è scrittore e sceneggiatore di cinema e TV. Nato a Roma nel 1976, si innamora perdutamente del baseball nell'inverno nel 1986 quando la mamma americana lo porta a trovare lo zio di Brooklyn, grande tifoso dei Dodgers (quelli di Pee Wee Reese e Roy Campanella, per intenderci). Tornato in Italia impara le regole del gioco grazie al Nintendo e a Bases Loaded 2, segue la MLB trafugando copie di USA Today dall'ambasciata americana, si invaghisce della protagonista dell'anime "Pat la ragazza del Baseball" e si mette a giocare nella Roma come "centro panchina". Sviluppa negli anni una passione malsana per le statistiche, che ritiene il personale rimedio al logorio della vita moderna, e tifa da sempre New York Mets perché non gli è mai piaciuto vincere facile. Ancora oggi ricopre con un certo successo il ruolo di "centro panchina" nella squadra amatoriale di softball del Green Hill.

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