Alex Liddi: la Nazionale, il Messico e il possibile ritorno in MLB

Da anni torni in Nazionale solo per i grandi appuntamenti. Quali sono le tue emozioni quando ricevi la convocazione?
Fa sempre piacere poter tornare in Italia per far parte della Nazionale. E' un orgoglio poter rappresentare il proprio paese in una competizione internazionale e incontrare compagni di squadra che sono anche amici da una vita.
Per questo Europeo ti aspetti essere il titolare in terza, di essere schierato come designato… Mazzieri ha detto qualcosa a riguardo?
Negli ultimi anni ho giocato in più ruoli, quindi posso aiutare anche all'esterno o in prima. Sono a disposizione di Mazzieri, è lui che prende le decisioni, per me qualunque ruolo va bene.
La Serie del Caribe: anche in quel caso hai rappresentato una pietra miliare nella storia del nostro baseball…
È stata una bella esperienza, un ricordo che porterò con me nella vita. L'aver avuto la possibilità di partecipare a una competizione così importante e soprattutto di vincerla. È una sensazione che sarebbe bello provare di nuovo.
Possibilità di ritorno in Major League?
La speranza è l'ultima a morire. Ci sono un sacco di storie di giocatori che hanno addirittura smesso di giocare a baseball e poi sono riusciti a tornare in Major. Quindi non devi mai smettere di sognare e di prepararti.
A un certo punto hai dovuto scegliere fra il Messico e le Minor USA.
Diciamo che è stata una situazione un po' strana, perché avevo cambiato procuratore e stavo cercando un'altra strada per poter continuare a giocare ad alti livelli. Se fossi rimasto negli Stati Uniti non avrei giocato tanto, mentre in Messico sapevo che sarei sceso in campo tutti i giorni. E siccome la miglior maniera di farsi vedere dalle altre squadre è giocare, fare dei numeri che possano dare all'occhio, ho accettato la proposta dei Venados di Mazatlán.
Che differenza c'è tra quel baseball e quello delle Major?
La differenza sta sicuramente nella maniera di pensare. Il modo in cui affrontano la partita è diverso da quello degli USA. Ma alla fine è sempre baseball: devi battere e tirare una palla, ma devi anche fare sicuramente degli aggiustamenti sotto l'aspetto mentale e fisico.

Luigi Giuliani

Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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