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Buon lavoro Presidente!

Era stato buon profeta Andrea Marcon quando in una lunga intervista concessa a Baseball.it il mese scorso aveva detto: "è arrivato il momento di cambiare e dobbiamo pensare che questo sia l'anno per poter effettuare un cambiamento reale, per dare una svolta al nostro movimento". E quel momento per Andrea Marcon è arrivato a metà pomeriggio di sabato 26 novembre quando a Salsomaggiore è andato al ballottaggio con Massimo Fochi e grazie a 6.165 voti è stato eletto settimo presidente della FIBS, dopo quattro mandati di Riccardo Fraccari.
Sarà quindi questo 43enne friulano con il suo gruppo a guidare la Federbaseball per il prossimo quadriennio. Un percorso assolutamente non facile per cercare di dare nuova linfa a un movimento che arranca e che in Assemblea ha voluto scommettere su un volto nuovo per imboccare la via del rilancio.
Vogliamo riproporvi i passaggi salienti della lunga intervista ad Andrea Marcon, pubblicata in due parti, che contiene l'essenza del programma di ChangeUp e delle direttrici lungo cui il neoeletto presidente federale e relativo Consiglio si muoveranno per rafforzare attività e notorietà di baseball e softball.

 

OLIMPIADI – "Partiamo dal concetto fondamentale che rientrare nel programma olimpico è assolutamente determinante per il nostro movimento ed ancora più decisivo sarebbe rimanerci anche per le edizioni successive alla kermesse giapponese. Il punto però è che siamo molto indietro con quello che accade in Italia perché, nel corso degli anni, non siamo riusciti a completare un programma tale da farci stare tranquilli. Al momento, infatti, anche considerando che le squadre partecipanti dovrebbero essere solo 6, non abbiamo la potenzialità necessaria per qualificarci e quindi i benefici possiamo trarli dalla preparazione olimpica – che il Coni comunque riconosce – ma non dalla partecipazione stessa. Voglio essere chiaro: dal mio punto di vista siamo talmente in ritardo che il 2020 potrà essere affrontato solo usando i vecchi sistemi e perciò, sotto questo aspetto, dobbiamo iniziare a lavorare con la speranza di poter concorrere, con le nostre forze, all'obiettivo Olimpiadi 2024. La cosa che va tenuta bene in mente è una: la presenza del baseball e del softball alle Olimpiadi è una gran cosa, ma non conterà nulla se in Italia non riusciremo ad avere un movimento forte, coeso ed in crescita".
NAZIONALE – "Il Classic è un mondo a parte, una manifestazione alla quale occorre partecipare, ma che esula dalla programmazione che va fatta in ambito italiano. Perciò per ora dobbiamo considerare Olimpiadi e Classic alla stessa stregua. Diverso è il discorso relativo agli Europei: dobbiamo far crescere i nostri ragazzi, dare loro la possibilità di confrontarsi ad un livello più alto senza aver paura di non vincere un campionato europeo. In questo senso è necessario guardare avanti, senza usare la nazionale come "specchietto per le allodole". Fra un manager che arriva quinto a un Europeo facendo giocare i talenti di casa nostra e uno che arriva primo utilizzando atleti che l'Italia sanno a malapena dove sia, io mi tengo il primo e mando a casa il secondo. Detto questo, la nazionale deve essere il fulcro del nostro movimento e deve essere usata per mettere in mostra la "faccia pulita" che possono ancora vantare i nostri sport. E dobbiamo cercare di utilizzare i nostri atleti per presentare il baseball e il softball e posso assicurare che possiamo vantare diversi ottimi ambasciatori, senza ricercarli in altre realtà come sento dire in questi giorni".
