Come ogni anno arriva l'autunno e non sia mai che la stagione fredda a Nettuno sia tranquilla. Ogni anno c'è una bega da risolvere e quest'anno non fa eccezione. In un momento in cui si inizia a pianificare la nuova stagione, che per il Nettuno Baseball City significa quella dell'affermazione dopo il primo anno di nuovo con la squadra unica, la squadra non può ancora contare sulla sua casa: lo Steno Borghese. Dieci giorni fa, infatti, è stato revocato il bando di assegnazione dello stadio che era stato fatto dal commissario prefettizio Raffaela Moscarella. Un bando che non piaceva, che era antieconomico per la società e che soprattutto non rispecchiava la realtà del movimento del baseball italiano e tantomeno di quello nettunese. Un sport ancora dilettantistico con tanti sogni verso il futuro, ma con poche basi concrete, e dove non girano i soldi degli sport professionistici. Il Nettuno Baseball City, però, partecipò a quel bando e il perché lo ha spiegato anche ieri il dirigente Gianluca Faraone: "A nostro tempo abbiamo aspramente criticato questo bando a cui abbiamo dovuto partecipare perché dobbiamo rispettare la storia del baseball che è la storia di questa città".
Ora c'è attesa per il nuovo bando di gara, con la speranza che rispecchi più fedelmente la realtà del baseball a Nettuno: "In questo senso – ha aggiunto Gianluca Faraone – la revoca del bando è positiva perché quello a cui abbiamo partecipato non era vantaggioso per la società rispetto, ad esempio, ai bandi che ultimamente sono stati fatti in città come Parma e Grossetto sempre riguardanti lo stadio di Baseball. A Nettuno il bando che era stato fatto rappresentava la fotografia di un impianto commerciale, che non è la realtà del Borghese in questa città. Un impianto nato solo ed esclusivamente per ospitare le partite della squadra cittadina. La nostra speranza che il bando (che dovrebbe essere pubblicato la prossima settimana ndr) che verrà pubblicato renda ininfluente la partecipazione allo stesso del Nettuno Baseball City perché starebbe a significare che sarà garantito lo scopo per cui è stato costruito, al di là di chi vincesse, ossia permettere alla squadra della città di allenarsi, di giocare e di essere tifata dai suoi cittadini".
La paura più grande, però, è che si torni a dover giocare a Roma. Un passo indietro enorme dopo che Nettuno ha riabbracciato la sua squadra e il suo sport. Dopo che il pubblico più grande della Ibl è tornato ad affollare gli spalti del Borghese. Dopo che è stata riaccesa la macchina della passione sportiva verso questo sport che rappresenta la storia e l'anima di questa città. "Quella appena trascorsa è stata la prima stagione con una sola squadra di Nettuno in Ibl – ha detto ancora Faraone – e siamo tornati nella nostra casa, il Borghese. Insieme a questo siamo tornati a mettere in moto una serie di attività che hanno riportato i nettunesi a riavvicinarsi al loro sport. Che il Nettuno non giochi al Borghese e che torni a fare il nomade a Roma non avrebbe senso per il movimento del baseball italiano e sarebbe dannoso per tutte le persone che sono tornate a seguire le partite del Nettuno nello stadio della città. Una tifoseria e un seguito unici che non hanno paragoni in Italia".
In relazione del bando di assegnazione del Borghese bisognerà tenere conto di un altro aspetto. L'impianto ha seri problemi che andranno risolti, in primis la sistemazione delle tribune laterali inagibili per l'intera stagione scorsa. Interventi dispendiosi che una società dilettantistica, e in generale un movimento in cui girano pochi investimenti, dovrebbe affrontare con seria difficoltà. Su questo si è focalizzato l'intervento del direttore sportivo Stefano Bernicchia: "Una compartecipazione del Comune appare necessaria. Ad essere ottimisti ci saranno almeno 100mila euro di lavori (aggiunti a quelli già fatti a spese della società lo scorso anno per permettere l'apertura dell'impianto come ha sottolineato il presidente Salvatore Masala). Auspichiamo che l'Amministrazione si renda conto di questi costi e che si tratta di uno sport dilettantistico".
