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Pillisio: “Abbandono il baseball”

Simone Pillisio, a modo suo, è stato il personaggio indiscusso degli ultimi tre anni. Scomodo, discutibile, dirompente, ha girato l’Italia “baseballistica” da capo a piede, è partito da Novara per poi passare a Rimini, ha tastato il terreno a Torino e Parma prima di scendere a Nettuno, dapprima ammiccando Fortini e poi passando al City. Ora dice basta, una riflessione maturata nell’ultimo mese, forse due e solo il tempo ci dirà se sarà stato un addio o un arrivederci.

Perché, ascoltando le sue parole… “Pillisio non lo cancelleranno mai, si presenteranno altre possibilità di collaborazione e ne ho avuto la conferma durante il week-end che ho passato al Torneo delle Regioni per seguire mia figlia, tre splendide giornate, assieme a gente sana che mi ha fatto capire tante cose”.

Siamo partiti dalla fine quindi si torna indietro. Con Rimini non ha più nulla a che fare? “No, però voglio che si sappia che lascio Rimini decisamente meglio di come l’ho trovata quando sono entrato a fine 2017. Mi riferisco soprattutto allo Stadio dei Pirati, ora è in piena regola per svolgere la completa attività agonistica, tutte le certificazioni sono a posto. Mantenendo in vita la società ho fatto in modo che si conservassero scudetti, coppe, la storia del Rimini insomma, ho comunicato alla Federazione le mie dimissioni da presidente dei Pirati e ho passato la mano a Ciro Esposito”.

Per chi non lo conoscesse, quest’ultimo è il titolare della pizzeria dello Stadio dei Pirati, colui che lo scorso febbraio divenne presidente per un paio di giorni (forse anche a sua insaputa), per poi scoprire che invece non deteneva tale carica, rimasta fino a pochi giorni fa ancora a Pillisio. Il quale rincara la dose. “Sono andato via da Novara e non si è ricreato nulla, la stessa cosa si è presentata quando sono andato via da Rimini, la situazione è rimasta la stessa, nessuno ha mandato avanti il Rimini Baseball, ma d’altronde con 37 abbonamenti a stagione chi si prendeva questo onere. Negli ultimi anni sono stato l’unico a mettere i soldi in questi posti, adesso basta”.

Una parola, quest’ultima, che si ripete anche nell’avventura nettunese di Pillisio. “Ci credevo realmente, soprattutto dopo la partenza del progetto. Avevamo un tavolo a tre gambe, ma sembravano tre gambe solide. Il piano di lavoro prevedeva gli investimenti da parte mia, di Salvatore Masala e di un pool di sponsor che ha portato una somma vicina ai 40.000 euro, ai quali sono stati aggiunti quelli provenienti da una bella campagna abbonamenti”.

Poi cosa è successo? “Sono sorti due problemi, uno tecnico, per fortuna risolto, perchè una squadra di quel livello non poteva essere diretta da un allenatore inadeguato come Morville e l’abbiamo sostituito. E l’altro economico, perchè è venuta a meno una gamba di quel tavolo: Masala non ha mai dato un euro, ha chiesto un mese di proroga per contribuire alla riuscita del progetto, poi due, adesso tre. E l’unico che tira fuori i soldi chi sarebbe? Il sottoscritto. No, questa volta non va così”.

Quindi? “Io sono due settimane che non tiro fuori più un euro a Nettuno, rispetto i miei patti e le mie scadenze ma non vado oltre, non voglio che si ripeta la stagione di Rimini dove nessuno mi ha mai aiutato, solo parole, tante parole e zero fatti. A Nettuno non ho alcuna carica a livello dirigenziale”.

Pillisio a Nettuno ha fatto un errore, fondamentale, che si è portato dietro. Quella conferenza stampa del 22 gennaio all’Astura Palace Hotel, a una sola settimana dall’addio da Rimini, dove sembrava plenipotenziario del club e dove annunciava l’arrivo sul Tirreno di tutti quei giocatori che fino a una settimana prima aveva trattato per Rimini. Da quel momento la Fibs l’ha marcato stretto.

“Si sono spaventati, ero un personaggio forte, scomodo per l’attuale dirigenza federale, perchè nelle prossime elezioni sarei stato l’ago della bilancia, in grado anche di spostare voti ed equilibri importanti. Mi hanno considerato un elemento di disturbo e volevano togliermi di mezzo con il supporto della procura federale. Quindi mi sono arrivati 120 giorni di interdizione per il caso-Novara, non contenti è arrivato dalla Fortitudo un esposto sul caso-Mazzanti che dovremo affrontare l’8 luglio e c’è poi il terzo caso, Rimini-Nettuno, dove avrei spostato giocatori stranieri e comunitari da una società all’altra traendone benefici. Tutto questo mi ha portato a mollare, adesso facciano loro, ma in un mondo povero di soldi come quello del baseball italiano, si perde la terza forza economica dopo UnipolSai e Antolini”. In queste ore a Nettuno ci sarà un incontro per capire la situazione e decidere come andare avanti. I giocatori sono sul piede di guerra ma l’albergo per la trasferta di San Marino è stato prenotato ieri.

Carlo Ravegnani

Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.

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