Categories: MLB

Koji Uehara, il closer che voleva fare l'insegnante

Il mestiere del closer è uno dei più difficili del mondo. Devi avere dell'acciaio nascosto da qualche parte in fondo all'anima e forse non basta nemmeno. Le sconfitte, infatti, arrivano per forza di cose. Ma la grandezza sta nel presentarsi sul monte il giorno dopo come se nulla fosse accaduto. La storia di Koji Uehara, closer dei Boston Red Sox, recenti vincitori delle World Series, ne è un esempio. Del resto passare alla storia alla "tenera età" di 38 anni come uno dei protagonisti dei playoff 2013 con tanto di titolo di MVP delle ALCS non è una cosa che accade ogni giorno. Difficilmente Uehara da Osaka avrebbe immaginato il suo futuro oltreoceano con addosso la prestigiosa casacca dei Red Sox, visto che da giovane voleva fare l'insegnante di educazione fisica. Tanto che per pagarsi gli studi fu costretto a fare anche la guardia di sicurezza. Le umili origini sono evidentemente decisive nel percorso per diventare un grande closer, considerato che "the greatest" era figlio di un modesto pescatore di Panama.
Koji, dopo una non esaltante carriera come esterno al liceo, decide quasi per caso di diventare lanciatore una volta entrato all'università. Ben presto, però, riesce a mettersi in mostra agli occhi degli scout e nel '99 esordisce nei pro con gli Yomiuri Giants, mettendo insieme 20 vittorie come rookie. Dieci anni in Giappone come lanciatore partente vincendo anche due volte l'equivalente nipponico del CY Young Award. Nel 2009 sbarca finalmente nella Major League americane, messo sotto contratto dai Baltimore Orioles. Ma la stagione finisce presto a causa di un infortunio al gomito. Nel 2010 gli Orioles lo trasformano in un rilievo e successivamente lo cedono ai Rangers. In Texas durante la post season del 2011 vive, forse, il momento più basso della sua carriera quando colleziona, durante le tre partite giocate, l'orribile media PGL di 33.75, tanto che i Rangers lo escludono dal roster che giocherà le World Series. A fine 2012 arriva Boston, che dopo il disastro dell'anno precedente sta ricostruendo la squadra partendo dallo skipper John Farrell. I Red Sox offrono a Uehara un contratto annuale progettando di farlo giocare come setup. Ma l'infortunio del closer titolare Joel Hanrahan e le pessime performance del suo sostituto Jhonny Peralta diventano per Koji la classica manna caduta del cielo. Le "sliding doors" di Uehara si mettono in funzione il 20 giugno quando Peralta fallisce la seconda salvezza consecutiva permettendo così la vittoria di Detroit per 4-3. Farrell non sa più a che santo votarsi e, più per necessità che per reale decisione, si affida a Uehara. Da allora il giapponese inanella una sfilza di numeri impressionanti: 34 inning senza subire un punto, 37 battitori eliminati di fila (record di franchigia), mandando a referto per la stagione regolare un bel 1.09 di media PGL e lo strabiliante 0.59 di WHIP (walks plus hits per inning, equazione sabermetrica che misura la reale capacità del lanciatore di non far avanzare in base il battitore avversario).
Come ogni closer che si rispetti anche Koji ha un lancio che lo contraddistingue: la "invisi ball", ovvero una splitter micidiale che parte dritta e veloce per poi cadere per terra all'improvviso all'altezza del piatto. Questa diventa la sua arma invincibile che, alternata alla fastball a quattro cuciture, manda in tilt i battitori avversari e grazie alla quale elimina Josè Iglesias dei Tigers nell'out decisivo delle Championship Series dell'American League. Infatti è proprio durante la serie con Detroit che Uehara da il meglio di sé guadagnando 3 salvezze ed una vittoria in gare spesso finite punto a punto, che alla fine risulteranno decisive per permettere ai Red Sox l'acccesso alle World Series.
Al termine della post season i numeri parlano chiaro: 7 salvezze in altrettante opportunità, 0.66 di ERA e 0.51 di WHIP. La storia di Uehara, uno dei pochi Red Sox senza barba, cominciata tanti anni fa nella prefettura di Osaka, è destinata a chiudersi con il più classico degli "happy-ending". È suo, infatti, il lancio che elimina l'ultimo battitore dei Cardinals sancendo così la vittoria di Boston, prima di essere inghiottito dall'abbraccio di tutta la squadra.

Nicola Palmiotto

Barese, classe 1978, è laureato in Lettere Classiche. Blogger, redattore sportivo del portale d'informazione "Da Bitonto", è appassionato di sport americani ed amante del cibo da ball-park. Del baseball apprezza particolarmente la solitudine del lanciatore della squadra ospite.

Recent Posts

Daniele Fuzzi è il nuovo manager del Godo

Torna alla guida della squadra dopo l’esperienza decennale, dal 2007 al 2017 in IBL1, ed…

2 giorni ago

Ciao Giorgio

E’ scomparso a Parma a 85 anni. Da oggi non possiamo più contare su un…

2 settimane ago

Il Premier 12 e il futuro brillante del baseball internazionale

Il torneo WBSC è stato giocato a un livello tecnico altissimo. E l'intensità ha avuto…

2 settimane ago

Godo: assemblea nomina nuovo Consiglio Direttivo

Attilio Casadio è il nuovo Presidente, Alvaro Neri Vicepresidente. Tra gli obiettivi riportare lo stadio…

2 settimane ago

Mercato Major League, colpo clamoroso dei Mets: contratto di 15 anni e 765 milioni a Juan Soto

Gli Yankees si consolano col pitcher mancino Max Fried, i Dodgers si prendono Blake Snell,…

2 settimane ago

Attilio Casadio nuovo Presidente Godo dopo l’addio di Naldoni

Lo storico numero uno della società lascia dopo 12 anni e si racconta a Baseball.it:…

3 settimane ago