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Trump cancella l’accordo tra MLB e Cuban Baseball Federation

Tornano ad essere tesi i rapporti tra Cuba e USA ed il mondo del baseball ne subisce le conseguenze. L’amministrazione Trump ha annullato un accordo tra la Major League Baseball e la Cuban Baseball Federation che avrebbe permesso ai giocatori cubani andare a giocare negli Stati Uniti senza macchiarsi del reato di diserzione.
Lo scorso dicembre, la MLB e l’associazione dei giocatori avevano raggiunto un accordo con la federazione di baseball di Cuba per consentire ai giocatori dell’isola di essere sottoposti a “scouting” ed eventualmente ingaggiati dalla Major League senza dover passare attraverso complicati meccanismi burocratici. L’accordo era basato su una decisione dell’amministrazione Obama che permetteva alla federazione cubana di baseball di essere considerata separata dal governo cubano.
In base all’accordo, i giocatori avrebbero potuto ricevere il 100% del bonus per la firma, ma il nuovo club avrebbe pagato una sorta di tassa di iscrizione alla federazione cubana (circa il 25% del valore del giocatore). Un sistema similare a quello attualmente in vigore per i giocatori che arrivano in MLB dal Giappone.
Al contrario invece, l’amministrazione Trump sostiene che la federazione di baseball del paese è in realtà parte del governo cubano, e questo rende l’attività illegale ai sensi della legge vigente.
I contrari all’accordo tra MLB e CBF, in particolare il senatore della Florida Marco Rubio, ritengono che la quota di iscrizione alla federazione equivalga a pagare un riscatto al governo cubano per i giocatori di baseball.
“Gli Stati Uniti non sostengono le azioni che istituzionalizzerebbero un sistema attraverso il quale un’entità governativa cubana guadagna sulle spalle degli stipendi degli atleti che lavorano duramente e che semplicemente cercano di vivere e competere in una società libera”, ha affermato Garrett Marquis, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. Marquis ha detto che l’amministrazione lavorerà con MLB “per identificare i modi per i giocatori cubani di avere la libertà individuale e di beneficiare del loro talento, senza che questo sia considerato proprietà dello Stato cubano”.
In realtà questo provvedimento è stato l’ultimo atto di una serie di misure repressive che fanno parte degli sforzi del presidente Trump per cancellare le aperture del suo predecessore verso Cuba. Da quando Trump è entrato in carica, ha ridotto drasticamente le dimensioni dell’Ambasciata americana a L’Avana, ha richiesto ai cubani di recarsi in un paese terzo per ottenere visti negli Stati Uniti e limitato i viaggi precedentemente autorizzati dai cittadini statunitensi a Cuba.
Le relazioni con Cuba si sono irrigidite sotto la direzione del consigliere di sicurezza nazionale di Trump John Bolton, un critico di lunga data della gestione Obama e del progressivo allentamento dell’embargo. Bolton aveva scelto come direttore senior al Consiglio di sicurezza nazionale per l’America Latina Mauricio Claver-Carone, un lobbista favorevole a restrizioni più severe. La scorsa settimana, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a due compagnie che trasportano petrolio venezuelano a Cuba.
L’amministrazione, all’inizio di marzo, ha revocato il divieto di azioni legali da parte di cittadini americani, compresi i cubani americani, sulle proprietà espropriate dal governo rivoluzionario di Fidel Castro, che prese il potere a Cuba sessant’anni fa, ed ha anche accusato decine di migliaia di agenti di intelligence e sicurezza cubani in Venezuela, di lavorare per mantenere al potere il presidente Nicolás Maduro in Venezuela impedendo alle forze armate locali di riconoscere il leader dell’opposizione Juan Guaidó come presidente ad interim. Gli ex funzionari dell’amministrazione Obama hanno reagito con rabbia all’accusa di aver eluso l’accordo sul baseball, sebbene i termini dell’accordo siano stati negoziati, finalizzati e approvati da Trump.
“La MLB è venuta da noi”, ha detto Benjamin Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, promotore dell’apertura a Cuba che ha portato al ristabilimento delle relazioni diplomatiche nel 2015. “Hanno sentito profonda preoccupazione per il pericolo a cui sono sottoposti i giocatori di baseball cubani per provare a giocare nei campionati più importanti”.
James Williams, presidente di Engage Cuba, una coalizione di compagnie e organizzazioni statunitensi che sostengono la revoca dell’embargo statunitense su Cuba, ha definito la cancellazione dell’accordo “un atto cinico, crudele e gratuito che mira a placare le proteste di ostruzionisti, intenzionati a continuare una fallimentare politica di isolamento che risale ormai ad oltre 60 anni fa. I giocatori cubani e le loro famiglie avevano motivo di sperare in questo accordo, che ora è stato cancellato”.
Per decenni, i giocatori cubani hanno rischiato la vita fuggendo dalla loro terra natale verso destinazioni come il Messico, Haiti o la Repubblica Dominicana, dove avrebbero potuto stabilire la residenza.
“Sosteniamo l’obiettivo dell’accordo, che è quello di porre fine al traffico di giocatori di baseball da Cuba”, ha detto il vicepresidente della MLB, Michael Teevanin lo scorso lunedì.
In un tweet rilanciato dall’ambasciata cubana, la federazione di baseball ha dichiarato che “gli attacchi con motivazioni politiche contro l’accordo danneggiano gli atleti, le loro famiglie e i tifosi”.
All’inizio di aprile, la federazione cubana aveva annunciato il primo elenco di 34 giocatori che sarebbero stati autorizzati a firmare con i club MLB.

Andrea Tolla

Nato a Roma nel 1971, Andrea è padre di 3 figli, Valerio, Christian e Giulia. Collabora con il quotidiano Il Romanista dove si occupa, tra le altre cose di baseball e football americano. Appassionato di sport in genere collabora anche con il mensile Tutto Bici e con il quotidiano statunitense in lingua italiana America Oggi. Ex-addetto stampa della Roma Baseball, cura una rubrica di baseball all'interno di una trasmissione sportiva di un'emiitente radiofonica romana.

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