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Una partita per Don Sergio

A fine luglio del 2006 ero a fianco di Don Sergio Sacchi quando stava pronunciando l’orazione funebre per Aldo Notari. Fu la prima volta che non lo vidi sorridere. E fu anche la prima volta che trovai le sue parole tanto belle quanto gravi. “Aldo non aveva paura di questo momento, perché era accompagnato da una fede profonda. Anche se non la ostentava”.

Come era serio, Don Sergio, mentre scandiva “non la ostentava”. Non ho potuto fare a meno di ripensarci quando ho letto sul sito della Diocesi di Parma quanto fosse ritenuta rivoluzionaria “la dolcezza del volto sorridente” di Don Sergio.

Nel luglio del 2006 non mi rendevo conto del fatto che Don Sergio mi appariva così serio perché in quel momento l’uomo si concedeva la debolezza del dolore per la perdita dell’amico di una vita. Ma io ero colpito, perché lo avevo sempre visto sorridente. Fin dal giorno in cui dall’Oratorio Salesiano, dove muovevo i primi passi da giocatore, mi mossi di qualche decina di metri fino alla Chiesa di San Vitale. Il Sacerdote sorridente mi mostrava un filmino in super 8 dei Cincinnati Reds.

“Vedi, quello è Johnny Bench” disse qualcuno. E da quel giorno volli anch’io giocare catcher e indossare la maglia numero 5. Spero che Bench non lo abbia mai saputo: potrebbe chiedermi i danni d’immagine.

Oggi, nell’epoca delle dirette a portata di click, può fare tenerezza. Ma nel 1975 l’opportunità di vedere una partita di Major League segnava una piccola svolta rivoluzionaria, per noi aspiranti appassionati.

Rivoluzionario Don Sergio lo era da sempre. Giovane sacerdote appena ordinato, fu destinato alla Parrocchia di Santa Maria del Rosario. Nel 1960 Don Sergio aveva appena 25 anni e il ruolo di Cappellano di una Parrocchia situata in via Isola non era esattamente l’ideale per un Prete inesperto. Era una delle zone dove sorgevano i famigerati Capannoni, vale a dire case ultra popolari progettate, tra la fine degli anni ’20 e la metà degli anni ’30, dall’Ingegnere Capo del Comune di Parma Giovanni Uccelli. Nascevano per ospitare temporaneamente gli abitanti del quartiere Oltretorrente, sfollati a forza per la necessità di dotare la cosiddetta ‘Parma Vecchia’ di una nuova rete fognaria.

I Capannoni erano rimasti però abitati ben oltre il rifacimento delle fogne, perché rappresentavano l’unica soluzione alla portata delle tasche di chi scendeva in città dalla montagna alla fine della seconda guerra mondiale. E nel gergo parmigiano ‘capannoni’ era diventato un termine spregiativo per definire le persone di livello sociale modesto e con comportamenti in linea con il livello sociale in questione.

“Don Sergio era una cosa fantastica” ricorda Claudio Iaschi, detto ‘Pillola’. Classe 1948, arriverà a giocare ai massimi livelli, facendo qualche apparizione anche nella grande Germal. Allora era uno dei ragazzini che avevano chiesto al giovane Cappellano di mettere assieme una squadra di baseball.

“Eravamo 10 o 12” ricorda Iaschi “Don Sergio non ebbe esitazioni. Comprò magliette e pantaloni bianchi e ci dotò di scarpe Superga… quelle che lasciavano i piedi macchiati di blu”.

Nacque così l’Astra, gloriosa società che in meno di un decennio vincerà uno scudetto Little League. In campo c’era Claudio Corradi, futuro Campione d’Italia e d’Europa. E il manager era un giovanissimo Giulio Montanini, lo skipper della Germal delle 51 vittorie nel 1976. E anche il coach di terza base, quando Corradi segnò il punto decisivo della finale dell’Europeo 1977 contro l’Olanda a Haarlem.

