In questi giorni in cui i Cubs stanno giocando la serie contro i Mets tornano a circolare storie e aneddoti sulla simpatica ma sfortunata squadra di Chicago che non vince il pennant della National League dal 1945 e le World Series dal 1908. La vicenda più nota è quella della Curse of the Billy Goat, la cosiddetta "maledizione della capra". Il 6 ottobre 1945 un tal Billy Sianis, immigrante greco proprietario di un ristorante ubicato nei pressi dello stadio di Wrigley Field e tifosissimo dei Cubs, comprò due biglietti per vedere la propria squadra giocare le World Series contro i Detroit Tigers, uno per sé, l'altro per la sua amata capra. Siccome l'animale, mascotte del ristorante, puzzava oltremodo, gli spettatori seduti accanto al buon Sianis richiamarono l'attenzione degli steward dello stadio e fecero buttar fuori lui e la capra. Allora il greco, con il quadrupede al guinzaglio, abbondonò Wrigley Field proferendo una terribile maledizione: per aver oltraggiato la sua capra, i Cubs non avrebbero mai più vinto il pennant.
E da allora in effetti i Cubs hanno vinto "zero tituli". A nulla è servito il fatto che nel 1969, un anno prima di morire, Sianis facesse retromarcia e "ritirasse" solennemente la maledizione. E più volte i tifosi hanno portato capre allo stadio per ingraziarsi gli dèi del baseball e sbloccare la squadra. Anche quando sembrava fatta, succedeva sempre qualcosa che faceva perdere ai Cubs le partite decisive, come nel caso del famoso Steve Bartman Incident, l'episodio in cui un tifoso di Chicago sugli spalti tolse dal guanto dell'esterno della propria squadra la palla dell'out al volo decisivo. [Cliccare qui: https://www.youtube.com/watch?v=vq8G81oOHhY ]
Anche il cinema si è fatto eco dell'ormai proverbiale profilo perdente del club di Chicago: nel 1985 in una scena di Back to the Future viene predetta l'incredibile vittoria dei Cubs nel 2015 (attenzione: quindi dovrebbe accadere quest'anno). [cliccare qui] https://www.youtube.com/watch?v=H9ejF2wM-vs. In attesa di vedere se la profezia del film si avvera, vi segnalo un bellissimo racconto di W. P. Kinsella (l'autore del romanzo Shoeless Joe, por diventato sul grande schermo Field of Dreams, "L'uomo dei sogni") che si intitola The Last Pennant Before Armageddon, ed è il primo della raccolta The Thrill of The Grass pubblicata nel 1984 (raccolta purtroppo mai tradotta in italiano; c'è là fuori qualche editore interessato a far conoscere al pubblico italiano undici splendidi racconti di baseball improntati a uno stupefacente realismo magico?).
La storia è la seguente. Il cinquantasettenne Al Tiller è da anni l'allenatore dei Cubs. La squadra da sempre galleggia in fondo alla classifica e secondo alcune voci il proprietario del club sta addirittura pensando di spostare la franchigia in Alabama. Una notte Tiller fa uno strano sogno. In un luogo indeterminato che potrebbe essere perfettamente il Paradiso, cinque uomini seduti in semicerchio attorno a un tavolo stanno parlando con un signore dalla lunga barba che Tiller identifica immediatamente con Dio, e gli chiedono di fare tutto il possibile per aiutare i Cubs in campionato. Il giorno dopo effettivamente Eddie Guest, il vecchio pitcher dei Cubs che di solito reggeva sul monte pochi innings, porta a termine una partita intera vincendo e concedendo solo quattro valide agli avversari.
La notte seguente il sogno si ripete. Le persone che parlano con Dio oraa sono cambiate. Fra di esse Tiller riconosce Richard J. Daley, mitico sindaco di Chicago morto nel 1976. Stavolta la richiesta a Dio è più pressante ed esplicita: vogliono che i Cubs vincano il pennant della National League e poi le World Series. "Quest'anno, se possibile", aggiungono. La cosa strana è che il sogno si ripete per una settimana. I Cubs giocano in trasferta e ogni notte Tiller fa lo stesso sogno. E il giorno dopo puntualmente la squadra vince. Una notte Dio prende finalmente la parola: "Apprezzo il vostro interesse e vi assicuro che ho a cuore le sorti dei Chicago Cubs. Ho considerato attentamente la questione, e so che è da molto che i Cubs non vincono il campionato. Quindi voglio che sappiate che il prossimo pennant della National League che sarà vinto dai Cubs sarà l'ultimo prima della Fine del Mondo".