SCENARIO ITALIANO – "In quest'anno ho girato tantissimo per l'Italia e ho visto realtà incredibili che proseguono le loro attività con un entusiasmo commovente, ma ho avuto chiara la percezione di un movimento che si sente abbandonato a se stesso, schiavo di regole che spesso si contraddicono fra di loro e di una burocrazia che tarpa le ali a chiunque voglia provare a fare qualcosa in più. Abbiamo un deficit federale notevole – che qualcuno irresponsabilmente definisce "irrilevante" – abbiamo un calo di squadre preoccupante, Regioni in cui i campionati giovanili si riducono spesso a 10 partite fra le stesse due squadre o addirittura neanche quelle. Sì, la situazione è negativa ma possiamo ripartire dalla nostra base e dal loro entusiasmo, mettendo la Federazione a loro disposizione e non viceversa".
FRACCARI – "Dal mio punto di vista Fraccari è stato un bravo Presidente fino al 2009, quando ha ricevuto l'incarico alla Federazione mondiale. Probabilmente da quel momento ha avuto troppi impegni ed è stato distratto su altri fronti. Per questo avrebbe dovuto fare un passo indietro in Italia, lasciando agli altri la gestione di ciò che accadeva sul territorio nazionale. La critica più grande che gli si può muovere è questa: non aver saputo scegliere il momento in cui lasciare e non aver saputo preparare chi avrebbe dovuto prendere il suo posto. Penso anche che non sia questo il momento di guardare al passato, bisogna guardare oltre e agire in fretta. Ci sarà tempo in seguito per analizzare ciò che è stato".
LA NUOVA FEDERAZIONE – "La mia idea di organizzazione della Federazione e del Consiglio Federale è molto semplice: credo sia finito il momento del "One Man Show", non ci può essere una sola persona che stabilisce tutte le regole. Il compito principale di gestire questa Federazione deve essere affidato al Consiglio Federale, che rappresenta tutte le società. Ovviamente all'interno del Consiglio ci saranno persone con delle competenze, delle conoscenze e delle attitudini diverse, che dovranno essere valorizzate in modo specifico; non si può pensare che ogni consigliere federale si possa occupare di tutto. A ognuno devono essere demandati lo studio e l'approfondimento circa determinate tematiche, che saranno poi condivise con tutti gli altri per un momento di confronto e di sintesi finale. La mia è un'idea di Federazione in cui tutti si mettono a disposizione e anche l'organizzazione interna della stessa Federazione deve essere improntata a un sistema in cui le società trovino risposte certe e celeri in ogni situazione. Voglio un Consiglio Federale forte e critico: in sede consiliare è giusto che emergano anche differenti posizioni che permettano di creare un confronto vero e costruttivo. Non mi interessa l'idea di avere consiglieri federali che votino sempre SI, ciò che è fondamentale è creare un gruppo che riesca a trovare nelle differenze e nelle specificità personali un valore aggiunto, con il solo obiettivo di fare il bene comune del baseball e del softball nel nostro Paese. Noi dobbiamo metterci a disposizione delle società in questo senso. È il momento delle decisioni forti e non dobbiamo avere paura di prenderle. Qui non si tratta di avere paura di vincere o paura di perdere, ma di non avere paura di fare ciò che è giusto".
LA CRESCITA DEL MOVIMENTO – "Il discorso sulla crescita è di semplice attuazione: dobbiamo avere più bambine e più bambini che giocano a baseball e softball e per questo dobbiamo trovare un modo per far conoscere il nostro sport e renderlo coinvolgente. Bisogna andare nelle scuole con un progetto condiviso a livello nazionale: si deve trovare un modo per essere incisivi e per questo le strutture federali, partendo dall'alto, devono assistere le società che vanno nelle scuole e nell'attività conseguente. Si deve cambiare l'idea di base: iniziare a 9 anni a giocare è troppo tardi; bisogna iniziare dall'ultimo anno dell'asilo, ovviamente non con un'attività agonistica o propriamente sportiva, ma c'è la necessità di fare in modo di avvicinare i bambini al nostro movimento, far conoscere a loro e alle famiglie il mondo del baseball e del softball e dimostrare che il nostro sport ha tanto da offrire".
