L'ultima volta che ho intervistato Antolini, eravamo a maggio, era un Alberto ancora "movimentista". Adesso invece parlo con un candidato presidente.
Neanche adesso sono un candidato "ufficiale", non c'è ancora la convocazione dell'assemblea con le elezioni. Diciamo che non si sono trovati i presupposti per una via condivisa con altri per una candidatura unica, quindi, una volta che hai messo fuori il naso, poi devi metterci anche la faccia, ed è quel che ho deciso di fare.
La non condivisione su Massimo Fochi, che considero una persona chiara ed amica, è dovuta al fatto che lui è la continuità con la attuale gestione, su Marcon, che non conosco, all'aggregato di cui si è circondato, un gruppo che non mi pare abbia uniformità di pensiero e formato anche di gente che oltretutto è nella attuale o è stata nella recente federazione. Idee e personalità discordi: io me ne sono accordo all'epoca di Dalla Noce e dico che mettere assieme un'accozzaglia di pensieri diversi perché l'obiettivo è abbattere il nemico – e stavolta da abbattere non c'è nessuno – non funziona. Ho sbagliato una volta e non ci ricasco.
In attesa di sentire Massimo Fochi alla conferenza stampa di mercoledì prossimo, con Marcon mi pare ci siano però diverse valutazioni in comune.
Ovvio. Qui non c'è destra e sinistra. Non c'è una lotta politica basata su delle ideologie. Il problema che abbiamo adesso è mettere a posto i nostri due sport. I problemi del baseball e del softball italiani sono noti a tutti. Probabilmente tutto il movimento è allineato su quella che è l'analisi del problema. E' la soluzione proposta che è completamente diversa. Qualcuno dice di essere un gruppo unico, di dimenticare il passato, veniteci dietro, ma io il passato lo ricorso invece tutto. Fochi, che rispetto e che ritengo intellettualmente onesto e che sicuramente vuole anche lui il bene del baseball, ha un passato e un presente che lo lega come un cordone ombelicale alla gestione Fraccari e a un approccio che invece è quello che dobbiamo totalmente cambiare e non credo lo possa fare chi per 16 anni ha lavorato in una direzione.
Quindi?
Noi de La Cremona – che morirà un secondo dopo l'assemblea – diciamo che ci mettiamo alla testa di un gruppo che come sarà formato lo deciderà l'assemblea, come dice lo statuto. Non un'idea pazza, ma folle forse: noi ci presentiamo senza un gruppo. Non vogliamo un consiglio che voti sì a prescindere, perché non è che chi è presidente ha sempre ragione, ci vuole anche qualcuno che dica guarda che forse stai sbagliando.
Non è il sogno della mia vita fare il presidente. Non voglio un "mio" consiglio. Semplicemente non mi convincono le altre due soluzioni, non mi voglio turare il naso, come ho già fatto una volta, sbagliando. Se non sono convinto questa volta ci metto appunto la faccia io.
E secondo te un presidente con un consiglio "contro" potrebbe lavorare?
Esistono due percorsi che devono viaggiare paralleli: uno riguarda la gestione ordinaria, l'altro quella straordinaria. L'ordinario, i campionati che debbono partire ad esempio, deve andare avanti e occorre sia portato avanti non da una persona sola – anche una persona buona fa per una buona ma non per due – ma da più persone, quelle appunto che eleggeranno le società, secondo le loro conoscenze, esperienze. La parte straordinaria, come nel privato, andrà invece affidata a personalità con competenze specifiche, da trovare all'interno del movimento, perché oggi la Federbaseball non può permettersi di pagare per questo dei professionisti esterni, ma potendo io scegliere a 360° gradi.
E se il consiglio che verrà eletto non sarà d'accordo?
Se in consiglio non la penseranno come me ci si dovranno alzare in piedi e dire caro presidente vai a casa.
…e non darai alcuna indicazione di voto per il consiglio nemmeno dopo una tua eventuale elezione a presidente?
"No" (quasi urlato – n.d.r.). Abbiamo simpatizzanti che si candideranno, ma non possiamo permetterci di escludere persone valide solo per una diversa scuola di pensiero. Abbiamo persone che non si candideranno a consiglieri – forse solo Sforza dei quattro de La Cremona (gli altri due sono Baldassini e Marchi – n.d.r.) lo farà – ma che sono disponibili per un ruolo nella gestione straordinaria: quelli che io chiamo "probiviri", operativi e non pagati. Anche perché non potrei permettermi di pagare nessuno. Noi ci siamo mossi da sempre lungo una certa strada, senza cambiare: questo è il modo nuovo che io propongo. No: non farò cinque nomi più due più uno per il consiglio. O vinci alla prima votazione o al ballottaggio il presidente avrà per forza gente eletta che non la pensa come lui. Io lascio la scelta alla società.
Quindi anche chi lavorerà per la nazionale dovrà farlo senza compenso, non credo?
Le uniche due figure che prevedo "pagate" sono i due direttori generali del baseball e del softball, due commissioner.
I due che saranno anche i manager delle nazionali?
No.
Come sarebbe a dire. Qualcosa non mi torna.
Io non voglio la "retribuzione" da presidente, l'auto e l'appartamento: saranno soldi a disposizione del baseball e del softball, e con questi potrò aggiungere i due manager delle due nazionali. Rimane un discorso a parte quello relativo alla comunicazione.
Cioè?
Io ho delle perplessità. Ritengo che il "giornalismo" non debba essere una cosa che riguarda la FIBS. La federazione deve mettere a disposizione tutti le informazioni istituzionali, documentazioni d'aiuto alla società, e basta. Le testate giornalistiche ci sono già, al di fuori. Dovranno essere i giornalisti a dirmi cosa serve, tenendo presente la situazione oggettiva in cui la federazione si trova. Fin che non mi sono confrontato con voi del settore non mi pronuncio.
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