Tiller non è mai stato particolarmente religioso, e non c'è da dar credito a un sogno del genere però, insomma, saranno pure fantasie, ma l'importante è che la squadra vinca. Finché un giorno, ascoltando distrattamente un programma sportivo di una radio locale, Tiller nota la telefonata in diretta di un ascoltatore: "Prediamo la prossima telefonata. Ciao come ti chiami, da dove telefoni?" "Sono un arcangelo". "Ah, interessante" risponde ironico il giornalista in studio, "forse hai sbagliato numero". "Sono un arcangelo cieco e vorrei fare una profezia". "Ha qualcosa a che fare col baseball?" "Certo: i Cubs vinceranno l'ultimo pennant prima della Fine del Mondo". La telefonata si interrompe e Tiller resta di sasso: sono le stesse parole pronunciate da Dio nel sogno.
L'allenatore comincia a innervosirsi. Si reca in biblioteca, spulcia le Sacre Scritture, legge l'Apocalisse, consulta vari trattati di teologia per cercare di capire l'attendibilità di quei sogni e della telefonata. A questo punto Tiller decide di fare degli esperimenti in campo. Prova a schierare i suoi peggiori lanciatori, a commettere intenzionalmente errori di strategia in attacco e in difesa, ma non c'è niente da fare: i Cubs continuano a vincere e a scalare la classifica. In città c'è euforia, anche se nel mondo la tensione fra le superpotenze sta salendo: l'Urss ha dichiarato che non accetterà lo schieramento di missili americani a testata atomica in Sri Lanka.
Intanto il sogno si ripete ogni notte. Stavolta nel gruppo degli interlocutori di Dio c'è una donna. Tiller la riconosce. È una sua indimenticata fidanzata di gioventù, morta di leucemia a soli trent'anni. La sente chiaramente chiedere di nuovo a Dio la vittoria per i Cubs. Poi la ragazza si gira e fissa sorridente Tiller, lassù in Paradiso, come a dire: "Ti sto aspettando".
Tiller decide di chiamare la radio. Parla con i giornalisti del programma, chiede loro della telefonata dell'arcangelo, ma nessuno ricorda nulla: quella chiamata l'ha sentita solo lui. Qui comincia il dilemma. Certo, vincere la National League è il sogno di ogni allenatore, e i tifosi, il proprietario, i giocatori non vedono l'ora di metter fine alla maledizione che grava sulla squadra, ma… come la mettiamo con la profezia? E se tutto fosse già deciso? E se l'ultimo lancio della partita scatenasse l'Apocalisse?
Ormai i Cubs sono arrivati all'ultima partita della serie contro i Dodgers. C'è in palio la vittoria del Pennant. È l'ultimo inning. Le squadre sono sul 2 a 2. Alla radio le notizie parlano di un ultimatum sovietico: l'Urss reagirà immediatamente non appena un soldato americano metterà piede in Sri Lanka. Sul campo aleggia l'incubo di un'ecatombe nucleare. Sul monte di lancio c'è il vecchio Eddie Guest. È stanco e forse è il momento di far entrare un rilievo, si rischia di perdere la partita. Tiller chiede tempo e si riunisce con il pitcher e il catcher. "Va male, la curva non spezza" dice il ricevitore, "avremmo dovuto mettere strike out gli ultimi due battitori. Cosa facciamo?" Triller ci pensa. Batte una mano sulla spalla del lanciatore: "Continua a lanciare. E lascia perdere la curva". Poi, si gira, torna nel dugout e si prepara a soffrire.
The Last Pennant Before Armageddon finisce così, lasciandoci in sospeso. Se nei prossimi giorni i Chicago Cubs vinceranno la serie contro i New York Mets per il pennant della National League, spezzando così la "maledizione della capra", avremo modo di scoprire se la profezia del racconto di Kinsella si avvererà o meno.
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