LE VIE DELLA RIPRESA – "Bisogna ripartire dalla base, quindi dai settori giovanili: è necessario avere più squadre che giocano, più campionati e più attività che permettano di far giocare i nostri ragazzi. Non può più succedere che ci si alleni per dieci mesi l'anno, con il rischio, che è realtà purtroppo in alcuni posti, di giocare cinque partite in una stagione. A livello di vertice invece, bisogna ristrutturare l'organizzazione dei campionati dando delle regole che siano serie e certe, che siano mantenute nel tempo e che permettano una programmazione a lungo termine. Non possiamo più pensare di poter "navigare a vista", come è stato fatto negli ultimi anni".
FINANZIARE IL BASEBALL – "Diciamoci la verità: il baseball e il softball non sono vendibili. Non possiamo pensare di avere un appeal tale che ci permetta di accedere a risorse finanziarie legate alle sponsorizzazioni private, che sono molto limitate rispetto a ciò che accade in altre realtà sportive. Del resto, cosa possiamo offrire oggi a uno sponsor in modo da giustificare il suo investimento? Noi dobbiamo ripartire dall'attività giovanile con un progetto serio, creando degli eventi che possano condurre tanti ragazzi e tante ragazze sui campi, in modo da creare qualcosa di vendibile singolarmente ai possibili sponsor interessati. Questa è la principale strada percorribile ed è appunto quella rappresentata da un rilancio di immagine che parta dal movimento giovanile. Dopodiché esistono altre cose: ad esempio, abbiamo già creato uno staff che si occuperà di fare ricerca per quanto riguarda i bandi europei: esistono molti finanziamenti a cui noi non accediamo per il semplice fatto che non sappiamo che ci sono. Bisogna ragionare in questi termini: è vero che ci sono poche risorse finanziare, ma è anche vero che ci sono determinate situazioni su cui possiamo intervenire, dando una mano alle società per spendere meno soldi e permettere a tutti di giocare a baseball e a softball".
IBL E SERIE A – "L'IBL al momento è un mondo a sé stante e deve essere messa nelle condizioni di andare avanti in autonomia. Come già sottolineato in diverse occasioni, ci deve essere un manager esterno che gestisca la creazione della Lega. Se, entro un paio di anni, si viene a dimostrare che questa Lega non può funzionare, allora tutto deve rientrare nell'ambito federale, dove la Serie A deve essere il campionato principale. Mi piacerebbe l'idea di una serie A divisa in tre gironi: Nord, Centro-Nord, Centro-Sud, ma ovviamente tutte le varie formule dovranno essere discusse con tutte le società. Il concetto fondamentale per me è questo: le regole devono essere scritte una volta per tutte e devono essere mantenute perlomeno fino alle prossime elezioni. In questi ultimi anni è stato impossibile effettuare una programmazione, in quanto le regole sono cambiate continuamente di anno in anno, non creando i presupposti per la creazione di un efficace sistema che funzioni".
