Nettuno: fronte unico per lo stadio. Riavvicinamento in vista?

La fine delle feste di Natale solitamente instrada il baseball verso l’inizio della stagione. Non fanno eccezione neanche questi primissimi giorni del 2016, anche se nella città dei due Nettuno forse sta finalmente cambiando musica.

La questione più spinosa riguarda il campo di gioco. La situazione dello Steno Borghese solo apparentemente è ferma al palo, ovvero a quella rettifica della determina dirigenziale risalente allo scorso marzo che riportava l’impianto nelle mani dell’amministrazione comunale. Notizia data in anteprima proprio da Baseball.it, tanto in anteprima che riuscimmo a precedere le comunicazioni istituzionali di rito e qualcuno si infuriò anche per questo. Fatto salvo che tra demansionamenti e cadute dell’amministrazione comunale, di quelle promesse di provvedimenti severi non rimane che un ricordo così vago da far oggi tenerezza.

L’ex sindaco di Nettuno, Alessio Chiavetta, nella questione del diamante nettunese nonostante tutto finì per giocare un ruolo importante. Non come uno si aspetta, a dirla tutta. La sua incapacità (o volontà, e magari un giorno spiegherà tutto dei suoi ultimi due anni sulla poltrona di primo cittadino, nda) di prendere una decisione, qualsiasi essa fosse, alla fine ha portato al puntò più basso della guerra tra bande che si sta combattendo ancora a Nettuno. Una volta partita la verifica amministrativa sollecitata, emerse che la struttura risultava inagibile e né ci si poteva giocare, né ci si poteva entrare. Perché? Con un assegnatario “storico”, a forza di deroghe e proroghe susseguitesi negli anni ci si era dimenticati praticamente dell’aggiornamento delle norme di sicurezza e dell’adeguamento della struttura. Solo che, con uno stadio da riassegnare, non si poteva gettare la polvere sotto il tappeto come si era fatto sino a quel momento.

Così da un giorno all’altro la squadra del Città di Nettuno si trovò nella situazione tragicomica di dover sollecitare ai Vigili Urbani l’ingresso dentro gli spogliatoi, solo per svuotare gli armadietti e spostare le attrezzature al centro sportivo di Santa Barbara. E per le partite? L’Acquacetosa di Roma, oltre ottanta chilometri di distanza con in più anche il traffico killer della Capitale, giusto a far compagnia all’altra squadra della cittadina tirrenica, il Nettuno 2 che oggi è Nettuno Baseball City.

Due squadre di medio-basso cabotaggio iscritte, ma senza neanche una partita di baseball da vedere: la sublimazione di un anno da dimenticare in tutto e per tutto. Il campo abbandonato e in rovina è il simbolo di una città essa stessa in rovina. Farsi un giro per Nettuno oggi significa immergersi in una crisi che non è solo strettamente economica, ma direttamente “ideologica” se ci passate questo termine. La città è priva di una guida da un anno ma di un indirizzo amministrativo da almeno tre: il cantiere del parcheggio in pieno centro che ha finito per scavare la fossa all’amministrazione Chiavetta è ancora lì, maestosa opera appena iniziata e subito diventata incompleta. La chiosa di tutto è stata l’istallazione dell’albero di Natale in piazza, terrificante a voler esser gentili. Un po’ come se su una torta già sgangherata di suo ci si mette una ciliegia bacata.

I Commissari Prefettizi, che hanno ripreso in mano la gestione ordinaria, inizialmente dal campo di baseball si sono tenuti lontani. Era trapelata anche una proposta diretta da parte del patron Piero Fortini, un milione di euro per acquistare l’impianto, una provocazione pensando a quanto sia tortuosa la strada per l’alienazione di un bene comunale. Poi nel finale di stagione il tentativo disperato di far giocare almeno la Coppa Italia, grazie a qualche anima pia in municipio. Dopo che volontariamente da parte della ditta Evergreen era stato effettuato un taglio ai 40 centimetri d’erbaccia del campo esterno, e dopo qualche altra manutenzione al terreno di gioco sempre su base spontanea, ci si era tornati perlomeno ad allenare. Poi, però, solita storia: si litiga per questioni di turni e competenze e tutto torna come prima.

Ora? Chi sta traghettando il Comune alle prossime elezioni sta lavorando per ripristinare l’agibilità dell’impianto, con buon impegno da come abbiamo avuto modo di sapere. Meglio ancora, il presidente della Fibs Riccardo Fraccari ha a sua volta invitato il Commissario Prefettizio ad accelerare il più possibile l’iter per la riapertura dell’impianto. Troppo importante avere una piazza come Nettuno presente a pieno vapore. Non è ancora stata trovata una formula a dire il vero. Si vorrebbe procedere per l’assegnazione con un regolare bando, oppure visto che i tempi sono ristretti far disporre dello stadio ancora al Comune e far pagare alle due società un canone per sostenere le spese vive di gestione sino a fine stagione. Poi si vedrà…

Quello che conta è che il Città di Nettuno ed il Nettuno City si trovano d’accordo su una soluzione concertata, che per ora riguarda lo stadio. E potrebbe non essere l’unico passo avanti. Le voci di una squadra finalmente unica sono ben più che una semplice chiacchiera. La dimostrazione più lampante? Al di là dei pettegolezzi e delle riunioni congiunte, c’è il fatto che nonostante qualche proclama d’orgoglio il mercato del Città di Nettuno è ancora totalmente fermo. Arrivati a gennaio qualcosa deve necessariamente muoversi di concreto, anche perché per completare il roster va ancora fatta tanta strada.

Quello che i tifosi sperano di fatto, un Nettuno unico.

Spazio per due squadre in riva al Tirreno non ce n’è, meno che mai di questi tempi. Dispersione di energie, di risorse, di buona volontà. A Nettuno la situazione è talmente compromessa che, cambiata inspiegabilmente la dirigenza dopo un’annata positiva, neanche una squadra di calcio dignitosa per il campionato di Eccellenza si è riusciti a formare e si milita buoni ultimi in graduatoria con speranze di salvezza pari grossomodo a zero.

L’infausta frase “doppia squadra, doppia opportunità” che abbiamo sentito spesso in questi due anni (e purtroppo anche recentemente… nda) dopo altrettante stagioni senza play off e senza soddisfazioni suona come un inno alla perversione. I tifosi veri, a dirla tutta, quelli che la realtà la conoscono per davvero e non solo per sentito dire spingono per un unico Nettuno e la soluzione non è mai stata così vicina come ora. Con buona pace di chi ha voluto una guerra talmente ridicola da essere, appunto, perversa.

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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