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Paco Figueroa, la Spagna nel cuore

La Nazionale spagnola ha vissuto momenti di euforia negñli ultimi anni. Terza sia agli Europei del 2012 che a quelli del 2014, qualificatasi al World Baseball Classic del 2013 (dove ben figurò -pur perdendo- contro Venezuela, Porto Rico e Repubblica Domenicana), ha poi subito una battuta d'arresto lo scorso marzo, quando a Città di Panama venne eliminata nelle qualificazioni al WBC 2017 sebbene fosse inserita in un girone non proibitivo, composto anche dalla Francia, dalla Colombia e dai padroni di casa del Panama. Con in panchina il nuovo manager Paco Figueroa e il mítico Félix Cano nel box del suggeritore di terza, alcune assenze e altri nuovi innesti nel roster, la Spagna ha ottenuto risultati contraddittori nell'Italian Baseball Week giocata a Tirrenia e Firenze (una vittoria e un pareggio conro l'Italia, due rovinose sconfitte contro la Repubblica Ceca) ed è pronta ad affrontare gli Europei che stanno per iniziare in Olanda.
Il trentareenne Paco Figueroa è il più giovane dei selezionatori che parteciperanno a questi Europei. Con un discreto passato nelle Minor Leagues e un presente di batting coach nel farm system dei Dodgers, grazie al suo doppio passaporto spagnolo e statunitense, Figueroa ha potuto giocare come seconda base nella Spagna nell'ultimo mondiale IBAF del 2009 e -assieme a suo fratello Daniel- nel Classic del 2013, per ricoprire poi il ruolo di bench coach al torneo di qualificazioni al WBC dello scorso marzo. A giugno è stato nominato manager della Nazionale in sostituzione del cubano Manny Crespo.
Cosa vuol dire per te dirigere la Nazionale spagnola?
Questo è il mio primo anno da manager e per me è un grande onore poter dirigere questa squadra. Da quattro anni lavoro nelle Minor dei Los Angeles Dodgers, ma quando mi hanno chiamato prima come bench coach della Nazionale per il torneo di Panama e ora come manager, ho accettato subito. La mia famiglia proviene dalla Galizia e io ho la Spagna nel cuore.
Cosa è successo a Panama, cosa è andato storto rispetto all'edizione precedente del Classic? E cosa ti aspetti da questi Europei?
Avevamo molti giocatori nuovi, e in più avevamo avuto poche partite di preparazione. Ora la situazione è diversa, è pasato un intero campionato -la Liga in Spagna è finita il 3 luglio- ci siamo poi concentrati a Barcellona per una settimana prima di partire. Così i nostri battitori hanno potuto affrontare il "pitcheo vivo", dei lanciatori in partita in maniera continuativa. Ma certo, si sa che non si può tenere tutto sotto controllo, e a Panama forse non c'erano le condizioni per fare bene.
Invece a Tirrenia avete cominciato col piede giusto.
Nella settimana di preparazione a Barcellona ripetevo ogni giorno la stessa cosa: dobbiamo porci degli obiettivi fisici e mentali, mantenere il controllo su noi stessi e al tempo stesso non strafare. Per poter giocare come una squadra è importante che ognuno svolga il suo lavoro per bene. Poi, certo, il lanciatori possono concedere qualche ball di troppo, delle valide, ma l'importante è il gioco di squadra, perché una squadra è sempre superiore a un singolo giocatore. È questo il messaggio che ho voluto far arrivare ai giocatori, e nella prima partita con l'Italia la cosa è andata bene.
Cosa ti aspetti dalla squadra in questi Europei? Quali sono gli avversari che temete i più?
Ormai giochiamo insieme da abbastanza tempo, ci conosciamo da anni, siamo affiatati, e anno dopo anno ci sforziamo di migliorare, giocando una partita per volta. Non importa contro chi giochiamo, lo dico sul serio, dobbiamo concentraci su noi stessi e i risultati verranno.

Luigi Giuliani

Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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