Quando iniziai ad appassionarmi e a giocare a baseball, nella squadra maggiore della città, la World Vision, giocava un fenomenale ricevitore americano (nato a Monterey, California il 29 novembre 1957) di nome Jesse Baez che appassionava tutti noi ragazzini per quel suo carattere da vincente e quello sguardo che lo faceva sembrare uno dei due poliziotti californiani del telefilm Chips in voga in quegli anni. E un guantone piuttosto appariscente, con le imbottiture gialle fosforescenti che catturava le nostre attenzioni: "Me lo aveva regalato un grande ricevitore dei Dodgers quando giocavo nella loro organizzazione e allora era molto utile per aiutare i lanciatori nella location" spiega oggi.
In Italia per festeggiare i trent'anni di matrimonio, a Parma per ritrovare quella che lui considera la sua famiglia, che lo accolse e lo "adottò" proprio quell'anno. Era il 1984, infatti quando Jesse Ray Baez vestì per la prima volta la casacca della World Vision Parma ed incontrò Rolando Campioni, allora titolare di un bar di via Gramsci, ma anche noto dirigente dell'Aran Group softball, nella cui squadra, partecipante prima alla serie A2, poi alla serie A, militava anche la figlia Simona.
Non vedeva la famiglia Campioni da tredici anni, ma il tempo per lui e la moglie Blanca sembra non essere affatto passato.
A Parma ha ancora tanti amici, Jesse. In rapida successione, durante il nostro piacevole incontro, lo hanno voluto salutare Sal Varriale, Massimo Fochi, Sergio Colla, Tonino Valesi e Giampaolo "Pallino" Sandri. Un grande campione sul campo, ma soprattutto un grande uomo fuori.
"Chiedimi perché sono qui – mi invita sorridendo e dopo un attimo di pausa è lui stesso a rispondere- perché questa è la mia famiglia. Da quando sono arrivato la prima volta a Parma nell'84. Poi sono tornato a casa, mi sono sposato e sono tornato di nuovo. E nel 1986 proprio qui è nata mia figlia Giovanna. Rolando e Anna hanno accolto me e mia moglie fin dal primo giorno come un papà e una mamma. Poi sono diventati i nonni di Giovanna" Un rapporto talmente consolidato che, racconta la signora Anna: "Quando lui nel 1990 giocava nel Caserta e venne a Parma come avversario gli prestammo la casa che lui abitò per tre giorni come se fosse sua"
Quelli di Parma sono stati anni belli anche e soprattutto sul campo: "Uno scudetto indimenticabile, nel 1985 e tre Coppe dei Campioni 1984, 1986 e 1988. Eravamo un bel gruppo, unito. Anche la World Vision, soprattutto nel 1985 era una grande famiglia." Proprio all'anno dello scudetto è legato un aneddoto simpatico: "Una sera avevo mangiato un favoloso piatto di lasagne cucinate dalla signora Anna. Allora, siccome Rolando quando veniva allo stadio, prima delle partite mi diceva di fare fuoricampo, all'inizio di quell'anno gli ho detto: va bene, però voglio un piatto di lasagne! In tutta la stagione ne ho mangiati 21!!" Il suo bottino migliore nel corso della sua esperienza in Italia. Uno scudetto inatteso, con una squadra giovane. E tre campioni straordinari: Baez, appunto, il bombardiere di colore Bob Roman e il mitico lanciatore di origine olandese Wim Remmerswaal. L'allenatore era Varriale che durante l'intervista è seduto di fianco a noi. Allora si scherza sulla sua staffetta con Montanini nel dug-out durante quella stagione. Ma poi Jesse torna serio e dice "Un grande amico di tutti noi, uno della famiglia, soprattutto, ma anche un tecnico perfetto, determinante per la vittoria"
Il 1986 è un altro anno vincente, che vive il culmine a giugno, con la vittoria della Coppa Campioni a Bologna "Unica squadra a vincerla senza lanciatore straniero" puntualizza Varriale. Perché Remmerwaal nel frattempo se ne era andato a Nettuno, visto che per la riduzione del numero degli stranieri, da due a tre, la società aveva preferito confermare Baez e Roman. Che, sentendo la responsabilità di quella scelta, al primo Parma-Nettuno gli fecero subito fuoricampo entrambi: "Questo dettaglio non lo ricordavo, ma Bob Roman era una battitore straordinario, molto potente, che realizzò un lunghissimo fuoricampo, oltre gli alberi, oltre i lampioni. Il più lungo della storia di Parma."