ALTRI CAMPIONATI – "La serie B deve essere messa nelle condizioni di costare meno e poter giocare di più. Deve essere una serie in cui possiamo far crescere i nostri ragazzi con l'ambizione di poter arrivare più in alto. La serie C invece dovrebbe essere la categoria del vero cambiamento, dove dobbiamo riuscire ad avere più squadre e più movimento attraverso sinergie ad esempio con gli enti di promozione quali la Uisp, il Csi etc. L'attività amatoriale che viene fatta attraverso questi enti è importantissima ma non dobbiamo arrivare al punto di vedere ragazzi di 20 anni che ci giocano perché non è possibile trovare una giusta collocazione per loro in ambito federale; non ci deve interessare il "come" sono tesserati, ci deve interessare che si giochi di più, e per questo penso che la serie C possa accogliere anche loro. Prevenendo le contestazioni a questa affermazione, non venitemi a parlare di problemi assicurativi o comunque formali, perché sono tutte cose facilmente risolvibili. Infine la serie C sarebbe perfetta per testare qualche cambiamento che possa poi essere importato nelle categorie superiori. È vero che siamo lo sport della tradizione per eccellenza, ma qualcosa dobbiamo pur fare per migliorare lo spettacolo che offriamo. Se la pallavolo è passata dal cambio palla al punto su ogni azione, io credo che anche il nostro mondo potrebbe provare a cambiare qualcosa per rendere lo spettacolo più godibile per il pubblico. Ora, uscirò forse dalla traccia della domanda, ma il vero cambiamento che dobbiamo attuare è quello che tutti insieme dobbiamo lavorare sul rendere i nostri sport attraenti per chi non li conosce e non fruibili solo a chi sa già cosa sono il baseball ed il softball".
IL SOFTBALL – "Direi che il softball ha assolutamente bisogno di rilanciarsi. Leggo in questi giorni che Fochi si è accorto della "piramide rovesciata", concetto su cui noi lavoriamo da più di un anno. In questo momento, per una serie di motivazioni che non mi sembrano molto chiare, abbiamo l'ISL che ha più squadre di quante ce ne siano in serie B. Dobbiamo ripartire dal basso: si deve giocare di più e aumentare la qualità e il livello del gioco. Non credo che in questo momento abbiamo i numeri per pensare di poterci permettere l'ISL a 16 squadre: si deve ritornare a un campionato unico, con massimo 10 squadre, per poi strutturare i campionati della serie A2 e della serie B. Il tutto deve partire da un concetto fondamentale: ci vogliono i giocatori e quindi, ribadisco, è necessario ripartire dalle scuole e dall'attività giovanile, accompagnando la crescita delle ragazze e conseguentemente quella del movimento. Bisogna trovare la sintesi affinché le società lavorino di più insieme, capendo che l'interesse comune deve prevalere su quello singolo perché altrimenti non si può ottenere nulla di buono. Sono anche convinto che non si possa spiegare tutto il programma che riguarda il softball in una sola domanda. Sono sicuro che avrò occasione di poter approfondire i progetti che abbiamo in mente per il softball".
L'ACCADEMIA – "Su questo tema siamo stati chiari fin dall'inizio: bisogna avere la possibilità di avere più ragazzi e di seguirli di più; per questo penso che il futuro sia rappresentato dall'Accademia Regionale, mentre quella Nazionale, a parer mio, deve essere più specifica per quanto riguarda i ruoli determinanti: lanciatore e ricevitore. Sul tema dell'Accademia ci sarebbe molto da dire: nel corso degli anni abbiamo potuto constatare che ha lati positivi e negativi, ma sicuramente ha bisogno di essere rivista, anche partendo da un coinvolgimento delle società. L'Accademia forma dei ragazzi, poi questi tornano nelle loro società di appartenenza dove fanno tutt'altro: quindi non c'è coordinamento tra l'Accademia e le realtà sul territorio e per questo probabilmente il progetto dell'Accademia regionale può essere un modo per creare quel raccordo che oggi manca e per rendere più stabile ed efficiente il sistema. Quello che ho detto vale per il baseball, il softball è una realtà diversa e penso che possano essere adottate soluzioni differenti in grado di portare un risultato positivo. Non vedo perché non possiamo sfruttare delle realtà che sono già presenti nel mondo: penso ad esempio alla scuola di lancio di Michele Smith, con cui posso dire di avere un rapporto di amicizia che mi permette di parlare con lei di quello che può essere effettivamente il futuro. L'Accademia per il softball non è una cosa praticabile e non penso possa portare risultati, ma credo che la creazione di collaborazioni con queste realtà internazionali possa essere un modo per valorizzare il nostro patrimonio di giocatori".
