Gijang (Corea del Sud) Servono punti, tanti, quando la qualificazione si conquista anche attraverso il team quality balance. Contro la malcapitata Cina li hanno segnati tutti, tranne l’Olanda che vince (10-6) ma dice addio al super round pur con lo stesso numero di vittorie di Australia e Canada. Proprio gli “Aussie” sconfiggendo in nordamericani in una gara al cardiopalmo (7-6) conquistano il passaggio nel girone che conta al secondo posto del gruppo A, dietro i padroni di casa della Corea.
L’Olanda si trova addirittura i cinesi incollati a un solo punto di distacco (5-4) al sesto inning, cosa che la dice lunga su come la squadra “orange” ha vissuto a due facce questo torneo: ha perso con la Corea solo al tie break, ha preso una sonora legnata dal Canada (11-0) ha vinto quando doveva farlo con Nicaragua e Australia, non come doveva per sperare ancora contro la Cina. Finisce con 3 vittorie e 2 sconfitte, come Australia e Canada, ma non basta.
Dal canto suo il Canada ce l’ha messa tutta per vincere (sarebbero passati gli olandesi) ma ha anche fatto l’esatto contrario di ciò che era stato fin qui: 3 errori commessi, rispetto ai 5 fatti finora nel resto del torneo e 7 valide appena contro le 48 messe in fila nelle altre partite. Quella giocata sul Dream Park 3 è stata comunque ricca di emozioni e l’Australia passa giustamente, essendo fra l’altro l’unica capace di imporre uno stop alla Corea.
Al primo inning australiani subito in vantaggio: due basi di fila, sulla battuta in diamante il seconda base tira male all’interbase per il doppio ed entra il punto su errore. Una linea all’esterno destro e il corridore che era arrivato in seconda partito senza preoccuparsi consentono il doppio gioco che chiude l’attacco. Il Canada va nel box ma viene ben imbrigliato da Sherrif che fra curve, cambi e poche dritte tiene a bada le mazze più esplosive del mondiale. Il primo uomo del Canada a toccare la prima è al terzo inning, su K mancato. Nel suo turno di battuta l’Australia aveva segnato il 2 a 0: doppio, avanzamento in terza su una battuta in diamante, difesa chiusa, volata a destra ma troppo vicina per essere di sacrificio, poi un altro doppio.
Al quinto il Canada mette la freccia: il lanciatore australiano concede la prima valida, la pallina è a un passo dal fuoricampo ma il corridore si ferma in seconda. Subito dopo ci sono la prima base, un bell’out in tuffo all’esterno destro e la seconda valida, ancora un doppio, che vale il pari. Va nel box l’esterno destro Mc Dowell e la spedisce fuori: 4-2. Il cambio del lanciatore porta gli effetti sperati solo dopo un errore in difesa e uomini agli angoli.
Al sesto il contro-sorpasso: due valide di fila, un K, scelta difesa che porta uomini in seconda e terza. Viene sostituito dopo 96 lanci il partente Antoine, ma Saul prima concede una base e poi il doppio che vale il 5-4. Il manager australiano continua la girandola di lanciatori sostituendo il rilievo Hall dopo 2 K e la concessione di una base al settimo. All’ottavo anche il Canada inserisce un altro pitcher, ma O’Halloran è un mezzo disastro, insieme alla difesa: valida, due out in fila, base, poi una valida all’esterno centro che Brown raccoglie tirando alto a casa base, entra il punto, ma sul successivo tiro in seconda del lanciatore che era andato a coprire ne entra pure un altro. Nuovo cambio sul monte e attacco chiuso, mentre quello canadese non si arrende e con due fuori batte due singoli di fila, poi il doppio che vale il 7-6.
Al nono l’Australia vede eliminato il primo battitore, poi c’è una valida e l’ennesimo cambio sul monte, altra valida fortunosa e uomini in prima e seconda, singolo al centro ma stavolta il tiro dell’esterno centro è praticamente uno strike e il corridore è eliminato a casa. Un K chiude l’attacco e il Canada va nel box per l’ultimo assalto.
Contestazione sul primo battitore colpito quando il conto è 2-2: l’arbitro dice che non ha provato a togliersi, anzi… Resta nel box con 3-2, ne esce una battuta in diamante e il primo out. Battitore destro nel box? Lanciatore destro e out, battitore mancino? Si cambia di nuovo ma c’è una valida, poi l’errore del terza base nel raccogliere una rimbalzante mette gli uomini agli angoli. “Whe can do it” gridano i tifosi “aussie” tra i quali spicca la voce da tenore che qualche giorno fa ha cantato l’inno ammutolendo lo stadio: possiamo farlo. E lo fanno, perché c’è una volata all’esterno centro che vale l’ultimo out e la qualificazione.
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