Dopo un anno di pausa tornò a Parma nel 1988, anno nel quale la World Vision rivinse il titolo continentale allo stadio "Europeo" contro il Rimini, ma proprio il Rimini ne spense i sogni di scudetto nonostante una regular season trionfale: "Eravamo una squadra fortissima sul monte di lancio, in battuta e in difesa. Fochi, Manzini, il lanciatore mancino Angulo, io. Ma anche un giovane Poma, fantastico interbase e in forte in battuta. Ricordo che giocò tre anni a Bologna prima di venire da noi"
Per capire di che pasta sia fatto questo campione che fisicamente non dimostra i suoi 57 anni, basta ascoltare la sua risposta quando gli si chiede qual è stato l'avversario più difficile da affrontare in Italia: "Io ho sempre pensato che le mie squadre fossero le più forti e che quindi non dovessimo aver paura di nessuno. Potevamo vincere sempre senza pensare a chi fosse l'avversario. E' sempre stata la mia filosofia!" Anche se poi ammette che se deve dirne uno, beh, "Olsen, il lanciatore del Grosseto, era veramente fortissimo e facevamo molta fatica contro di lui"
Il teatro delle sue imprese italiane, lo stadio Europeo, ora non c'è più: "Quando me l'hanno detto non ci volevo credere e oggi passando in quella zona ho capito che non era uno scherzo. – spiega sorpreso. Per me è una cosa impossibile, lì hanno giocato i campionati del Mondo, era lo stadio più grande e più bello d'Europa. Ma soprattutto era un pezzo di storia della città, che non andava perduto. Un grande peccato! In quello stadio tra l'altro aveva giocato il più grande campione italiano, Giorgio Castelli. E io arrivavo per sostituirlo, quindi c'era molta pressione su di me. Non è stato facile giocare in quello stadio, grande con tanta gente che si aspettava subito grandi cose da me"
Ora Jesse vive a Calexico in California e lavora per la US postal "Mi mancano nove anni prima della pensione. Peccato che abbia già usato l'aspettativa di sei mesi per allenare i Mexicali (sua squadra anche da giocatore) altrimenti mi piacerebbe vivere un'esperienza da manager in Italia"
Questa è la storia di Jesse Baez. Un ragazzo che nel 1984 si è sposato e grazie a Butch Hughes e Sal Varriale ha avuto la possibilità di scoprire Parma, dove ha trovato una nuova famiglia e oggi, nel trentesimo anniversario del suo matrimonio e del suo arrivo nel Ducato è voluto tornare a rinverdire un rapporto speciale. E' possibile ascoltare qui l'audio integrale della chiacchierata amichevole di oggi pomeriggio con Jesse Baez e la traduzione di Sal Varriale
Dopo 12 anni, il numero uno dell'ASD Baseball Godo ha rassegnato le proprie dimissioni L'assemblea…
Eletto con 7.827 preferenze (il 56,04% dei voti) contro le 5.965 di Andrea Marcon (42,70%).…
Arriva alla corte del presidente Antonio Pugliese un ventunenne venezuelano con passaporto francese. I toscani…
Nell’immediata vigilia elettorale, il candidato alla Presidenza FIBS sottolinea l’importanza del ruolo della Federazione “che…
In vista dell’Assemblea Nazionale di Pieve di Cento, l’imprenditore romano ed ex-giocatore candidato alla Presidenza…
Intervista esclusiva con l’interno di origini e passaporto taliani che dopo l’esperienza con l’Under 23…