Non ci sarà una soluzione per lo Steno Borghese. Non è prevista in tempi brevi. E se tutto va per il verso storto il rischio è che l’intera stagione che inizia la settimana prossima trascorrerà con i due Nettuno che giocheranno sempre e solo all’Acquacetosa di Roma.
Lasciate perdere il fatalismo, c’è che visto l’andamento delle cose a Nettuno ultimamente (non solo dal punto di vista sportivo) pensare che qualcosa si raddrizzi è veramente fare un parossistico esercizio di ottimismo. Tanto per dirne una, martedì scade il termine concesso al sindaco Alessio Chiavetta per ritirare le sue dimissioni e dare vita ad una nuova giunta, ma da quel che si vocifera (tra le prese di posizioni ufficiali e quelle più o meno dichiarate) anche se le ritirasse il consiglio dovrebbe rispondere picche e senza maggioranza la città di Nettuno sarebbe condannata al commissariamento.
Il che non necessariamente andrebbe ad allungare i tempi di un felice esito della questione stadio. Quello che sta letteralmente facendo imbestialire i tifosi di baseball, legati alla tradizione nettunese nel suo complesso più che all’uno o all’altro pollastro nella stia e relative claque, è la completa immobilità da parte di chi sta dentro il Municipio. Dal 5 marzo a oggi concertare una soluzione non era certo cosa impossibile prima del campionato, anzi, una proposta per velocizzare il tutto era stata anche fatta ma si è tramutata in lettera morta. Soluzioni in vista? Nessuna. Convocazioni previste da parte dei dirigenti comunali o del sindaco “reggente”? Manco l’ombra. Niente di niente e intanto il tempo passa e, se qualcuno non ci avesse ancora fatto caso, mancano all’appello a entrambe le società le entrate relative agli abbonamenti e alla vendita degli spazi pubblicitari all’interno del campo. A questo punto auspirare l’arrivo di un commissario prefettizio, che andrebbe ad agire “secondo manuale” e non secondo pressioni politiche, potrebbe sbloccare la situazione (ottimisticamente) entro la fine di aprile. Se tutto va bene, chiaro.
Perché quel “se”? Ci sono buone possibilità che gli atti della revoca dell’affidamento temporaneo dello Steno Borghese al Città di Nettuno finiscano in Procura. Su quel mancato cambio di denominazione sociale, ovviamente, c’è qualche aspetto che andrà chiarito. Il che inevitabilmente finirebbe per mettere alla luce anche tutta una serie di lacune tecniche dell’impianto in questione, a livello di misure di sicurezza e di prevenzione antincendio, tanto per citarne alcune.
Intanto si aspetta nell’incertezza, e il Nettuno 2 giocherà all’Acquacetosa di Roma le prime due partite contro il San Marino, con un identico destino che sembra attendere per il turno successivo il Città di Nettuno. Che peraltro, in un comunicato ha dichiarato di voler direttamente acquistare lo stadio.
Incertezza e sbigottimento, soprattutto sul disinteresse che aleggia lì dove si dovrebbe cercare di risolvere la contesa… Vi raccontiamo un aneddoto. Non più tardi di quattro mesi fa, quando già la questione era destinata ad esplodere, ci siamo trovati a parlare con un membro del consiglio comunale che auspicava la chiusura definitiva del Borghese o l’utilizzo solo per spettacoli. Al netto dell’esagerazione e del disamore per il baseball, che può starci, il nostro dimostrava anche una lontananza mentale dal posto in cui era chiamato a ricoprire una carica pubblica. Nettuno sulla mappa geografica non ci è finito per il turismo, per il vino Cacchione (che a qualcuno piace pure…) o per una tradizione gastronomica che stenta a imporsi, e se è per questo neanche per lo Sbarco Alleato del 1944 (più conosciuto come Sbarco di Anzio). C’è finito per il baseball, che è una cosa sentita in città. Accidenti se lo è, anche se molti non lo danno a vedere. Ne vale il nome della città e un orgoglio che esce allo scoperto in ogni nettunese che voglia definirsi tale.
La giunta Chiavetta nel primo mandato aveva rappresentato la speranza di rinascita dopo che la città aveva subito l’onta dello scioglimento del Consiglio Comunale, nel secondo però sono iniziati i veri problemi, è arrivata la pressione dall’esterno e tutta l’assise non ha più certo brillato per decisionismo. Eppure… I proclama che arrivavano dall’amministrazione erano quelli propri di chi pensava di aver tutto chiaro sin dall’inizio, tanto che ogni critica (costruttiva o meno) veniva sempre accolta a mo’ di offesa personale. Sarà, ma senza elencarne troppe a Nettuno c’è anche la squadra di calcio di Eccellenza con lo stadio inagibile costretta ad emigrare ad Anzio, strade piene di buche da mesi, un teatro comunale ancora da terminare e si va verso la terza estate consecutiva con un cantiere in pieno centro al posto di un parcheggio. Niente male per una cittadina a vocazione turistica.
E poi c’è l’altra parte del problema. La presenza di due squadre in una città che ha risorse forse per una. Forse.
Venerdì pomeriggio chi scrive è stato invitato dall’emittente locale Young Tv a dire la sua in merito alla questione, inserita in uno speciale che andrà in onda lunedì alle 20,30 ma registrato in anticipo (quanto detto da me in trasmissione è grossomodo quanto avete appena letto, nda). Primo a parlare il presidente del Città di Nettuno, Piero Fortini, che dopo aver smentito categoricamente il ritiro della squadra (anche se la situazione di incertezza porterà ad un qualche ridimensionamento) ha attaccato duramente Gianluca Faraone, con un ruolo dirigenziale sia nella società sportiva Nettuno 2 sia anche nel Comune di Nettuno, accusandolo di aver contribuito a forzare la revoca dell’affidamento. Quindi è stato il turno dei dirimpettai rappresentati da Stefano Bernicchia e Maurizio Camusi, che con toni un po’ meno accesi hanno sottolineato la portata del problema a livello economico e di programmazione e quanto, comunque, la presenza di due squadre a Nettuno e la guerra che si sta combattendo siano uno spreco di risorse terrificante. Terminato anche il nostro turno ci siamo trovati tutti insieme (compreso Gianluca Faraone che era presente negli studi) in una strada di periferia a Nettuno dove sono situati gli studi, dietro un distributore di benzina. Una conversazione durata perlomeno un’oretta, toni amichevoli e comune volontà di giocare a Nettuno. Anche se le posizioni rimangono distanti, anche se la speranza di vedere una sola squadra invece che questa dispersione di energie è ancora lungi dall’essere dietro l’angolo.
In futuro? Chi lo sa… Ognuno dovrebbe rimuovere dei paletti e venire incontro all’altro per ritrovare un solo Nettuno. Nel frattempo ci sono i due attuali destinati a giocare a Roma. E la cosa fa veramente tremare i polsi.
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