Angel Service, il gruppo e quel sereno all'orizzonte

Se la nazionale di calcio avesse centrato la qualificazione alla semifinale dell'Europeo, invece di fermarsi ai rigori, probabilmente sarebbe stata una giornata perfetta in tutti i sensi in riva al Tirreno. In mezzo c'erano state anche le vittorie numero due e tre nella serie contro il Parma, annessa la qualificazione praticamente matematica ai play off a meno di incredibili rovesciate. Basterà infatti un solo successo nelle prossime nove (Rimini e Padova in casa, in mezzo la trasferta di Bologna) e si allontanerà definitivamente sia il Parma che il Padova, teoricamente (molto teoricamente) ancora in corsa. Invece è andata a finire che i rigori della nazionale di Conte, visti dalla squadra dentro lo spogliatoio, hanno regalato l'unica delusione di giornata. Vabbé ci può stare, basti pensare a come si stava due e un anno fa, per chi ha la memoria corta. 

Nettuno è tornata insomma, una sola, alla faccia di chi aveva intravisto la "doppia possibilità", ed è tornata come si dire col piede pesante. Oggi si chiama Angel Service Baseball City, ma è un movimento che è tornato a ruggire prepotentemente anche con una discreta presenza di tifosi allo stadio. Prima del match, con la squadra in riscaldamento, scambiamo due parole con Igor Schiavetti, una volta giocatore ed oggi coach. Ci confida come il gruppo sia il grande segreto di questa squadra, molto coeso al di là delle parole di circostanza. Forse, osserviamo noi, rispetto anche al recente passato c'è stato un bel salto generazionale, tanto che "ci si allena duramente e loro ti stanno a sentire sempre, sono avidi di consigli e si impegnano al massimo. Per questo riescono sempre a dare il meglio anche in situazioni difficili". 

Terminata la vittoriosa garatre, mentre in tv incombono i supplementari e qualche giocatore è già dentro lo spogliatoio birra in mano a seguire le ultimissime fasi di Germania-Italia, il manager Alberto D'Auria sprizza soddisfazione da tutti i pori anche se riesce a mantenere quell'aplomb che è un marchio di fabbrica, se uno lo conosce da qualche annetto. 

Insomma, manca la matematica e il Nettuno è nei playoff. Tutto secondo copione oppure non te lo aspettavi neanche tu?

Non ce l'aspettavamo anche se lo speravamo, abbiamo iniziato con tanti di quei problemi che è anche inutile ricordarli uno per uno, adesso ci crediamo per davvero. Durante questa regular season abbiamo giocato bene e credo di poter dire che meritiamo la posizione che occupiamo adesso. La ciliegina sulla torta sono state queste tre vittorie contro la nostra diretta rivale per i play off. Abbiamo veramente battuto tutti i pronostici, chi se lo aspettava a nove partite dalla fine di trovarci praticamente nella post season, e come terzi per giunta?

I segreti? Il gruppo, gli innesti di inizio stagione, un lungo lavoro psicologico?

Abbiamo seguito un lavoro iniziando praticamente da zero, perché si arrivava da due anni molto particolari. Avevamo l'obbligo di riportare entusiasmo e credibilità a questa squadra, e anche puntare al vertice perché la storia ce lo chiede. Siamo sempre il Nettuno…

Uno dei problemi è stato e rimane quello della rosa un po' corta…

Ormai sono abituato, è iniziata così e immagino finirà così. Ci sono state partite del girone d'andata nella quale avevo dieci giocatori contati a disposizione e siamo arrivati sino a qui. Cosa altro può farci paura, obiettivamente? 

Daresti un Oscar a qualcuno?

No, hanno giocato tutti con il cuore e impegnandosi al massimo, chi anche infortunato. L'importante era ricreare un gruppo e lo abbiamo fatto, guidato da un capitano come Peppe Mazzanti. I ragazzi lo stanno a seguire e lo vedono come il leader che realmente è.

Altra cosa, dopo due anni di oblio si è rivisto il pubblico, nonostante lo stadio attualmente a capienza ridotta. Partita dopo partita le presenze allo Steno Borghese crescono…

Il nostro obiettivo era ridare credibilità, quella che in due anni si era persa. Ci stiamo riuscendo, ci sono dei giocatori che crescono di partita in partita. Siamo contenti, ma non dobbiamo fermarci qui e accontentarci.

In prospettiva da qui a un mese, aiuterà la consapevolezza che non c'è niente da perdere?

Dobbiamo proseguire come stiamo facendo ora. Ci alleniamo sempre bene, con intensità, pertanto non temiamo nessuno e sono sicuro che ce la giocheremo con tutti gli avversari che ci troveremo di fronte. Dopo le vicissitudini vissute anche nella prima parte di regular season, più che mai siamo una squadra che non molla.

Niente da fare, vince la Germania, Renato Imperiali riesce comunque a scherzare rompendo la tensione che i penalty aveva fatto crescere. A Nettuno si festeggia e si vede sereno all'orizzonte dopo tanta burrasca. Volendo, a essere inguaribilmente ottimisti, anche il ciclo del Nettuno degli anni '90 iniziò in maniera tutto sommato simile. Tanta acqua dovrà passare sotto i ponti, quello sì, però la sensazione è che la strada intrapresa sia finalmente quella giusta. 

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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