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Cara Fibs il campionato non ci piace

“Cara Fibs, adesso ascoltaci” dove il “cara” è più un classico incipit che un reale apprezzamento. Potrebbe essere questo il titolo della conferenza stampa congiunta che ha visto protagoniste oggi San Marino (con Alberto Antolini e Mauro Mazzotti), Rimini (con Simone Pillisio e Pier Paolo Illuminati) e Bologna (con Stefano Michelini e Pierluigi Bissa). Per prima cosa bisogna sottolineare che sia Antolini che Pillisio, hanno confermato i loro impegni alla guida dei titani e dei Pirati, smentendo quelle voci di rottura con la società sammarinese da parte dell’ex braccio destro di Zangheri e di un trasferimento in altri lidi da parte di chi di Zangheri ha raccolto il testimone.

L’obiettivo della conferenza stampa? Far capire alla federazione che il format proposto per il prossimo campionato di A1 non piace e che un livellamento verso il basso rischia di creare una sorta di depressione da parte del movimento dalla quale poi sarebbe difficile riprendersi.

“Non siamo le tre sorelle come siamo stati definiti – attacca Alberto Antolini – ma tre società che duellano in campo e condividono idee e progetti. Anzi, in questo caso non condividono un progetto che sconvolge quello del campionato appena concluso, un concetto completamente ribaltato rispetto a dodici mesi fa. Purtroppo in questa federazione manca la lungimiranza. Un campionato a 12? Sì, ma a certe condizioni, lo ritengo comunque difficile. Anzi, con queste regole sai quante ne trovi di squadre pronte a giocare il sabato pomeriggio e sera e ne trovi ancor più se le fanno giocare il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Ci sarebbe la fila”.

Non certo distante dalla posizione di Antolini, anche Stefano Michelini presidente della Fortitudo. “Certo che iscriveremo la squadra al prossimo campionato, ma le modalità le deciderà il nostro consiglio direttivo. Purtroppo è stato disatteso quello che era stato detto, la mancanza di programmazione è evidente laddove invece c’è bisogno di programmare, di capire quanti e quali investimenti si possono o non possono fare. Se vogliamo tornare all’ultima riunione delle società, la votazione sugli Afi non era prevista all’ordine del giorno. Senza dimenticare che tutta questa corsa alla ricerca dei giocatori italiani, inevitabilmente si ripercuote a cascata sugli altri campionati”.

Non meno critico il presidente dei Pirati, Simone Pillisio. “Mi hanno dato pure del dittatore, ma il mio concetto è ben chiaro. Se si va a toccare una formula che secondo me è andata bene, che ha partorito un buon campionato come quello del 2018, bisogna farlo per cercare di migliorarla, non per abbassare il livello. Le società già dall’anno scorso hanno lavorato per strutturarsi in un certo modo, invece sono stati sconvolti i programmi perchè biosgnava far entrare comunque in A1 società che non erano strutturate per partecipare a un campionato con certe regole. Un campionato a 12 squadre a un livello più basso c’è già e si chiama A2. Il progetto della Fibs deve andare avanti ma passando attraverso un dialogo con le società”.

I numeri del 2018 snocciolati da Mauro Mazzotti fanno chiaramente capire come tutte le società abbiano tenuto un numero di Afi nella norma per tutta la stagione e il giemme della T&A ha puntato sul fatto che “non è che se rendi obbligatorio l’utilizzo di un pitcher italiano in una partita ne trovi in quantità. E come sempre, se un lanciatore italiano merita di giocare, l’allenatore non ha problemi a metterlo sul monte”.

“A livello tecnico ed economico è insostenibile – dice Illuminati – pensare di poter ingaggiare un lanciatore straniero, utilizzarlo per non so quanti inning e per poi costringerlo alla panchina nella seconda partita”.

E la richiesta di Bissa è stata quella di “maggior trasparenza da parte della Fibs, attendiamo ancora il verbale dell’ultima assemblea tra le società di A1. Aggiungo che credo sia compito della federazione mettere le società nelle condizioni di portare avanti un programma chiaro, con questo format, parlo per la Fortitudo, certi accordi faremo fatica a confermarli”.

Prossima puntata domenica alla consulta di tutte le società, ma al momento una soluzione accettata da tutti sembra molto lontana.

Foto by Lauro Bassani – PhotoBass
Carlo Ravegnani

Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.

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