La rottura fra IBL e Federazione adesso è conclamata. "Dichiarata" dai club che nel 2017 hanno militato nel massimo campionato: a ieri sera nessuna ha comunicato i nomi dei loro rappresentanti per l'incontro convocato dalla Federazione per sabato prossimo (e neppure mandato osservazioni o controproposte).
Perché? In pratica perché la riunione non è stata fatta a giugno. La FIBS è venuta poi a patti sulla data, ma ovviamente non sul non chiamare tutti, IBL e A Federale, visto che la sua intenzione è (o era) parlare delle prime due serie. Il resto, ovvero il comunicato-stampa delle "otto sorelle" dello scorso 12 agosto è aria fritta. Più di un dirigente di club mi ha detto che "alla federazione manca un progetto". Ma l'Italian Baseball League originaria l'aveva, ed è fallita: non bastano i piani, anche se belli: l'IBL alla fine è stato un flop, fasi finali a parte. E' andata avanti in qualche modo perché il suo regolamento non è stato applicato. I playoff di quest'anno hanno visto un buon baseball, ma anche no; un discreto pubblico che magari con una finale diversa poteva essere di più, o di meno; ma Rimini-San Marino in regular season quanti spettatori ha fatto?
E poi mica è vero che un'idea Marcon e Mignola non l'hanno (o avevano): quella di provare ad invertire la tendenza con l'allargamento del massimo campionato e il ritorno a promozioni e retrocessioni. Peccato che questa seconda parte si sia già rivelata sbagliata, dal momento che nel 2018 salirebbero di categoria due squadre della provincia di Bologna in caso di campionato a 10, tre dell'Emilia Romagna più il Jolly Rogers Grosseto nell'altro se si andasse a 12 squadre.
La mia impressione, assolutamente personale, è che le "IBL sisters" continuino a non voler assimilare il fatto che con l'assemblea federale dello scorso 26 novembre e l'elezione di Marcon la maggioranza delle società – tutte – del baseball e del softball ha votato per un cambiamento. Di conseguenza nessuna meraviglia se mutano riti e liturgie. Anzi è il minimo. Io mi sarei aspettato metamorfosi ben più consistenti, e non solo nel cerimoniale.
Premesso questo, abbiamo otto club il cui vanto è quello di essere "questa volta" uniti nello star zitti. Al momento non è dato sapere se quel che non vorrebbero è il ritorno alle retrocessioni, ma eventualmente un allargamento pilotato. Ma perché impuntarsi sul non voler far avere prima della riunione una proposta scritta? A cosa serve starsene sull'avventino, muti o assenti? Prima o poi il consiglio federale dovrà decidere formalmente.
Le "otto sorelle" la forza, la capacità e i mezzi di farsi un loro campionato, da sole (anche sotto un'altra bandiera), non l'hanno. E con l'azzeramento del valore dei "cartellini" come la mettrebbero? Allo stesso modo, la federazione, oggi, è quella che forse ha più paura della proposta che ha fatto. Se Rimini, San Marino, Bologna, Nettuno City, Parma, Novara, Padova e Padule dovessero dire sì dove troverebbe le altre quattro per il massimo campionato che ha ipotizzato? Collecchio e Imola si è letto che non sono assolutamente dell'idea. Castenaso deve trovare 220 mila euro in più. J.R. Grosseto? Fiorentina? Ronchi dei Legionari? Il Città Nettuno-Accademy è il solo ad aver detto esplicitamente che ci sarebbe.
Così al momento è probabilmente la FIBS ad augurarsi che il club dell'attuale IBL vogliano decidere sul serio un "proprio" campionato. Potrebbe benissimo offrire loro pure ospitalità nel suo seno, dando in cambio posti in Coppa dei Campioni, e vincolo sui giocatori. E togliendosi così una bella patata bollente dalle mani.
Vedremo cosa succederà il prossimo fine settimana. Doppia riunione una in zona Bologna est e l'altra Bologna ovest: a 16 chilometri di distanza? Poi?
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