Circa sei mesi dopo il suo primo intervento, in cui confermava la candidatura alla Presidenza federale con il gruppo Change Up, il 42enne friulano Andrea Marcon, torna su Baseball.it con una lunga intervista personale (che abbiamo suddiviso in due parti) per illustrare idee, strategie, iniziative e progetti per il cambiamento del nostro movimento, toccando oltre alle nuove elezioni, Fraccari, gli avversari, anche altri argomenti come le Olimpiadi, la Nazionale e altro.
Ad agosto il CIO ha riammesso baseball e softball ai giochi olimpici di Tokyo 2020. Cosa ne pensa e come dovremmo muoversi in vista di questo immancabile appuntamento per trarne beneficio?
Partiamo da un concetto fondamentale: rientrare nel programma olimpico è assolutamente determinante per il nostro movimento ed ancora più decisivo sarebbe rimanerci anche per le edizioni successive alla kermesse giapponese. Il punto però è che siamo molto indietro con quello che accade in Italia perché, nel corso degli anni, non siamo riusciti a completare un programma tale da farci stare tranquilli. Al momento, infatti, anche considerando che le squadre partecipanti dovrebbero essere solo 6, non abbiamo la potenzialità necessaria per qualificarci e quindi i benefici possiamo trarli dalla preparazione olimpica – che il Coni comunque riconosce – ma non dalla partecipazione stessa. Voglio essere chiaro: dal mio punto di vista siamo talmente in ritardo che il 2020 potrà essere affrontato solo usando i vecchi sistemi e perciò, sotto questo aspetto, dobbiamo iniziare a lavorare con la speranza di poter concorrere, con le nostre forze, all'obiettivo Olimpiadi 2024. La cosa che va tenuta bene in mente è una: la presenza del baseball e del softball alle Olimpiadi è una gran cosa, ma non conterà nulla se in Italia non riusciremo ad avere un movimento forte, coeso ed in crescita.
Di recente, si è soffermato anche sulla Nazionale, reduce dall'Europeo e chiamata a disputare il Classic a marzo 2017. In prospettiva, su cosa punterebbe per dare popolarità alla squadra azzurra di baseball?
Il Classic è un mondo a parte, una manifestazione alla quale occorre partecipare, ma che esula dalla programmazione che va fatta in ambito italiano. Perciò per ora dobbiamo considerare Olimpiadi e Classic alla stessa stregua. Diverso è il discorso relativo agli Europei: dobbiamo far crescere i nostri ragazzi, dare loro la possibilità di confrontarsi ad un livello più alto senza aver paura di non vincere un campionato europeo. In questo senso è necessario guardare avanti, senza usare la nazionale come "specchietto per le allodole". Fra un manager che arriva quinto a un Europeo facendo giocare i talenti di casa nostra e uno che arriva primo utilizzando atleti che l'Italia sanno a malapena dove sia, io mi tengo il primo e mando a casa il secondo. Detto questo, la nazionale deve essere il fulcro del nostro movimento e deve essere usata per mettere in mostra la "faccia pulita" che possono ancora vantare i nostri sport. E dobbiamo cercare di utilizzare i nostri atleti per presentare il baseball e il softball e posso assicurare che possiamo vantare diversi ottimi ambasciatori, senza ricercarli in altre realtà come sento dire in questi giorni.
Ha detto, su Mazzieri, dalle pagine della Gazzetta dello Sport che "ha fatto un ottimo lavoro e incarna il tecnico che voglio: manager e direttore tecnico nella stessa persona". Se fosse eletto gli confermerà la fiducia? Non crede sarebbe opportuno tenere separati i due ruoli?
Quello che è stato riportato sulla Gazzetta dello Sport era un riassunto di quello che ho dichiarato. Non ho deciso chi dovrà essere il manager della nazionale seniores, ma ho semplicemente detto che Mazzieri, per il lavoro che ha svolto, può rientrare nel novero di allenatori tra cui scegliere il tecnico della nazionale. Per questa figura, come detto, ci vuole una persona che incarni sia il ruolo di manager, sia quello di direttore tecnico di tutte le rappresentative nazionali: questa persona deve scegliersi gli staff di tutte le nazionali e assumersi le responsabilità del lavoro che va affrontato, seguendo le linee indicate dal Consiglio Federale.
Marcon, ma lo scenario del baseball e softball italiani è così negativo come molti lo dipingono?
In quest'anno ho girato tantissimo per l'Italia e ho visto realtà incredibili che proseguono le loro attività con un entusiasmo commovente, ma ho avuto chiara la percezione di un movimento che si sente abbandonato a se stesso, schiavo di regole che spesso si contraddicono fra di loro e di una burocrazia che tarpa le ali a chiunque voglia provare a fare qualcosa in più. Abbiamo un deficit federale notevole – che qualcuno irresponsabilmente definisce "irrilevante" – abbiamo un calo di squadre preoccupante, Regioni in cui i campionati giovanili si riducono spesso a 10 partite fra le stesse due squadre o addirittura neanche quelle. Sì, la situazione è negativa ma possiamo ripartire dalla nostra base e dal loro entusiasmo, mettendo la Federazione a loro disposizione e non viceversa.
