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Danny Newman, 50 anni tutto cuore e grinta

Un commento in inglese su Baseball.it  poi il contatto per una lunga intemerata contro le cattive abitudini del nostro ambiente, ma soprattutto del nostro Paese, politica, scuola, mentalità e via dicendo. Daniel Newman è ricomparso così, all'improvviso, nel mondo del baseball italiano, mandando queste sue bacchettate da Malta, l'isola dove ha deciso di trovare rifugio dopo essere rimasto deluso dai suoi Paesi di nascita e di adozione. Così gli amici del Milano Baseball sono andati a cercarlo per una bella intervista in questo suo "esilio" volontario dove sabato ha fatto festa per il suo 50° compleanno. E hanno trovato il solito Danny, vulcanico, polemico, appassionato, ma sempre comunque gentleman. L'Italia è sempre nel suo cuore, nonostante tutto, e il baseball italiano è stato la sua vita: del nostro campionato ricorda tutto, vita , morte, miracoli. Riesce ancora a polemizzare su un premio per l'Mvp del 2001 che a suo dire la federazione non gli avrebbe riconosciuto.
Danny Newman è stato uno dei più grandi "zingari" del nostro baseball, talento giramondo che sbarcò in Italia addirittura 25 anni fa con il Novara. Poi Roma, Ronchi (diventata la sua città adottiva), Riccione, Verona, Milano (per una straordinaria stagione, l'ultima rossoblù in serie A1), Parma, Bologna, San Marino, per chiudere ancora a Verona e a Parma. Vent'anni di carriera con un solo scudetto (a Bologna nel 2003), ma due coppe dei Campioni (Parma 1999 e San Marino 2006) e un rendimento straordinario sia sul monte che in battuta, uno degli ultimi grandi polivalenti: 723 partite giocate in serie A1, 14° battitore della storia del nostro campionato come media battuta vita (347, infilato tra due miti come Giampiero Faraone e Ruggero Bagialemani, tanto per dare un'idea…), recordman dei tripli battuti in una stagione (12, con la Roma nel 1990, primato strappato a Rick Richardi, 11, che l'aveva stabilito l'anno prima con il Milano), ma anche 9° lanciatore per partite giocate (358), 5° per inning lanciati (dietro Cretis, Radaelli, Cabalisti e Glorioso) e addirittura 3° per strike out realizzati: 1867, superato solo da due leggende come Giulio Glorioso (2083) e Roberto Cabalisti (1877). Nel suo anno a Milano ha giocato 35 partite di campionato con 385 di media battuta e 3,68 di media pgl. E poi la Nazionale, con 32 presenze, lo splendido quarto posto ai Mondiali italiani del '98 e la partecipazione alle Olimpiadi di Sydney del 2000.
Adesso tutte queste cifre appartengono all'album dei ricordi, da sfogliare sulle rive del Mediterraneo nella sua casa di Mellieha, sull'isola di Malta, proprio dove si prende il ferry per Gozo. Un posto dove è arrivato seguendo la famiglia Bartolo, dopo aver conosciuto Mike, pitcher approdato a Parma qualche anno fa per giocare nell'Oltretorrente. "Ho lasciato l'Italia quattro anni fa – spiega Danny Newman – perché non mi trovavo più bene e volevo far crescere mio figlio con una cultura più aperta, internazionale. Sono tornato a casa mia, nell'Ohio, per un paio d'anni, ma anche là non riuscivo più a trovarmi, troppi problemi. Così ho accettato questa sfida e sono venuto qui a Malta, dove è tutto un altro mondo, sembra di essere nell'America degli anni Cinquanta, quella di Happy Days… E poi c'è il baseball anche qui, abbiamo squadre giovanili, di softball, di slow-pitch. E un bel campo nazionale alla Valletta. Qui il clima è bellissimo, anche in gennaio si arriva a 18-20 gradi e proprio oggi cominciamo il campionato… E poi sapete che i maltesi, per un accordo con la Fibs, possono giocare nel vostro campionato come italiani, per cui spero di contribuire a farli cresecere per mandarvene qualcuno…"
– Ma a 50 anni (Newman è nato a Cleveland il 18 gennaio del '64) è ora di fare anche un bilancio. Che cosa ti ha dato il baseball italiano e che cosa pensi di aver dato tu al nostro baseball?
"Beh, il baseball italiano mi ha dato la grande opportunità di proseguire la mia carriera di giocatore professionista, un lavoro che io ho sempre preferito a qualsiasi altro. Onestamente non credo però di aver dato al baseball italiano qualcosa di particolare, oltre al fatto di aver aiutato a vincere le squadre in cui ho giocato. Compresa la Nazionale italiana".
Che giocatore è stato Daniel Newman?
“Uno che si è sempre preparato al meglio per giocare, sempre concentrato a dare tutto mentalmente e fisicamente. No drinking, no drugs, no parties per dirla all’americana”.
– Hai giocato in tantissime squadre: qual è quella a cui sei rimasto più legato?
“Parma la considero tuttora la mia squadra. Per me loro sono gli Yankees d’Italia”.
 

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Redazione

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