Benvenuti a Williamsport, città del baseball. E per chi, come noi, vive quotidianamente le vicende di questo sport, è un suono dolce, un gran bel vedere. Per sedici squadre di tutto il mondo Under 12, parafrasando Pinocchio, è il paese dei balocchi, per chi vive da queste parti è l'orgoglio americano.
L'organizzazione Major League fa le cose in grande e mette al centro dell'attenzione un prodotto vincente, collaudato ormai da anni. La sfilata per le strade di Williamsport è la classica americanata in italico stile carnevalesco ma è emozionante, coinvolge migliaia di persone, dalla banda alle majorette, dalle squadre locali di baseball agli applauditissimi pompieri. E i ragazzi, sì i nostri ragazzi che sfilano sui carri lanciando gadget alla gente lungo la strada, sono già le star della manifestazione. I giocatori diventano attori protagonisti, rivestiti da testa a piedi, con un kit di "benvenuto" che prevede mazza, guantone, caschetto, guantini, zaino, occhiali, scarpe, il protocollo è una sorta di casting fotografico e la Espn, che si assicura i diritti dell'evento, rigorosamente trasmesso in diretta, si diletta a intervistare i giovani campioni raccogliendo emozioni e preferenze.
L'impianto è favoloso, due campi da sogno, oltre alla collinetta stile Wimbledon dove si appostano centinaia di appassionati. I ragazzi vivono due settimane in un mondo ovattato, quasi fuori dal comune per chi è abituato a giocare davanti a genitori e qualche amico. Poi c'è il lato agonistico, la partita e il verdetto del campo come al solito è indiscutibile. Nel nostro caso il debutto è una sconfitta con il Canada (12-2) che si presenta con un fuoricampo da un punto, al quale fa seguire un grande slam che apre la fuga decisiva dei nostri avversari più forti e aggressivi in battuta. Già proprio nel box dove la selezione italiana, arrivata negli Usa come team emiliano-romagnolo, aveva fatto la differenza sia al Torneo delle Regioni che alla fase europea di Kutno dove aveva segnato in totale oltre 100 punti. Un team inizialmente guidato da Andrea Tulli che poi ha passato il testimone a Gilberto Zucconi, uno dei rampolli della dynasty Zucconi che ha pestato per anni i diamanti riminesi, assistito da Christian Tosini e Fabio Puelli, due prodotti della vincente scuola di allenatori del parmigiano. La novità americana e' il team manager Mike Romano, sì proprio lui, il mitico "baffo" pluriscudettato con Rimini che dopo oltre 50 anni realizza il suo sogno di partecipare a una World Series Little League. Allora lo sfiorò come giovanissimo giocatore, ora lo vive da navigato accompagnatore. I ragazzi, a caccia del riscatto contro il Messico, certamente meritano una citazione: Bacci, Borella, Casadio, Catellani, Gerali, Giovanelli, Ioli, Laghi, Monda, Montanari, Nepoti, Ravegnani, Spagnolo, Tiburtini. Ma le finali mondiali giovanili vivono tante storie parallele: la nostra e' quella del signor Giovanni, un vispo ultrasettantenne che a 38 anni ha lasciato il suo Veneto per seguire la moglie americana. E negli Usa ha messo le tende, mai dimenticando il suo passato italiano. E ieri, infatti, tornando da Chicago, direzione New Jersey, si è fermato a Williamsport. Di baseball sa poco o niente, ma la sua frase vale tantissimo: "Ero in strada, conosco questo evento, ho saputo che giocava l'Italia, fermarmi un'oretta era un dovere". Proprio così, benvenuti a Williamsport.
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