Categories: I libri del dugout

E ora ecco a voi alla battuta… il Golem!

Un vecchio autobus scassato si avvicina traballante all'entrata del campo da baseball di Forest Grove, Michigan. Ne discende un gruppo di giocatori di baseball già in divisa. Uniformi non impeccabili, barbe lunghe e una stella a sei punte sulla maglietta: sono le "Stars of David", squadra itinerante formata da soli ebrei che nel Midwest degli anni Venti si dedica al cosiddetto barnstorming, le tournée di partite dimostrative giocate sui campetti della provincia americana. Inizia così uno dei più bei romanzi grafici di baseball fiction mai scritti, The Golem's Mighty Swing (2001), scritto e disegnato da James Sturm.
A differenza di quanto accade in Europa, negli sport di squadra americani sono esistiti da sempre circuiti sportivi professionistici non competitivi paralleli al sistema agonistico strutturato in franchigie. Mentre veniva eretto negli anni il complesso sistema di leghe di baseball, con ai vertici le Major e il loro farm system piramidale dal Triplo A giù fino al Singolo A affiancato dalle leghe indipendenti articolate sul territorio (e, fino agli anni Cinquanta, dalle Negro Leagues, che riproducevano sul campo la segregazione razziale presente nella società), spuntavano ogni anno squadre formate da vecchie glorie delle Major o da autentici giocatori-giocolieri che giravano per i diamanti delle cittadine sperse nella geografia americana sfidando le formazioni dilettantistiche locali. Un po' come succede ancora oggi nel basket con gli Harlem Globetrotters, quelle squadre itineranti occupavano una nicchia importante del sistema dell'entertainment business prima dell'avvento della televisione, e permettevano agli spettatori delle zone rurali di ammirare dal vivo quegli eroi dello sport e quelle grandi giocate di cui fino ad allora potevano solo leggere sui giornali o ascoltare alla radio.
Nella storia immaginata da Sturm, i giocatori delle Stars of David sbarcano il lunario anno accettando di essere trattati da fenomeni di baraccone, esibendo i propri tratti etnici e culturali sui campi da gioco, tratti visti con diffidenza od ostilità da quel pubblico della Bible Belt americana che disprezza gli ebrei ma che accorre in massa allo stadio per vederli giocare. La tensione razziale viene vissuta in campo e sugli spalti, dal momento che in ogni partita gli spettatori si identificano con la squadra locale. E anche gli arbitri palesano spesso una certa ostilità verso gli ospiti, chiamando strike un ball o out un corridore quando sono i giocatori ebrei a essere in attacco. Eppure la squadra ebraica capitanata dal terza base Noah Strauss, soprannominato il Leone di Sion, esce vincitrice da ogni incontro, intasca la parte pattuita degli incassi e riparte in direzione della città seguente.
Ma giunti a Cedar Falls, Iowa, il motore del vecchio autobus collassa, i soldi scarseggiano e le Stars of David si vedono costrette ad accettare la proposta di Victor Paige, uno stravagante impresario che dirige la Big Inning Productions, una società che si dedica per l'appunto all'organizzazione di partite di baseball dimostrative: per attirare il pubblico, la squadra schiererà nel suo line-up un Golem!
Il Golem è un personaggio del folklore ebraico europeo. Narra la legenda che nella Praga del XVI secolo il rabbino Judah Loew ben Bezalel modellò con l'argilla un gigante fortissimo -il Golem- affinché proteggesse gli ebrei dalle persecuzioni. Per dargli vita, Loew scrisse sulla fronte del gigante la parola emet ("verità" in ebraico). Ma il Golem ben presto sfuggì al controllo del suo creatore e cominciò a portare morte e distruzione dovunque andasse. Il rabbino fu quindi costretto a sopprimerlo cancellando la prima lettera dalla fronte del gigante trasformandola in met ("morte"). La leggenda riappare spesso nelle narrazioni ebraiche (da ultimo, in un romanzo assolutamente da non perdere, The Amazing Adventures of Kavalier & Clay, di Michael Chabon, del 2000; pubblicato in italiano nel 2003 dalla Rizzoli), ma il pubblico degli anni Venti conosceva il Golem soprattutto attraverso il popolarissimo film Der Golem: Wie er in die Welt kam del regista tedesco Paul Wegener.
Nel romanzo grafico di Sturm, dunque, l'impresario Paige fa rivestire il gigantesco prima base della squadra con il travestimento usato nella pellicola e per pubblicizzare la partita delle Stars of David fa tappezzare la città di manifesti che rappresentano il Golem alla battuta.
Lo stadio è strapieno, ma sul campo si respira aria di pogrom, la violenza sta per esplodere… ed è allora che il Golem prende vita sulla porta del dugout, mentre sulle labbra dei giocatori in pericolo affiora lo Sh'ma Yisrael, la preghiera che ogni bambino ebreo recita prima di addormentarsi e che ogni moribondo mormora negli ultimi istanti di vita, e i cieli si aprono per spezzare il corso di una partita che rimarrà eternamente sospesa al terzo inning, in un finale mozzafiato che chi vorrà potrà leggere nell'originale inglese o -in attesa che qualche casa editrice nostrana ne acquisti i diritti- nella traduzione spagnola (El asombroso Swing del Golem, Editorial la Cúpula, 2008).
James Sturm, anch'egli ebreo come i protagonisti della sua storia, è stato premiato più volte nel corso della sua carriera per la qualità delle sue sceneggiature e l'eccezionalità del suo stile grafico in bianco e nero, scarno ed essenziale, eppure capace di creare spazi e suggerire volumi come pochi altri. Qui vorrei solo sottolineare come sotto la sua matita lo sviluppo spaziale del gioco risulta estremamente comprensibile per il lettore anche digiuno di baseball, e le partite da lui raccontate/disegnate acquistano davvero un notevole spessore narrativo in cui le azioni e l'alternarsi delle fasi del gioco contribuiscono efficacemente alla costruzione della trama. Insomma, Sturm sa trarre vantaggio dalla struttura interna del gioco, dal suo essere azione collettiva e mito culturale. E se nei suoi romanzi grafici Sturm ha toccato più volte episodi e temi che ritraggono il cuore dell'America profonda, non poteva allora non tornare ad occuparsi di baseball: lo ha fatto nel 2007 con Satchel Paige. Striking Out Jim Crow, un lavoro a quattro mani con lo sceneggiatore Rick Tommaso incentrato questa volta sulla discriminazione razziale dei neri sui campi da gioco, un altro romanzo grafico di cui ci occuperemo a tempo debito.

Luigi Giuliani

Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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