RAPPORTI CON MLB – "Devono essere riallacciati e diventare sempre più forti. L'idea di andare verso il Giappone non è la strada più facilmente percorribile. La tradizione del baseball italiano è sempre legata a quello americano. La Major League sta sempre più puntando su aspetti diversi rispetto al passato: ad esempio l'attenzione da parte loro si è spostata dagli under 18 agli under 15. Per questo ritengo che il progetto delle Accademie regionali possa essere più interessante per loro, perché permetterà di seguire più il territorio e allargare la base. Ritengo anche che ci sia un concetto fondamentale da cui partire: i nostri ragazzi non devono pensare che l'Accademia li porterà a giocare in Major League, ma devono comprendere che questo progetto li aiuterà a sviluppare le loro qualità e le loro caratteristiche. Per quanto riguarda specificamente la collaborazione nell'ottica dei giocatori che saranno scelti dalla Major League, trovo che ci sia molto da lavorare, ma sono fiducioso sul fatto che si possa arrivare ad una conclusione positiva".
INNOVAZIONE – "Siamo nel 2016 e non possiamo non sfruttare tutte le occasioni e le opportunità che ci vengono dalla tecnologia perciò dobbiamo utilizzare tutti i mezzi che ci vengono forniti per entrare nelle case degli italiani, rendendo la nostra federazione adeguata ai tempi che stanno cambiando. Tempo fa parlai con un dirigente di una società che mi disse: "La sera mi ritrovo a guardare la tv con a fianco mio figlio che guarda la stessa trasmissione, ma sul tablet". Dobbiamo stare al passo con i tempi sia per quanto concerne l'evoluzione tecnologica, ma anche per quanto riguarda il cambiamento delle abitudini dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Si può fare fatica certo, sinceramente anch'io a volte guardo stranito il mio staff che si occupa di tale argomento perché non capisco quello che dicono, ma i tempi sono cambiati ed anche la Fibs deve mettersi alla pari".

 

Filippo Fantasia

Nato nel 1964 ad Anzio (Roma) è giornalista pubblicista dal 1987. Grande appassionato di sport USA, e in particolare di baseball e basket, svolge a tempo pieno attività professionale a Milano come Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni con i Media italiani e internazionali presso importanti corporate. Nel corso degli anni, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali tra cui Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Tirreno, Corriere di Rimini, e con testate specializzate come Play-off, Newsport, Sport Usa, Baseball International e Tuttobaseball. In ambito radio-tv ha lavorato per molti anni come commentatore realizzando anche servizi giornalistici per diversi network ed emittenti quali Radio Italia Solo Musica Italiana, Dimensione Suono Network, RDS Roma, Italia Radio e Radio Luna. Ha inoltre condotto programmi e realizzato speciali legati ad importanti avvenimenti sul territorio per alcune televisioni locali. Nel 1998 ha ideato e realizzato il video "Fantastico Nettuno" dedicato alla conquista dello scudetto tricolore della squadra tirrenica di cui è stato per oltre un decennio anche capo ufficio stampa. Significative sono state anche le esperienze professionali negli USA, grazie agli ottimi rapporti instaurati con gli uffici di Media Relations di diversi club (in particolare dei Boston Red Sox) e con le redazioni dei quotidiani Boston Globe e Boston Herald che gli hanno permesso di approfondire i diversi aspetti legati alla comunicazione sui media del baseball professionistico americano. E' stato il primo Responsabile Editoriale di Baseball.it nel 1998, anno di nascita della testata giornalistica online, incarico che ha dovuto momentaneamente abbandonare per impegni professionali, tornando poi in seguito ad assumere il ruolo di Direttore Responsabile. Nell'ottobre del 1997, ha curato il primo “play-by-play” in diretta su Internet del baseball italiano durante le finali nazionali del massimo campionato. Nell'estate del 1998 ha fatto parte del team dell'Ufficio Stampa del Campionato del Mondo di baseball.

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