C'è stato modo anche di parlare di altro, però. In primis delle novità che riguarderanno la sponsorizzazione della squadra per la prossima stagione. All'Angel Service, infatti, si aggiungerà l'Istituto di vigilanza Seco sempre del presidente Salvatore Masala con una formula innovativa. L'istituto, infatti, nascerà sul territorio e lascerà ad Anzio e Nettuno gli utili che in percentuale andranno alla squadra e in parte al sociale e più nello specifico allo Stefano7baseballmeeting. "Per noi è una grande notizia e siamo onorati, non abbiamo parole per descrivere tutto ciò". Il commosso ringraziamento di Maura Garafolo presidente del comitato nato nel ricordo di suo marito Stefano Pineschi, prematuramente scomparso.
In previsione questa sponsorizzazione dovrebbe arrivare a 400mila euro, il doppio dello scorso anno. "Abbiamo iniziato questa avventura un anno fa – ha detto il presidente Salvatore Masala – unendo le due squadre di Nettuno. Visto l'ottimo campionato disputato proveremo a costruire una squadra ancora più competitiva". Dell'aspetto sportivo ha parlato poi il direttore sportivo Stefano Bernicchia: "L'obiettivo resta quello di riportare a Nettuno i migliori giocatori nettunesi in giro per la città, poi interverremo con acquisti mirati nei ruoli che ci servano, soprattutto per quanto riguarda gli stranieri. Siamo soddisfatti di quello che siamo riusciti a fare che non è poco. Gli obiettivi erano tornare ad una squadra unica e tornare a Nettuno. Ora puntiamo a migliorarci dopo i playoff e la finale di Coppa Italia conquistati lo scorso anno". Inevitabile in queste parole leggere i nomi di Mirco Caradonna e Ennio Retrosi, in forza al Rimini e che potrebbero tornare a casa la prossima stagione anche se dalla società non arrivano conferme. Il riferimento ai due giocatori di Nettuno apre la porta ad un altro tema, spinoso, del baseball nettunese ossia il settore giovanile. La prima squadra della città da anni non ha un settore giovanile prima delegato ad altre società del territorio e poi "sparito" con il crearsi negli anni di un movimento parallelo che ora vede quattro società nettunesi detenere i cartellini dei giovani giocatori della città. Più volte si è tentato di unire questo patrimonio umano, tutti tentativi miseramente falliti. La fotografia più eclatante di questa situazione sta proprio nelle storie di Mirco Caradonna e Ennio Retrosi che per anni hanno vestito la maglia del Nettuno, ma che sono sempre stati tesserati con i Lions che li "prestava" al Nettuno fino agli anni scorsi dove sono stati "dati" una volta al Godo e poi lo scorso anno al Rimini. Ora la nuova società vuole riaprire un tavolo con queste società per provare ancora ad unire il movimento. "Vogliamo provare un approccio diverso – ha specificato Bernicchia – ci dovremo mettere anche noi a disposizione delle altre società e non solo il contrario".
In ultimo un'analisi della scorsa stagione e i "buoni propositi" per la prossima. "Abbiamo ridato credibilità a tutto l'ambiente conquistando i playoff con sette gare di anticipo e con un gruppo giovane formati perlopiù da nettunesi. Se continuiamo a lavorare cosi possiamo migliorare ancora molto". Questa la soddisfazione del manager Alberto D'Auria che sarà alla guida del Nettuno anche il prossimo anno. Una soddisfazione condivisa dal capitan Peppe Mazzanti: "Per me è stato bellissimo tornare a vestire la maglia della mia città. Abbiamo fatto una grande stagione centrando i playoff e arrivando in finale di Coppa Italia. Nel baseball, però, la cosa più difficile e allo stesso tempo fondamentale è la continuità. Basta vedere la differenza tra il Padova dello scorso anno e quello di questa stagione. Dobbiamo continuare a lavorare duro con questo gruppo giovane di nettunesi di cui a 33 anni paradossalmente sono il più vecchio per migliorare i risultati dello scorso anno".
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