C'è ancora qualche anima pia che oggi, a più o meno una settimana da quel che è successo, su un sito specializzato ha il coraggio di tirar fuori – su gara6 della finale scudetto fra UnipolSai e Rimini – concetti tipo "Evitiamo quindi, una volta tanto, di addebitare all'arbitro colpe che non ha e prendiamocela, invece, con chi non ha mostrato fair play che avrebbe consentito un accordo per sospendere la partita prima dell'interruzione. Bastava poi riprendere la partita con il risultato maturato fino al momento della sospensione, e quindi dal vantaggio di 2 a 0, invece che rifarla dall'inizio".
Parole che ci stanno in bocca a un tifoso, di una delle due parti, ma non in quella di un osservatore esterno, o addirittura di un 'opinionista'. Uno che dovrebbe sapere cosa sono gli sport dovrebbe sapere anche il resto.
Le regole sono le regole – e non lo dico da tifoso bolognese, ma da uno che, come giornalista, scoprendo certi altarini, a suo tempo ci ha messo del suo a far praticamente perdere uno scudetto alla Fortitudo (faccenda Talarico e resto, per chi lo ricorda) – e non c'è possibilità di accordarsi a piacimento fra le parti in campo. Perché allora non ci sarebbe niente da dire se due squadre decidono fra loro di giocare gara-due invece di gara tre con i lanciatori stranieri invece degli Asi. O se rinunciando al battitore designato poi lo mettiamo di nuovo. E se decidessero che la base ball è dopo cinque lanci fuori? La presa al volo vale anche dopo due rimbalzi? Scherziamo!?!?!
Cero sarebbe molto democratico. Molto "grillino". Potremmo affidare tutto a un sondaggio sul web.
Ripeto: scherziamo o diciamo sul serio?
Se gli arbitri avessero deciso per la sospensione a quinto inning non finito (con tutti gli accordi possibili e immaginabili) il Giudice Unico avrebbe disposto – d'urgenza – la ripetizione dell'incontro dall'inizio. Per forza! A quel punto cosa avrebbe fatto il nostro commentatore-esterno, se fosse stato uno della Fortitudo? Avrebbe fatto (ovviamente, se ha l'onesta di ammetterlo) reclamo. Altrimenti lo avrebbe preso in quel posto – da pirla – dove il sole di solito non batte. Il risultato quale sarebbe stato? Uno scudetto assegnato dopo innumerevoli ricorsi e controricorsi, a tavolino o meno (vedi quello del 1997 del Parma sul Nettuno, ma soprattutto quello in cui il Rimini non si presentò a uno spareggio col Parma, per presunte lesioni regolamentari).
Lasciamo perdere.
Francamente, meglio così. Molto meglio così. Poi provveda chi deve provvedere a cambiare le regole. Sbagliate, e l'ho già scritto. Anche se ricordo un Rimini-Bologna (del 1983, mi diceva ieri l'allora lanciatore e adesso pitching coach della Fortitudo, Radaelli) in cui poco prima della fine del quinto inning la situazione era una, e alla ripresa da zero il giorno dopo finì in un'altra, Ma da quel giorno nessuno pare non si sia mai posto il problema. Da una parte e dall'altra.
Ragion per cui, vediamo di non rompere più del consentito le palle, please.
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