L'importanza e gli effetti delle elezioni 2016: siamo davvero vicini a un punto di non-ritorno?
Non so se possiamo definirlo un "punto di non ritorno", però il fatto che Fraccari non si ricandidi crea una situazione nuova. Dopo 15 anni con lo stesso Presidente, è arrivato il momento di cambiare e dobbiamo pensare che questo sia l'anno per poter effettuare un cambiamento reale, per dare una svolta al nostro movimento.
In particolare, quali critiche muove a Fraccari? Cosa avrebbe dovuto fare e non ha fatto…
Dal mio punto di vista Fraccari è stato un bravo Presidente fino al 2009, quando ha ricevuto l'incarico alla Federazione mondiale. Probabilmente da quel momento ha avuto troppi impegni ed è stato distratto su altri fronti. Per questo avrebbe dovuto fare un passo indietro in Italia, lasciando agli altri la gestione di ciò che accadeva sul territorio nazionale. La critica più grande che gli si può muovere è questa: non aver saputo scegliere il momento in cui lasciare e non aver saputo preparare chi avrebbe dovuto prendere il suo posto. Penso anche che non sia questo il momento di guardare al passato, bisogna guardare oltre e agire in fretta. Ci sarà tempo in seguito per analizzare ciò che è stato.
Aspettando la fatidica data delle elezioni, chi vince secondo lei?
Non è il momento per fare il "fanta-elezioni", per i sondaggi o per pensare che qualsiasi verità sia assoluta. Vincerà le elezioni chi riuscirà a creare il giusto equilibrio tra programmazione e innovazione. Le tre posizioni dei tre candidati sono diverse in molte cose, anche se mi auguro che l'obiettivo finale sia comune, cioè quello di rilanciare il baseball e il softball. Parlare di chi vincerà le elezioni in questo momento mi sembra davvero prematuro. Per adesso mi accontenterei di sapere quale sarà la data delle elezioni.
Che ne pensa di Fochi e Antolini?
Massimo Fochi ha avuto 15 anni a disposizione per provare a cambiare questa Federazione e non ha mai fatto niente che non fosse quello che diceva il Presidente Fraccari. Ho sentito dire che in questi anni lui si è opposto e ha portato avanti delle battaglie in seno al Consiglio ma, a quanto mi risulta, lui non ha mai di fatto votato NO ad alcuna proposta del Presidente. Secondo me lui ha avuto la sua occasione e la sua idea di Federazione è molto simile a quella che ha avuto Fraccari. Per questo ritengo che la sua posizione sia inconciliabile con la mia. D'altro canto la posizione di Antolini è estremamente legata al mondo da cui proviene, cioè quello dell'IBL. Abbiamo una visione delle cose che in certi punti si avvicina, ma in molti altri è opposta: lui ha un'esperienza che è molto proiettata verso l'attività seniores e questo rischia di penalizzare l'attenzione verso l'attività giovanile. In questo il nostro progetto è nettamente diverso: noi pensiamo che la base da cui far partire il cambiamento sia un rilancio dell'attività giovanile. Io sono convinto che tutti i candidati abbiano in testa l'obiettivo di mettersi a disposizione del movimento per migliorarlo: le idee e le metodologie con cui applicarle sono molto diverse e spetterà alle Società decidere quale potrebbe essere il progetto vincente, visto anche il momento storico che stiamo attraversando.
Che significato avrebbe per il movimento una sua vittoria?
Penso che la gente abbia imparato a conoscermi in quest'anno durante il quale ho girato per l'Italia. Nelle cose che ho fatto, ho sempre messo il massimo della forza e dell'intensità per riuscire ad arrivare a un risultato che potesse essere positivo per tutti. Mi sono sempre messo a disposizione fattivamente e in prima persona, nell'ambito della mia regione e delle esperienze che ho fatto in questi anni. Forse per il movimento sarebbe una vera svolta, ovvero sarebbe un modo per scegliere una traccia diversa rispetto al passato: significherebbe abbandonare la "politica sportiva", affidandosi da una persona che viene dal campo. Anche perché, nonostante qualcuno voglia far credere che io sia soltanto un ex arbitro, credo di aver dimostrato in questi anni, nelle tante cose che ho fatto, che conosco bene il profumo della terra rossa o dell'erba appena tagliata.
E in caso non ce la facesse, quali sono le sue intenzioni e cosa suggerirebbe subito al neo-eletto?
Mi metterei da parte. Non mi piace l'idea di "riciclarmi" in qualche modo, se dovesse andare male e la motivazione è semplice: chi vincerà dovrà essere in grado di lavorare liberamente, senza condizionamenti, perché è arrivato il momento di prendere decisioni importanti e anche pesanti, ma comunque necessarie, perché è in gioco il futuro del nostro movimento. È fondamentale che il Presidente che sarà eletto democraticamente dalle società sia messo nelle condizioni di lavorare al meglio, senza interferenze esterne da parte di chi per la volontà della base perderà questo confronto. Questo è anche il motivo per cui, quando leggo o sento in giro dell'esistenza di accordi pre o post elettorali, mi viene da sorridere: non ho mai parlato con nessuno di questa possibilità e non sono interessato a farlo.
(Fine prima parte – continua)
This post was published on 1 Ottobre 2016 15:53
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