Sandro Rizzi, di un anno più giovane di Iaschi, all’Astra arrivò nei primi anni ’60. Ma aveva già imparato a giocare allenandosi con Guido Pellacini e Nino Cavalli. Quest’ultimo, il leggendario pioniere che portò a Parma il primo materiale da baseball grazie al Presidente degli USA Eisenhower, condivise parte di quel materiale con l’Astra di Don Sergio.

Quando nel 1977 la Federazione Italiana mise assieme una squadra Under 12 per partecipare al Mundial Juvenil organizzato dalla Federazione Internazionale in Messico, il Vice Presidente Aldo Notari pensò che non ci potesse essere accompagnatore migliore di Don Sergio Sacchi.

Massimo Fochi, classe 1964, era parte di quella squadra: “Eravamo bambini che si trovavano lontani da casa. Don Sergio fu fondamentale perché ci aiutò a superare la nostalgia di casa. Fu un mese lungo e ricordo la pazienza con cui calmava tutti coloro che si ritrovavano a piangere prima di andare a dormire”.

Fochi si trovò a un passo dal diventare l’eroe della partita con il Venezuela: “Eravamo sotto 7-6 quando azzeccai una battuta che sembrava destinata al fuoricampo. Ma l’esterno del Venezuela, sporgendosi oltre la recinzione, riuscì a eliminarmi al volo. Con quel fuoricampo avremmo vinto, invece sull’azione finì la partita. A Don Sergio quella scena è rimasta sul gozzo per tutta la vita”.

Stefano Desimoni, campione d’Italia a Parma e Rimini, è stato l’ultimo giocatore tesserato Astra ad arrivare in Nazionale. Nato nel 1988, ricorda le apparizioni di Don Sergio al campo prima delle partite della domenica mattina: “Veniva sempre per chiarire ai nostri genitori che, dovendo giocare, eravamo esonerati dalla Messa”.

Il fratello Matteo, classe 1978 e già collaboratore di Baseball.it, fa il modesto al riguardo della sua carriera di giocatore: “Non ero un fenomeno come altri…”. Ha però un suo ricordo: “Quando passai dalla Crocetta all’Astra, corsi il rischio che un mancato accordo mi tenesse fermo un anno. Ci pensò Don Sergio”.

Ci sono giocatori nati in 5 decenni diversi che si sono avvicinati al baseball a Parma grazie a Don Sergio. E molti di loro non hanno voluto mancare alla presentazione della Partita per Don Sergio, l’iniziativa voluta dal nipote Michele per commemorare Don Sergio a un anno dalla scomparsa, avvenuta il 7 giugno 2018.

Si troveranno in campo le squadre di softball amatoriale delle Parrocchie dove Don Sergio ha trascorso la gran parte del suo Servizio Sacerdotale: Santa Maria del Rosario (Cappellano dal 1960 al 1966 e Parroco dal 1978 al 2000) e San Vitale (Parroco dal 1971 al 1978).

Michele Sacchi capitanerà la squadra di Santa Maria del Rosario. Gian Paolo Agoletti, uno degli (Ex) Ragazzi che a metà anni ’70 condivideva la Messa della domenica con Ron Coffman e altri campioni, guiderà San Vitale.

La Partita di Don Sergio si gioca al campo “Guglielmo Catuzzi” del complesso “Ferruccio Bellè” di San Pancrazio, periferia ovest di Parma, alle 20 di giovedì 30 maggio. Alla serata sono invitati tutti gli appassionati che avranno voglia, in memoria di Don Sergio, di indossare una delle magliette celebrative e concedersi un turno di battuta.

Al termine della partita è previsto un rinfresco. La partecipazione sarà a offerta libera. Il ricavato verrà destinato a sostenere la Cooperativa Sociale Il Giardino. Gianluca Agoletti, uno dei Ragazzi di Don Sergio, ne è il Presidente.

 

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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